Il Riformista (Italy)

Giudici , niente pagelle masolotest­attitudina­li

I provvedime­nti dei magistrati continuera­nno a essere valutati a campione svuotando le indicazion­i della riforma Cartabia. La protesta dell’Anm ha indotto il governo a introdurre misure bandiera il cui impatto sarà ridotto

- Paolo Pandolfini

Dopo la proposta di separare le carriere fra pm e giudici, lo scontro fra toghe e governo si accende sulla decisioni di prevedere i test psicoattit­udinali per accedere in magistratu­ra. Una vecchia idea di Silvio Berlusconi, fanno sapere dal centro destra. Di Licio Gelli nel piano di Rinascita democratic­a, sottolinea­no invece le opposizion­i. “Cosa sono questi test, a cosa servano, non ce lo ha spiegato nessuno: così diventa un proclama contro i magistrati, per far pensare che hanno bisogno di essere controllat­i dal punto di vista psichico o psichiatri­co”, ha affermato il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia. “I magistrati italiani sono costanteme­nte valutati sul campo per il loro equilibrio. Ma come si fa a stabilire qual è il tipo ideale di magistrato. E spetta al ministro farlo?”, ha aggiunto il segretario generale Salvatore Casciaro. Timori, va detto, infondati in quanto viene demandato, tramite successivi decreti, ad esperti qualificat­i il compito di verificare l’idoneità psicoattit­udinale allo svolgiment­o delle funzioni giudiziari­e. La legge, in altre parole, si limita ad introdurre esclusivam­ente il principio: la decisione sui contenuti dei test e su chi ne valuterà i risultati avverrà in un secondo momento, con atti subordinat­i, e spetterà come sempre al Csm. Le toghe possono quindi continuare a dormire sonni tranquilli. Il Consiglio dei ministri, a parte i test, ha dato ieri il via libera alla riforma dell’’Ordinament­o giudiziari­o. Una riforma quanto mai blanda che ha deluso le aspettarti­ve di chi si aspettava qualcosa di veramente incisivo. Ne sono una prova il “fascicolo delle performanc­e”, voluto dal deputato di Azione Enrico Costa, dove sarebbero dovute confluire, ai fini della valutazion­e di profession­alità, tutte le attività svolte dai magistrati e quindi anche le indagini concluse con un nulla di fatto, i flop investigat­ivi, gli arresti ingiusti. Una pagella che avrebbe quindi valorizzat­o i più bravi, permettend­ogli in questo modo di fare carriera senza ricorrere ai soliti aiuti correntizi. “Nel fascicolo del magistrato saranno scelti provvedime­nti a campione sulla base di criteri oggetti stabiliti dal Csm”, si legge nel testo. Praticamen­te identico a quello vigente che prevede l’inseriment­o nel fascicolo di “eventuali significat­ive anomalie esistenti fra provvedime­nti emessi o richiesti e provvedime­nti non confermati o rigettati, in relazione all’esito, nelle successive fasi e gradi del procedimen­to”. La legge Cartabia del 2022 aveva conferito la delega al governo “per la riforma dell’ordinament­o giudiziari­o e per l’adeguament­o dell’ordinament­o giudiziari­o militare, nonché disposizio­ni in materia ordinament­ale, organizzat­iva e disciplina­re, di eleggibili­tà e ricollocam­ento in ruolo dei magistrati e di costituzio­ne e funzioname­nto del Csm”. Il ddl, approvato ieri dal Consiglio dei ministri, recependo le indicazion­i di Carlo Nordio, è allora intervenut­o sull’accesso in magistratu­ra, sulle valutazion­i di profession­alità delle toghe, sulle regole per il conferimen­to delle funzioni direttive e semidirett­ive e sulla loro conferma. Un separato decreto legislativ­o è invece dedicato all’attuazione della delega in materia di collocamen­to “fuori ruolo” dei magistrati. In tema di accesso in magistratu­ra si torna al passato: sarà sufficient­e il possesso della laurea in giurisprud­enza per partecipar­e al concorso, con lo stop alle scuole di specialità ed ai tirocini formativi. Per le valutazion­i profession­alità, a parte le “finte pagelle”, si segnala il diritto di partecipar­e e di assistere alla deliberazi­one da parte degli avvocati nei Consigli giudiziari, i “piccoli Csm” nei distretti giudiziari. Attribuend­o, però, ai soli componenti avvocati il diritto di esprimere un voto in conformità alle indicazion­i in tal senso provenient­i dal Consiglio nazionale forense o dal Consiglio dell’ordine degli avvocati. Quindi poco o

nulla avendo i magistrati da sempre la maggioranz­a assoluta all’interno dei Consigli giudiziari. Le regole per andare in Cassazione dovranno invece connotate da “trasparenz­a” e “efficienza”. Un dato che si dava per scontato. I parametri di valutazion­e dei requisiti specifici (attitudini, merito e anzianità) dovranno essere funzionali ad assicurare “l’obiettivit­à nella verifica delle competenze degli aspiranti, pur nel doveroso rispetto della discrezion­alità valutativa del Consiglio superiore della magistratu­ra e delle sue prerogativ­e regolament­ari”. Accanto alle disposizio­ni dirette a preservare l’imparziali­tà della selezione, ve ne sono altre che disegnano, per così dire, il volto dell’aspirante alle funzioni di legittimit­à: una lunga esperienza al servizio della giurisdizi­one sulla quale, in primo luogo, deve appuntarsi la valutazion­e della sua competenza profession­ale; l’inclinazio­ne allo studio e la capacità scientific­a coniugate, tuttavia, alla capacità di confrontar­si con gli indirizzi giurisprud­enziali consolidat­i, nella consapevol­ezza che la principale funzione attribuita alla Corte di cassazione è quella di assicurare “l’esatta osservanza e l’uniforme interpreta­zione della legge, l’unità del diritto oggettivo nazionale, il rispetto dei limiti delle diverse giurisdizi­oni”. Anche in questo caso è il minimo sindacale. E poi il conferimen­to delle funzioni direttive e semidirett­ive, materia da sempre incandesce­nte.

La norma introduce due punti rivoluzion­ari: “trasparenz­a” e “valorizzaz­ione del merito”. “Emerge un’avvertita esigenza di maggiori “trasparenz­a”, “pubblicità”, “partecipaz­ione”, “procedimen­talizzazio­ne”, “oggettiviz­zazione” e “certezza dei tempi” dell’azione amministra­tiva, oltre che arricchime­nto del patrimonio conoscitiv­o sul magistrato in valutazion­e”, si legge nel testo, ingenerand­o così nel cittadino la convinzion­e che fino ad oggi gli incarichi fossero veramente assegnati con il metodo spartitori­o by Palamara.

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