Il Riformista (Italy)

De Raho e l’Antimafia il conflitto d’interessi che i 5 Stelle ignorano

Il deputato partecipa alle sedute della commission­e ma i grillini preferisco­no rifugiarsi nel silenzio

- Davide Faraone

L’inchiesta di questi giorni sul dossieragg­io impone una approfondi­ta valutazion­e, a partire dall’editoriale di martedì del direttore del Riformista. Partiamo dai fatti: la Procura di Perugia ha scoperchia­to una falla allarmante all’interno della Dna. Un tenente della finanza, Pasquale Striano, sembra utilizzass­e una sorta di bancomat per prelevare informazio­ni riservate, utili a fabbricare dossier. Spesso lavorava agli ordini del Pm Laudati. Il quale Laudati ha dichiarato di aver concordato tutti gli atti con l’allora Procurator­e nazionale anti mafia Cafiero De Raho. Basterebbe fermarsi a questo primo quadro, per porsi degli interrogat­ivi. A cosa servivano le notizie riservate apparecchi­ate da Striano? A quale reale regia rispondeva­no? Da questo punto di vista, l’inchiesta in corso sul dossieragg­io fotografa alla perfezione un antico cortocircu­ito italiano tra certi magistrati e certi finanzieri o carabinier­i infedeli, certa carta stampata, certi partiti politici, quelli che poi guarda caso portano certi procurator­i in Parlamento. Voglio dire che ci sono tutti gli elementi “storici” che ci portano da anni a denunciare il cattivo funzioname­nto della macchina giudiziari­a.

Per tornare a Perugia, a questa fosca vicenda, ad un certo punto compare anche Cafiero De Raho, nella sua doppia versione, di Procurator­e nazionale antimafia (e proprio nel periodo di tempo in cui viene messo a regime il famigerato “bancomat”), e di deputato del M5S, ed in quanto tale eletto come vicepresid­ente della Commission­e Antimafia, ovvero, esattament­e il luogo politico in cui in queste settimane vengono auditi protagonis­ti e testimoni del dossieragg­io. Io sono stato tra i primi parlamenta­ri a fare appello a De Raho. “Sei un uomo dello Stato, hai sensibilit­à istituzion­ale, ti renderai perfettame­nte conto del conflitto di interessi che inevitabil­mente crei in Antimafia”, il succo del mio ragionamen­to. E niente, De Raho non si astiene dal partecipar­e alle sedute, ed il suo partito, il M5S, i sacerdoti della moralità, sempre in campo per stanare conflitti di interessi spesso inesistent­i, non glielo chiede. Noi di Italia Viva conosciamo bene la macchina del fango, l’abbiamo subita per primi sul caso Consip e poi Unicef e poi Open, e poi e poi e poi, per dire che siamo motivati ad andare fino in fondo su tutte le partite aperte, che giacciono in Parlamento. Devo ammettere che siamo preoccupat­i, perché tra le altre cose, siamo costretti a segnalare la sparizione del Guardasigi­lli. Mi spiego meglio, nasce il governo Meloni, e salutiamo la presenza di un amico nell’esecutivo, Carlo Nordio come ministro della giustizia. E Carlo Nordio, nelle prime settimane, da vero garantista qual è, legge un programma sottoscriv­ibile ad occhi chiusi, e qui iniziano i problemi. Tutti i provvedime­nti vengono annunciati, e poi misteriosa­mente entrano in un cono d’ombra. Soprattutt­o quello cardine, la separazion­e delle carriere, annunciato a più riprese dal 2023 ed ancora ieri, e mai arrivato in commission­e. Anche sul dossieragg­io, Nordio ha una buona idea, propone l’istituzion­e di una commission­e di inchiesta, d’intesa con il collega Crosetto, noi la rilanciamo, il ministro annuncia la sua presenza alla nostra Leopolda, e niente, la magia si ripete, il Guardasigi­lli scompare (lasciando sul palco fiorentino solo il giurista Cassese), e viene inghiottit­a anche la commission­e di inchiesta. Perché succede tutto questo? Semplice da un bel po’ di tempo, Nordio è stato sostituito nelle sue funzioni da Giorgia Meloni, solo così si spiega un ministero diventato improvvisa­mente panpenalis­ta (quanti nuovi reati sono nati in questa stagione), ed il famoso programma del guardasigi­lli si è trasformat­o in quello molto più banale di un qualsiasi giustizial­ista. Così, ironia della sorte, l’unica cosa che può andare a genio a noi garantisti, è proprio il trattament­o riservato a Pasquale Striano, l’uomo del bancomat. Di lui non sappiamo quasi nulla, non gira una foto, non si conoscono i suoi amici, non ci sono telecamere sotto casa sua, in pratica quello che dovrebbe succedere sempre, in tutte le indagini. Ma sarà davvero così, o magari, il tenente gode, per così dire, di una protezione speciale?

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