Pescara in controtendenza, voto di protesta boccia il sindaco FI
Pescara, “capoluogo de facto” dell’Abruzzo, va in controtendenza e sceglie con convinzione il centrosinistra.
Il voto dei cittadini del Comune di Pescara vede il Campo largo al 50,85% contro il 49,15% del centrodestra, con oltre 29 mila voti a D’Amico e quasi 27 mila a Marsilio: il Pd va al 28,3% quasi doppiando FdI (15,55%) e Forza Italia (13,19%) e ottenendo una performance che fa ben sperare in vista delle prossime elezioni comunali dell’8 e 9 giugno in concomitanza con le Europee. Alle comunali del 2019 i rapporti di forza erano molto diversi: Lega primo partito con il 21,33% (ora al 10,07%, ndr), seguita dal Pd al 15,15%, Fi al 12,35%, M5S al 12,26% (oggi 8,29%, ndr), FdI al 7,26%. Probabilmente a pesare sul voto dei pescaresi le numerose controversie che hanno caratterizzato il governo del sindaco Carlo Masci, che nel giugno del 2019 veniva eletto al primo turno con il 51,33% delle preferenze, prevalendo su altri sette candidati a sindaco e distaccando il secondo di circa 30 punti percentuali. Non a caso nei giorni scorsi la segretaria nazionale del Pd, Elly Schlein, aveva incontrato i rappresentanti dei numerosi comitati che stanno cercando di contrastare la politica dell’attuale amministrazione locale di centrodestra. Il voto è eminentemente politico e suona come una bocciatura per l’attuale sindaco evocata da Schlein. Tra i nuovi ingressi in Consiglio regionale l’ex presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco (Pd), Enio Pavone (Azione), Giovanni Cavallari, Vincenzo Menna, entrambi di Abruzzo Insieme,