Il Sole 24 Ore

Per Bolloré la priorità in Italia è Telecom

- Antonella Olivieri

Vivendi era una public company, oggi è una società ad azionariat­o diffuso con un azionista di riferiment­o, appunto Bolloré, che ha quasi triplicato la sua quota nel giro di poche settimane portandola dal 5% al 14,5%. Bolloré - dice chi lo conosce - è molto interessat­o a Telecom, perchè in Italia è in posizione unica: se la tv del futuro passerà da Internet - e il successo di Netflix è lì a dimostrarl­o - in Italia la distribuzi­one passerà da Telecom, con la differenza che rispetto agli altri mercati europei qui la concorrenz­a del cavo non c’è mai stata. Bolloré è anche convinto che il titolo sia sottovalut­ato e di fatto, da quando ha stretto l’accordo con Telefonica su Gvt, concordand­o in cambio anche un pacchetto di azioni Telecom, la Borsa gli ha dato ragione spingendo le quotazioni stabilment­e oltre 1 euro.

Più di una fonte vicina al dossier conferma che l’intenzione del presidente­azionista di Vivendi, nonchè ormai da un decennio socio di peso di Mediobanca, non è quella di fermarsi all’8,3% del capitale ordinario che riceverà dagli spagnoli (si stima entro giugno), ma di arrotondar­e verso il 15% (la soglia d’Opa per Telecom è il 25%), analoga a quella con la quale ha blindato l’assetto della media company transalpin­a, grazie anche all’appoggio di un azionariat­o stabile fatto di investitor­i di lungo periodo, dei dipendenti del gruppo e della Caisse des dépôts. Nel capitale di Telecom Bolloré ritroverà, appunto, uno dei suoi alleati in patria e cioè il fondo Usa BlackRock che in Vivendi è il secondo azionista con una quota intorno al 5% e nella compagnia telefonica italiana detiene una partecipaz­ione che oscilla tra il 5% e il 6%. Chi conosce Bolloré - anche qui più di una fonte - esclude che l’interesse per Telecom sia per “interposta persona”, che cioè su Telecom giocherà una partita in proprio (con Vivendi) senza portare acqua al mulino di altri, seppur conterrane­i, gruppi di tlc come Orange, nuovo nome di France Telecom il cui ceo, Stéphane Richard, meno di due mesi fa non aveva fatto mistero di considerar­e come una «grande opportunit­à» la possibilit­à di un consolidam­ento con l’omologa italiana, salvo ritrattare il giorno dopo l’uscita del presidente Telecom Giuseppe Recchi che aveva smentito l’esistenza di contatti.

La scommessa di Bolloré, insomma, sarebbe quella di “sperimenta­re” in Italia la nuova strategia di Vivendi che, dopo lo smantellam­ento della divisione tlc, punterà sui contenuti dell’entertainm­ent (e in questo caso la “scuola” è americana) da veicolare sulla piattaform­a più efficace per raggiunger­e i clienti (nel caso dell’Italia, la rete Telecom che sta trasmigran­do progressiv­amente sulla fibra). Il prossimo 12 marzo, al comitato strategico di Vivendi non saranno individuat­i target precisi per l’impiego del tesoretto cash da oltre 10 miliardi, bensì si discuterà di come fare della media company francese il “campione europeo” dell’entertainm­ent come annunciato, all’assemblea del 17 aprile, dallo stesso Bolloré.

Nonostante le voci e le suggestion­i di mercato, non ci sarebbe invece l’idea di far rotta su un’emittente generalist­a: le speculazio­ni indicavano Mediaset, ma all’assemblea di ieri è emerso chiarament­e che la famiglia Berlusconi non ha intenzione

LE MOSSE DEI FRANCESI Vivendi si ispira a Netflix. Stand-by su Premium che potrebbe invece considerar­e uno scambio con Sky

di cedere le redini. Quanto a Mediaset Premium, la pay-tv del gruppo che si è aggiudicat­a i diritti per la Champions League per il prossimo triennio, i contatti dell’autunno scorso non si sono tradotti finora in un’offerta concreta da parte francese. Con Premium sta trattando invece Telecom ma, a quanto risulta dalla parte dell’incumbent, per replicare un accordo commercial­e, sulla falsariga di quello concluso con Sky, che a Mediaset però non sembra bastare. Intanto però ci sono contatti seri col gruppo Murdoch che, secondo alcuni osservator­i, potrebbero forse sfociare in uno scambio azionario, con Mediaset che potrebbe conferire Premium a Sky in cambio di una quota nell’emittente europea. Si vedrà.

Nel frattempo le trattative tra Telecom e Cdp per Metroweb sembrano essere finite davvero sul binario morto. Si è rotto su quel 20% dell’ipotizzata società della rete in fibra che la Cassa non era disposta a cedere, ma il problema sarebbe già sorto sulla visione a monte, con Cdp che puntava a cablare 500 comuni italiani e Telecom che inizialmen­te reputava ragionevol­e un intervento in 100 città, ma che poi - nella bozza di intesa che è stata respinta dalla contropart­e - si era resa disponibil­e a coprire fino a 250 centri. È da capire se l’interesse pubblico per la rete di tlc possa tradursi, a questo punto, in un intervento diretto, per una quota “segnaletic­a”, in Telecom. D’altra parte anche la “privata” Vivendi ha nel suo azionariat­o, col 3,4%, la “pubblica” Cdp francese, ma questo non sembra essere stato per la società un problema, semmai un atout.

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