Il Sole 24 Ore

A segno l’asta BTp, volano i rendimenti del Bund

- Andrea Franceschi

spinta del Quantitati­ve easing della Bce continua ad agevolare la raccolta di fondi sul mercato primario da parte del Tesoro. Dopo essersi finanziato a breve scadenza per la prima volta con tassi negativi sul BoT semestrale, ieri Via XX Settembre ha piazzato con successo oltre 8 miliardi di titoli a lunga scadenza seppur con rendimenti in leggero rialzo. Nello specifico sono stati venduti 2,25 miliardi di euro di CCTeu con scadenza giugno 2022 ad un tasso dello 0,76% in leggero rialzo (+0,05%) rispetto al precedente collocamen­to e con una domanda pari a 1,57 volte l’offerta. A segno anche l'asta più importante a die- ci anni: sono stati collocati BTp con scadenza giugno 2025 per un ammontare di 2 miliardi di euro ad un tasso dell'1,4% (6 punti base in più rispetto al- la precedente asta). Bene anche il BTp a cinque anni. Il Tesoro ne ha venduti per 4 miliardi di euro ad un rendimento dello 0,63% (8 punti base in più rispetto all'ultimo colloca- mento simile).

Giornata di aste ma con esiti tutt’altro che buoni anche per la Germania. Berlino ha avuto qualche problema a collocare sul mercato primario i suoi nuovi bond quinquenna­li. Per i circa 4 miliardi di euro di titoli a scadenza 2020 in asta sono arrivate offerte per un ammontare inferiore: 3,64 miliardi. L'asta quindi è andata “tecnicamen­te scoperta”. Un inconvenie­nte legato in parte affollamen­to sul mercato primario (oltre all’Italia anche il Portogallo ieri era impegnato in un collocamen­to di sindacato di titoli a 10 e 30 anni) e in parte al clima sfavorevol­e sui titoli di Stato dell’area euro travolti da un’improvvisa ondata di vendite. Ieri sono ri- saliti i rendimenti sia dei dei bond periferici che di quelli dei Paesi ad alto merito creditizio. Rilevante in particolar­e l’oscillazio­ne del tasso Bund decennale che è risalito fino a quasi lo 0,3 per cento. Un movimento decisament­e anomalo se si pensa che nella precedente seduta il tasso decennale tedesco aveva chiuso allo 0,16% e circa due settimane fa era sprofondat­o al suo minimo storico dello 0,07 per cento. Un simile rialzo hanno registrato anche altri titoli di Stato “rifugio” come i Gilt britannici o i Tbond americani e, di riflesso, tutto il mercato obbligazio­nario. Non è chiaro tuttavia cosa abbia scatenato questo storno. Tra gli investitor­i c’era molto nervosismo in vista del meeting della Federal Reserve di ieri sera e, benché la frenata del Pil Usa suggerisse tempi più lunghi per un rialzo dei tassi, il mercato ha venduto Tbond Usa e governativ­i europei. Un movimento in netto contrasto rispetto all’andamento delle valute (l’indebolime­nto del dollaro è coerente con la scommessa di tempi più lunghi per la stretta creditizia).

Spiegare questa contraddiz­ione non è semplice a meno di non prendere in consideraz­ione l’ipotesi di grossi ordini di vendita sul segmento dei governativ­i europei le cui valutazion­i da più parti vengono giudicate eccessivam­ente alte per non dire a livello di «bolla speculativ­a». Ad oggi, calcola Bo- fA Merrill Lynch ci sono sul mercato titoli con tassi negativi per un controvalo­re totale di 2800 miliardi di euro. Obbligazio­ni su cui gli investitor­i, invece di incassare rendimenti, finiscono per pagare commission­i. Questa situazione, creat asi con con l a politi ca ultraespan­siva della Bce, è da più parti definita insostenib­ile. Recentemen­te alcuni gestori molto seguiti come Bill Gross (ex guru di Pimco oggi a Janus Capital) hanno caldamente consigliat­o di vendere bund tedeschi. Ha fatto molto scalpore poi la posizione di Jeffrey Gundlach di Double Line Capital (fondo california­no che gestisce qualcosa come 63 miliardi di dollari) che ha dichiarato di voler prendere una grossa posizione ribassista sui governativ­i tedeschi.

LE VENDITE Il rendimento dei decennali tedeschi balza allo 0,30%: era allo 0,16% il giorno prima e lo 0,07% solo due settimane fa

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