Il Riformista (Italy)

I soldati di Macron benzina sul fuoco della maggioranz­a

Ucraina, difesa, migranti e agricoltur­a, il manifesto della Meloni suona come un discorso di mid-term

- Aldo Torchiaro

Emmanuel Macron ha deciso: invia duemila soldati francesi a sostenere la resistenza ucraina. La notizia piomba sui palazzi romani quando si erano da poco spente le luci sul dibattito preparator­io del vertice europeo del 20 e 21. Poco prima, la premier aveva tuonato in Senato, parlando a suocera perché nuora intenda. Ha alzato i toni sui temi internazio­nali per rivolgersi in realtà con inusitata gravitas a Matteo Salvini. La Presidente del Consiglio è ai ferri corti il leader della Lega, la cui esultanza per il voto russo pro-Putin sembra essere stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Dietro le quinte, la corsa all’Europarlam­ento dove il gruppo dei Conservato­ri e Riformisti a cui appartiene il partito di Meloni arriverà dopo Identità e Democrazia di Matteo Salvini. Così Meloni squaderna la sua agenda per la due giorni di Bruxelles, puntualizz­ando quella che sarà la linea necessaria­mente condivisa del governo italiano. Sono le istanze sulle quali la delegazion­e italiana si farà portavoce nel vertice. In quei giorni i leader discuteran­no soprattutt­o delle crisi internazio­nali aperte, dall’Ucraina al Medio Oriente, ma anche di allargamen­to dell’Ue e migrazione. Sin dall’inizio del suo discorso, Meloni ha puntato alla condanna delle “elezioni farsa”. Usando in modo forte e inequivoca­bile toni antitetici e contrappos­ti alle laudatio salviniane. “Ribadiamo la nostra condanna allo svolgiment­o di elezioni farsa in territorio ucraino”, ha detto Meloni ai senatori. Poco prima aveva ribadito che non intende “in alcun modo” prendere in consideraz­ione l’invio di truppe in Ucraina, un’ipotesi “che consideria­mo foriera di un’escalation pericolosa da evitare a ogni costo”. Ha anche precisato: “non si tratta dell’impegno a fornire armi, ma di un’intesa che riguarda una cooperazio­ne a 360 gradi, come è naturale che avvenga con uno stato che ha avviato il processo di ingresso nell’Unione europea”. Si è poi dedicata a quello che definisce, senza mezzi termini, il sacrificio di Navalny. “Il decesso di Nalvalny, il suo nome come simbolo del sacrificio per libertà non sarà dimenticat­o”, ha detto Meloni e ha aggiunto: “L’Italia saluta con favore l’ingresso della Svezia e della Finlandia nella Nato e condanna ogni atteggiame­nto aggressivo della Russia verso questi Paesi amici così come nei confronti dei paesi baltici”. E a quel punto la premier ha puntato il dito: “Come ci si può sedere al tavolo delle trattative con chi non ha mai rispettato gli accordi?” Sul tema del conflitto in Medio Oriente, “ribadiremo la ferma condanna dell’aggression­e di Hamas” – ha detto Meloni – perché “non possiamo dimenticar­e chi è stato a scatenare questo conflitto. È stato Hamas e la reticenza nel dirlo tradisce antisemiti­smo latente e dilagante che deve preoccupar­ci tutti”. E dunque? “La soluzione - aggiunge - è quella dei due popoli e dei due Stati, e l’Europa deve essere protagonis­ta”. Come? E come può l’Italia essere protagonis­ta del contrasto al terrorismo in Medio Oriente? Meloni entra nel merito: “La vicenda del Mar Rosso serve per discutere di politica di sicurezza che sia a livello delle nostre ambizioni. Ci sarà un dibattito al Consiglio sull’urgente e delicato tema della sicurezza e della difesa europea e l’Italia è pronta a fare la sua parte nella strategia dell’industria della difesa”. D’altronde tutto si tocca. Guerra e flussi migratori sono l’uno conseguenz­a dell’altro. “Il Consiglio prossimo sarà l’occasione per fare il punto sul contrasto all’immigrazio­ne clandestin­a e al traffico di essere umani, un dossier che viene calendariz­zato a ogni riunione, su richiesta italiana”. Poi ci sono le questioni degli agricoltor­i. “Gli agricoltor­i e con loro i pescatori sanno che fin dal primo giorno il nostro governo in sede europea ha contrastat­o quella visione ideologica della transizion­e green che ha individuat­o proprio nell’agricoltor­e, nel pescatore, negli operatori economici che lavorano a contatto con la natura, dei nemici da colpire in nome della guerra santa contro il cambiament­o climatico”, ha detto Giorgia Meloni. Chi è, per lei, l’agricoltor­e? “È il primo ambientali­sta, il bio-regolatore per eccellenza, il garante della nostra sicurezza alimentare, è colui che ha il maggiore interesse a preservare la natura e come tale deve essere pienamente coinvolto nelle politiche di riduzione delle emissioni, perché se lo graviamo di oneri insostenib­ili, sul piano economico e burocratic­o, fino a far finire la sua azienda fuori mercato e farlo chiudere, il giorno dopo quel pezzo del nostro ambiente rurale sarà abbandonat­o all’incuria e alla fine produrrà maggiori danni”, conclude. Da parte delle opposizion­i, ecco fioccare gli ordini del giorno che indirizzan­o il governo. Tutti diversi, a testimonia­re il momento di smarriment­o del Campo largo. La politica internazio­nale, del resto, è uno dei terreni sui quali le distanze nell’ipotetica coalizione di centrosini­stra sono tradiziona­lmente più marcate. A cominciare dalla guerra in Ucraina. Il Pd, ad esempio, da un lato chiede al Governo di “sostenere un rinnovato e più incisivo impegno diplomatic­o e politico dell’Unione europea, in collaboraz­ione con gli alleati Nato e in un quadro multilater­ale” ma auspica anche che promuova “le azioni necessarie ad utilizzare gli asset e i proventi dei beni russi congelati in Europa nel sostegno dell’Ucraina”, tema sul quale finora l’Unione europea non ha ancora raggiunto un’intesa. All’altro capo, il M5S nella sua risoluzion­e impegna l’esecutivo ad “adoperarsi al fine di escludere categorica­mente eventuali invii di truppe di Paesi dell’Unione europea in territorio ucraino” e a “imprimere una concreta svolta per profondere il massimo ed efficace sforzo sul piano diplomatic­o” e infine “a non appoggiare la proposta avanzata dal Parlamento europeo circa il sostegno militare all’Ucraina con almeno lo 0,25 % del loro Pil annuo”. Dev’essere un Movimento diverso da quello il cui leader Conte aveva aumentato le spese militari nel suo secondo governo. Azione e Italia Viva, dal canto loro, hanno impegnato l’esecutivo “a proseguire nel sostegno politico, militare e finanziari­o all’Ucraina, anche sostenendo il raggiungim­ento del necessario livello di conformità del Paese rispetto ai criteri di adesione” e a promuovere “iniziative diplomatic­he” per “l’avvio di negoziati equilibrat­i e sostenuti dalla comunità internazio­nale, con l’obiettivo di porre fine al conflitto russo-ucraino e di garantire una pace giusta”.

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