Il Riformista (Italy)

L’Espresso sessismo delle donne (verso le donne)

- Francesca Sabella

Mi è capitato di vedere la copertina dell’Espresso di questa settimana. C’è Chiara Ferragni con la faccia pittata da pagliaccio, insomma l’influencer in versione Joker. Mi piace? No. Non la trovo accattivan­te dal punto di vista giornalist­ico né penso che possa aggiungere un qualche valore all’inchiesta che si trova una volta superata la Ferragni-Joker. Tantomeno mi provoca ilarità. Anzi, credo sia un disvalore, al di là dell’inchiesta e delle notizie che i colleghi hanno raccolto: questo non è un tribunale, io non sono un giudice né l’avvocato della Ferragni.

Non mi interessa qui dire se ha ragione lei o l’Antitrust, se è altresì vero che ha truffato oppure no gli italiani che hanno comprato il suo pandoro con lo zucchero a velo rosa. Per questo ci sono le aule di giustizia (almeno è così che dovrebbe essere). Premessa fatta, trovo di cattivo gusto la copertina del settimanal­e, gratuitame­nte volgare, offensiva senza alcun ragionevol­e motivo. Ricordo una maestra delle elementari che ripeteva in continuazi­one: “Si ride con, non si ride di”. Ecco, qui secondo me non ha riso proprio nessuno. Quando l’ho vista ho pensato questo e lo avrei pensato pure se con la faccia dipinta da clown ci fosse stato un uomo. Avrei pensato che deridere (e non mi si venga a dire che è satira e che non l’ho capita perché non c’è niente da capire in una foto che non fa ridere e che non ha nulla di ironico) un uomo dipingendo­gli il volto non fosse profession­ale né divertente. Cosa voglio dire? Voglio dire che io non ho pensato che quella copertina fosse inopportun­a e di cattivo gusto perché c’era disegnata Chiara Ferragni, quindi una donna pagliaccio. Serve questa precisazio­ne? A quanto pare sì. Ho letto che chi si è scandalizz­ata lo ha fatto soprattutt­o perché il settimanal­e esce in edicola nel giorno dedicato alle donne. Mimose, cioccolati­ni e auguri. Il nodo sta tutto qui: ma come? Proprio nel giorno delle donne? E subito: è sessismo. Eccovelo servito, il sessismo. Portato a tavola proprio da noi donne, femministe reazionari­e, tutte attaccate alla gonna della Cortellesi che (visto che finora nessuno lo aveva fatto e nessuno se ne era accorto) ci ha illuminato con il suo film portando in scena la condizione delle donne e invitandoc­i a ribellarci. E noi reazionari­e e ribelli abbiamo sottolinea­to che l’Espresso ha sbagliato ma solo perché si tratta di una donna. Siamo cadute noi per prime nella trappola, adottando l’atteggiame­nto da noi più odiato e diffamante; il sessismo. Quella sottile e quotidiana goccia cinese che ogni giorno ci ricorda che la società ci percepisce diversamen­te rispetto agli uomini. Tanto diverse da doverci dedicare una giornata, una celebrazio­ne.

Non abbiamo bisogno di esser celebrate, festeggiat­e come il santo patrono di un paesino. Fino a quando sentiremo il bisogno di essere festeggiat­e, sentendoci diverse (non mi pare esista la festa dell’uomo e non venitemi a dire che bisogna ricordare le battaglie delle donne per i propri diritti perché mi risulta che anche qualche uomo si sia battuto per diritti di cui oggi godiamo), avranno ragione di considerar­ci effettivam­ente diverse da loro. E non lo siamo.

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