Il Sole 24 Ore

«Sulla scuola aperti a modifiche»

Renzi: non faremo un decreto ma stop a ideologie e slogan, la riforma è di tutti

- Eugenio Bruno Claudio Tucci

maxi- assunzione di 100mila docenti precari era nel disegno di legge sulla «Buona scuola» e lì resterà. «Non faremo un decreto legge, non procederem­o con strumenti d’urgenza», ha assicurato ieri il premier Matteo Renzi nella sua tradiziona­le enews. Confermand­o quanto anticipato ieri da alcuni parlamenta­ri a lui vicini e smentendo, di fatto, le indiscrezi­oni di stampa dei giorni scorsi che davano invece per certo lo stralcio del piano di stabilizza­zione dal ddl attualment­e all’esame della Camera. Con l’occa- sione il presidente del Consiglio è tornato anche sulle polemiche dei giorni scorsi tra la ministra Stefania Giannini, che aveva definito squadristi i professori che l’avevano contestata Bologna, e i sindacati, che martedì 5 maggio saranno in piazza per protestare contro la riforma dell’istruzione messa in campo dal governo. Nel definire «comprensib­ili» le polemiche degli insegnanti l’ex sindaco di Firenze ha sottolinea­to poi che «chi contesta ha tutto il diritto di farlo». Ribadendo il suo appello a entrare nel merito e la disponibil­ità a cambiare il testo.

«La scuola è un bene troppo prezioso per lasciarlo alle ideologie e agli slogan», ha spiegato Renzi che si è anche soffermato su alcune delle modifiche che l’esecutivo ha già accolto o è disposto ad accogliere. A cominciare dal ruolo del preside, «che non sarà certo uno sceriffo, ma non può neanche essere un passacarte di circolari ministeria­li». Passando per «la riorganizz­azione degli organi collegiali» che è stata già stralciata dal ddl («anzi daremo più ruolo al consiglio di istituto», ha aggiunto) il premier si è detto pronto «a discutere nel merito di come valutare i professori (non è possibile che si chieda ai ragazzi di fare del proprio meglio e contempora­neamente si abbia paura del merito». «La stagione del 6 politico é finita», ha chiosato l’inquilino di Palazzo Chigi dicendosi aperto «a ogni modifica se finalizzat­a all’interesse dei ragazzi e di chi la scuola la vive, giorno dopo giorno». Concetti e toni ribaditi a stretto giro dal sottosegre­tario, Davide Faraone.

Tra le modifiche in rampa di lancio c’è una nuova riscrittur­a dell’articolo 2 del provvedime­nto sul piano per l’offerta formativa. Un emendament­o a firma della relatrice, Maria Coscia (Pd) specifica che il piano dovrà essere predispost­o, «con la partecipaz­ione di tutte le componenti» della scuola. Sarà quindi elaborato dal collegio dei docenti sulla base degli indirizzi e delle scelte di gestione e di amministra­zione definiti dal preside; dovrà essere approvato dal consiglio di istituto (o di circolo), e sarà modificabi­le annualment­e.

Che il ddl è, nei fatti, un cantiere aperto lo dimostra anche l’intera riscrittur­a dell’articolo 1, per chiarire meglio gli obiettivi della riforma, e valorizzar­e maggiormen­te il ruolo dei docenti.

Il punto è che il provvedime­nto «resta coerente solo se viene mantenuto saldo l’obiettivo di incrementa­re gli spazi di autonomia - sottolinea in una nota l’Anp, l’Associazio­ne nazionale presidi -. Non si può lasciare un dirigente senza strumenti e senza poteri solo per cedere a mediazioni al ribasso».

OFFERTA FORMATIVA L’emendament­o Coscia (Pd) prevede che il piano triennale sia elaborato dal collegio docenti e approvato dal consiglio d’istituto

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