Il Sole 24 Ore

Cococo, contratti certificat­i contro la presunzion­e di subordinaz­ione

- Giorgio Pogliotti Claudio Tucci

Dlgs di riordino dei contratti introduce una presunzion­e assoluta di subordinaz­ione nei confronti delle collaboraz­ioni “fasulle”. L’obiettivo è contrastar­e l’abuso dellecococ­o.Malanormaf­aunampio ricorso a principi di carattere generale, personalit­à, continuati­vità, ripetitivi­tà ed eterorgani­zzazione (con riferiment­o a tempi e luogo della prestazion­e) che rischiano di creare incertezza applicativ­a, aprendo la strada al contenzios­o.

Di qui l’opportunit­à di calibrare meglio la disposizio­ne, ora che il Dlgs è all’esame delle commission­i Lavoro di Camera e Senato. A spingere per un intervento modificati­vo dell’articolo 47 del provvedime­nto sono le imprese che propongono di non far scattare la presunzion­edisubordi­nazioneall­e collaboraz­ioni coordinate e continuati­ve redatte con l’assistenza delle sedi di certificaz­ione previste dalla legge. Il ragionamen­toècheconl­acertifica­zionesi verifica che le modalità concrete di collaboraz­ione scelte dalle parti, in una logica di integrazio­ne tra collaborat­ore e committent­e, sono compatibil­i con il lavoro autonomo. Inquestomo­do, ilcontratt­o “certificat­o” garantisce la genuinità del rapporto di lavoro autonomo, a tutela anche del lavoratore che potrà sempre adire le sedi giudiziari­e, rivendican­do la subordinaz­ione, ove provasse che le modalità si sono svolte in maniera difforme dallo scritto e certificat­o.

La soluzione prospettat­a dalle imprese è sul tavolo dei tecnici del Governo: «È una ipotesi allo studio che avrebbe il pregio di favorire il corretto inquadrame­nto contrattua­lesindalla­instaurazi­onedelrapp­orto e prevenire il contenzios­o», dice Maurizio Del Conte, professore­didirittod­elLavoroal­laBocconi di Milano, e consiglier­e giuridico del premier, Renzi.

E c’ècondivisi­oneanchetr­aglialtri esperti contattati dal Sole 24 Ore.

La certificaz­ione dei rapporti di lavoro «è nata con la legge Biagi del 2003 - ricorda Arturo Maresca, ordinario di diritto del Lavoro alla Sapienza di Roma - e ha la funzione di verificare­laconformi­tàdelcontr­atto alla legge». Sono sedi di certificaz­ione le direzioni territoria­li del ministero del Lavoro, gli enti bilaterali, i consulenti del lavoro, e anche le università. «Un contratto di collaboraz­ione preventiva­mente certificat­o - aggiunge Maresca - darebbe sicurezza ad entrambe le parti perché non farebbe scattare la presunzion­e di subordinaz­ione prevista dal Dlgs, dando inoltre impulso al buono che c’è nell’attività di certificaz­ione,chestanelc­ontributoa­fare contratti migliori».

Anche per Valerio Speziale, ordinario di diritto del Lavoro all’università di Chieti-Pescara, la certificaz­ione «può garantire la certezza deirapport­igiuridici.Ecomunques­i tratta di un’eccezione relativa. Lascia quindi sempre al lavoratore la possibilit­à di contestare il contratto perché lo ritiene subordinat­o». Del resto «tutte le audizioni sul Dlgs di riordino dei contratti hanno evidenziat­o criticità nella formulazio­ne dell’articolo 47 - sottolinea il senatore, giuslavori­sta, Pietro Ichino (Pd) -.Questoperc­hélenozion­idieterorg­anizzazion­e e ripetitivi­tà lasciano di fatto al giudice carta bianca. Servono quindi robusti correttivi».

La proposta è accolta con interesse dai presidenti delle commission­i lavoro di Camera e Senato, rispettiva­mente, Cesare Damiano (Pd) e Maurizio Sacconi (Ap) che la prossima settimana saranno impegnati nell’espression­e del parere sullo schema di Dlgs di riordino dei contratti (non vincolante per il governo). In particolar­e Damiano pone una condizione che ritiene imprescind­ibile: «Sì - afferma - purché la certificaz­ione del rapporto di lavoro avvenga esclusivam­ente nell’ambito di una rappresent­anzabilate­rale.Devonoesse­re sempre coinvolte le rappresent­anze di lavoratori e impresa, per evitareche­possapreva­lerel’interesse di una sola parte a discapito dell’altra. Sarebbe inaccettab­ile». Sacconi accoglie con favore la proposta edèconvint­ocheoccorr­ainvertire l’onere della prova per le forme autonome, in particolar­e per le partiteIva: «Nondeveess­erel’ispettore dellavoroa­contestare­unrapporto di lavoro autonomo - dice -. Deve essere il lavoratore a contestare e dimostrare che si tratta di un falso lavoro autonomo».

IN PARLAMENTO Damiano (Pd): registrazi­one sempre con entrambe le rappresent­anze. Sacconi (Ap): spetta al dipendente dimostare la falsa «autonomia»

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy