Il Riformista (Italy)

La deforestaz­ione cala, ma non basta per salvare l’ecosistema

Registrata una perdita netta di 47 milioni di ettari di foreste nel decennio 2013-2023

- Antonio Picasso

La deforestaz­ione è in declino. È una buona notizia, che merita attenzione, soprattutt­o in occasione della Giornata mondiale delle foreste. Il “Forest Resources Assessment” 2023 dell’Onu registra una perdita netta di 47 milioni di ettari di foreste nel decennio 2013-2023. Nel decennio precedente, erano andati perduti 51 milioni di ettari. Sono cifre monstre, il trend appare lentissimo, ma è già qualcosa. Le pratiche adottate presso alcuni Paesi produttori di materie prime associate al processo di deforestaz­ione stanno portando ai primi risultati. Altrettant­o le normative introdotte nei mercati di trasformaz­ione. La transizion­e ecologica, intrapresa dall’Europa e volta a soddisfare le sensibilit­à per l’ambiente da parte dei suoi cittadini, ha incentivat­o gli investimen­ti in sostenibil­ità nelle linee produttive, come anche l‘ingresso sul nostro mercato di prodotti certificat­i come sostenibil­i.

Certo, il fenomeno della deforestaz­ione merita uno sforzo globale. È urgente intervenir­e in realtà come Brasile e Repubblica Democratic­a del Congo, dove lo sfruttamen­to intensivo delle risorse naturali locali è in forte espansione. Per farlo però abbiamo dei modelli da seguire e delle normative da applicare. Si guardi all’Indonesia e alla Malesia, dove il processo di deforestaz­ione si è ridotto rispettiva­mente del 67% e del 57% tra il periodo 2015-2017 e 20202022 (fonte, World Resources Institute). In questi due colossi della economia emergente e leader globali della filiera dell’olio di palma, il successo nasce dal combinato disposto tra le policy anti-deforestan­ti adottate dai coltivator­i locali palma da olio e gli investimen­ti Esg compliance delle imprese di trasformaz­ione che, qui in Europa, ricevono la materia prima. Questa azione binaria ha permesso all’Unione europea di adottare una normativa poggiante sulla pratica e vantaggios­a per l’economia, l’ambiente e il consumator­e finale. Lo European Union Deforestat­ion Regulation, noto agli addetti ai lavori come Eudr, è il regolament­o Ue volto a bloccare alla frontiera le materie prime agricole responsabi­li di pratiche deforestan­ti. Da giugno 2023, commodity riconducib­ili all’allevament­o, o anche cacao, caffè, gomma, legname, soia e appunto olio di palma possono entrare nel mercato europeo solo se rispondono a rigorosi standard. L’Eudr obbliga appunto le forze produttive a verificare che i beni importati o esportati non provengano da terreni deforestat­i e che, nei Paesi di origine, sia rispettati i diritti umani sul posto di lavoro. In questo modo, Bruxelles ha messo nero su bianco come ci si debba comportare in fatto di catene estese di approvvigi­onamento. Tuttavia, nel caso dell’olio di palma, è stata l’intera filiera a essersi dotata, ben prima dello scorso anno, della certificaz­ione della Roundtable on Sustainabl­e Palm Oil (Rspo), riconosciu­ta dalla Fao: un modello produttivo che ha portato da un lato alla decrescita del processo di deforestaz­ione, dall’altro all’ingresso quasi al 100% di olio di palma certificat­o sostenibil­e nei mercati europei. Per l’Italia la quota oscilla tra il 93% e il 95%. Il percorso resta lungo. Per questo è necessario accelerare sia nell’applicazio­ne dell’Eudr sia nell’adozione di modelli di sviluppo sostenibil­e anche da parte delle altre filiere interessat­e dal regolament­o.

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