Abe al Congresso: il commercio è il pilastro della nostra alleanza
discorso storico, certo. Ma anche e soprattutto calato nel presente e nel futuro. Il primo ministro giapponese Shinzo Abe è diventato ieri mattina il primo leader giapponese invitato a parlare davanti al Congresso americano a camere riunite. Simbolo di un’alleanza strategica che viene da lontano, dai giorni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, e che durante la sua visita a Washington e i colloqui bilaterali con Barack Obama è stata rafforzatasottoilprofilomilitareedella cooperazione internazionale. Nel suo intervento davanti ai parlamentari, però, Abe ha difeso anzitutto il pilastro cruciale di domani dell’alleanza, quello economico: la Trans-Pacific Partnership, il TPP, l’accordo di libero scambio commerciale che vede protagonisti gli Stati Uniti, il Giappone e altri dieci Paesi della regione. E che resta da completare nelle prossime settimane e mesi, tra le resistenze che ancora emergono proprio dai banchi del Congresso statunitense.
«Il TPP offre ben più che vantaggi puramente economici, è la chiave per la nostra sicurezza - ha detto Abe a deputati e senatori -. Ha un’importanza strategica incredibile nel lungo periodo». Obama, a sua volta, da giorni insiste sul valore del patto commerciale. Durante una conferenza stampa congiunta, martedì, aveva affermato che creerà occupazione e crescita, perché aprirà nuovi mercati e «sarà l’intesa più progressista mai raggiunta», con forti standard ambientali e del lavoro. Senza contare, hanno fatto sapere funzionari della Casa Bianca, che servirà in silenzio anche da baluardo pacifico contro eventuali eccessive ambizioni asiatiche della Cina.
Al Congresso, che ha accolto Abe con lunghi applausi, non sono mancate rimostranze “storiche” al discorso. Gruppi di deputati e senatori hanno criticato la tendenza del premier di Tokyo a non pre- sentareesplicitescusemasoltanto «profondo rimorso»per le atrocità commesse dal Giappone imperiale proprio durante la Seconda Guerra Mondiale. E ieri, prima che parlasse, un gruppo di coreanoamericani ha esposto uno striscione con le parole «Mai più». Abe, nella conferenza stampa di martedì, aveva già effettuato un riferimento all’impegno odierno del Giappone a difendere i diritti umani, anche nei conflitti, un riferimento indiretto alle condizioni di schiavitù al servizio dei suoi soldatiincuioltremezzosecolofaaveva ridotto le donne catturate. Nell’intervento ha ribadito, pur sempre senza presentare scuse, che «oggi dobbiamo realizzare un mondo dove le donne sono finalmente libere da abusi». Abe ha anche affermatocheTokyoèpronta«adassumersi maggiori responsabilità per la pace e la stabilità nel mondo», in omaggio a un ruolo più attivo del Paese a fianco degli Usa sul palcoscenico internazionale.
Ma, dietro applausi e polemiche, gli occhi sono rimasti puntati sui rapporti economici tra i due Paesi e tra gli Stati Uniti e la regione asiatica. Commissioni della Camera e del Senato hanno di recente approvato un rinnovo del- l’autorità presidenziale a negoziare trattati commerciali, il cosiddetto fast-track che consente alla Casa Bianca di sottoporre al Parlamento i termini di un accordo per un varo o una bocciatura ma senza il rischio di pericolosi emendamenti. L’esito di un voto in seno all’intero Congresso sulla misura, necessaria anche a negoziare un accordo di free trade con l’Europa, rimane però da decidere, con una tenace opposizione da parte dei deputati democratici e dei sindacati. Il leader democratico Sander Levin ha chiesto nelle ultime ore apertamente a Abe di spalancare prima di tutto i mercati agricoli e quelli dell’auto in Giappone se vuole far davvero avanzare il libero scambio.
Abe ha risposto facendo promesse dai toni concilianti e volte a creareconsenso:hadettodiessere impegnato a rivoluzionare l’agricoltura nipponica. «Per sopravvivere deve cambiare senza indugi», ha ammesso. Ha inoltre indicato che «nel Pacifico non possiamo trascurare il problema dei danni all’ambiente, né permettere alla pirateria intellettuale di agire indisturbata». Tokyo, tuttavia, ha a sua volta richieste per Washington: vuole maggior facilità all’ingresso di componenti auto. Nel corso della visita le delegazioni statunitense e giapponese hanno riportato «significativipassiavanti» sui dettagli dell’intesa.
PRIORITÀ Il premier ha difeso l’accordo di libero scambio nel Pacifico, ma sulla guerra non ha presentato scuse ma soltanto «rimorso»