Il Qe cinese finto e le bolle vere
Equesto per le analogie con quello che è avvenuto e può avvenire, in Europa come negli Stati Uniti.
L’attivismo della politica monetaria che la Bpc sta mostrando in questi giorni è stato subito battezzato dalla stampa internazionale come l'inizio di una espansione quantitativa “alla cinese”. Niente di più sbagliato. Ma l’errore è comprensibile, per più di una ragione, a partire dalla natura istituzionale della banca centrale di cui stiamo parlando.
La Bpc ha una fisionomia che la fa assomigliare molto alla banca centrale americana (Fed). Entrambe hanno infatti un mandato generalista, in cui non viene individuato un obiettivo specifico, su cui misurare le capacità del banchie- re centrale. Per cui qualunque azione della banca centrale può legittimamente prestarsi a più di una lettura.
Nel caso della Bpc - come pure per la Fed - il mandato è quello di mantenere il valore della moneta e allo stesso tempo promuovere lo sviluppo economico. Il mandato generico è un fattore di debolezza delle banche centrali, in quanto non avere “le mani legate” da una finalità specifica dà ai banchieri centrali una eccessiva discrezionalità che ha due tipi di costi.
Il primo è quello di rendere endemica l’ambiguità della politica monetaria. Per cui può accadere che una stessa operazione può avere ex ante più di un obiettivo, riducendone da un lato la trasparenza e dall’altro la possibilità di essere più efficace, non potendo utilizzare la politica dell'annuncio. Per cui, quando in questi giorni viene annunciato che la Bpc ha avviato una politica di rifinanziamento delle banche, attraverso la possibilità di utilizzare come garanzia titoli di debito delle amministrazioni locali pubbliche ad alta rischiosità - chiamiamola “Operazione debito ombra” - i commentatori più superficiali hanno subito visto in tale azione l’inizio di una espansione monetaria. È una valutazione sbagliata, o quantomeno prematura, per più di una ragione.
In primo luogo, perché vi sia una operazione di espansione della liquidità occorre essere certi che, contemporaneamente o in sequenza, la banca centrale cinese non abbia messo in atto operazioni di segno contrario rispetto all’Operazione debito ombra, mirate a sterilizzare l’eventuale aumento di liquidità ad essa connessa. In secondo luogo, non si tratta di una manovra di espansione quantitativa non convenzionale: più semplicemente, è una operazione di rifinanziamento bancario bilaterale, avente come garanzia titoli pubblici a rischiosità crescente. La peculiarità dell’operazione sta proprio nella garanzia.
Il settore bancario e finanziario cinese è stato caratterizzato in questi anni dalla crescita di strumenti e intermediari assimilabili al cosiddetto sistema ombra, che già caratterizza l’industria bancaria americana ed europea. Soggetti privati e pubblici - incluse le amministrazioni pubbliche - hanno creato veicoli finanziari ad hoc per raccogliere fondi sul mercato, eludendo le stringenti regolamentazioni che disciplinano l’azione delle banche, da un lato, e delle società pubbliche, dall’altro. L’opacità dei veicoli e delle attività che finanziano hanno finito per accentuarne la rischiosità.
Di fronte alla problematica della finanza ombra, la Bpc sta avendo un atteggiamento oscillante e - tanto per cambiare - ambiguo. In alcuni momenti (soprattutto in presenza di veicoli ombra di natura privata) ha lasciato che l’eccesso di rischiosità si trasformasse in i nsolvenza. Nell’Operazione debito ombra, invece - che riguarda passività pubbliche - la Bpc appare disposta ad assumersi il rischio all’interno del proprio bilancio. La disponibilità ad accettare titoli pub- blici rischiosi in garanzia di fatto ne aumenta la liquidità, facilitando gli enti pubblici emittenti nel mantenere la condizione di solvibilità. Insomma, l’operazione della Bpc ha tutte le caratteristiche di una manovra con finalità fiscali: quelle, per intenderci, espressamente vietate alla nostra banca centrale europea (Bce).
Qui emerge il secondo difetto delle banche centrali con mandati generici: l’essere deboli rispetto alle pressioni della politica, o della finanza. La Bpc - ma anche la Fed - può essere più facilmente catturata dagli interessi elettorali, o ideologici, del governo in carica; come, ad esempio, quello di evitare surrettiziamente che amministrazioni locali inefficienti (e magari corrotte) vadano in bancarotta. Forse piacerebbe a Tsipras. La manovra monetaria è un salvataggio pubblico; l'importante è non chiamarla Qe.
ATTIVISMO La Banca cinese del popolo ha una fisionomia che la fa assomigliare alla Fed: entrambe hanno un mandato “generalista”