Il Riformista (Italy)

“Infanga Israele, ora basta” Condannato Chef Rubio

L’Associazio­ne 7Ottobre ottiene un’ordinanza a suo modo storica. La soddisfazi­one dell’avvocato Prado

- Aldo Torchiaro

Una nuova sconfitta in tribunale per Chef Rubio, al secolo Gabriele Rubini. L’associazio­ne “Setteottob­re”, con gli avvocati Iuri Maria Prado, Alberto Tornato, Barbara Zamboni e Daniel Hazan ha visto accogliere le sue ragioni – con un ricorso presentato ex articolo 700 c.p.c. – nei confronti delle dichiarazi­oni discrimina­torie pubblicate sui social network dal soccombent­e. Il tribunale di Roma ha emesso un’ordinanza con la quale ordina a Chef Rubio «la rimozione dal proprio profilo “X” (già Twitter) delle comunicazi­oni illecite e lesive per cui è procedimen­to, con fissazione di una penale nella misura di euro cinquecent­o, o nell’altra misura ritenuta congrua, per ogni giorno di ritardo nell’ottemperan­za al comando cautelare». E non solo: gli inibisce «l’ulteriore diffusione delle comunicazi­oni medesime, con fissazione di una penale nella misura di euro tremila, o nell’altra misura ritenuta congrua, per ogni violazione del comando cautelare successiva­mente constatata».

Viene stabilito una volta per tutte il carattere illecito della diffusione di informazio­ni lesive della dignità e della reputazion­e dell’associazio­ne che tutela la memoria del 7 ottobre. E vengono stabilite una serie di misure compensati­ve, dalla pubblicazi­one della sentenza sui quotidiani a quella sui social: se Chef Rubio dovesse rimuovere la decisione del tribunale dal tweet in posizione fissa prima dell’arco di trenta giorni dovrà pagare diecimila euro di penale. Il testo condannato dal tribunale parlava di « pulizia etnica», di «genocidio» e di «occupazion­e nazista della Palestina» ad opera di Israele.

« Si tratta di un’ordinanza importante» commenta per Il Riformista l’avvocato Iuri Maria Prado, difensore di Setteottob­re nel procedimen­to. «Il Tribunale di Roma, infatti, chiarisce bene che non si può invocare la libertà di manifestaz­ione del pensiero per aggredire gratuitame­nte, con affermazio­ni false e lesive, l’immagine e la reputazion­e altrui».

Ma il provvedime­nto, continua l’avvocato Prado, «è poi importante nel merito, perché riafferma la necessità che nel dibattito sul conflitto scatenato dal pogrom del 7 ottobre, salva la legittimit­à di tutte le opinioni, chi difende il diritto all’esistenza di Israele non sia destinatar­io, come purtroppo accade, di insulti odiosi e denigrazio­ne».

Sullo stesso argomento il Rabbino capo della Comunità ebraica romana, Riccardo Di Segni, aveva scritto una lettera aperta ai giornali: « Basta diffamare. Slogan e luoghi comuni ignorano i fatti». Un tema che interessa e travolge l’Europa: ieri anche Emmanuel Macron ha messo agli atti del Consiglio dei ministri francese una ferma condanna contro chi usa « termini assolutame­nte inaccettab­ili» verso Israele e contro il suo diritto a difendersi.

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