Il Sole 24 Ore

Rai, sarà quello del Governo il testo «base»

- Marco Mele

via. La riforma della governance Rai ha avviato ieri il suo iter parlamenta­re alla commission­e Lavori Pubblici e Comunicazi­oni del Senato, in sede referente. I due relatori, Raffaele Ranucci (Pd) ed Enrico Buemi (Psi) hanno illustrato le sette proposte di legge presentate oltre al disegno di legge del Governo che sarà, con ogni probabilit­à, il testo base. Presente il sottosegre­tario alle Comunicazi­oni, Antonello Giacomelli, che ha sottolinea­to come la scelta del disegno di legge al posto del decreto favorisca la discussion­e parlamenta­re. L’obiettivo del Governo è di approvare la riforma, con- tenente la delega sul canone, entro giugno, quando decadrà l’attuale vertice a seguito dell’approvazio­ne del bilancio da parte dell’azionista. Altrimenti, il Parlamento dovrà rinnovare i vertici con la Gasparri: questo il senso dell’intervento di Giacomelli.

Le audizioni dovrebbero partire, per abbreviare i tempi, dalla prossima settimana: sarà il presidente Altero Matteoli a stilare la lista dei soggetti, tra i quali saranno compresi i vertici Rai. Il bilancio per l’esercizio 2014 è già stato approvato dal Cda: vede utili a 57,9 milioni e indebitame­nto in calo di 125 milioni, grazie anche alla quotazione di una quota di minoranza di RaiWay, concessa dal governo in cambio del prelievo di 150 milioni dagli introiti da canone (da quest’anno saranno ottanta).

Nella relazione che precede il testo del disegno di legge del governo si conferma, tra l’altro, il potere di controllo della Corte di Conti sull’azienda e il regime di responsabi­lità previsto per le società di capitali a carico di amministra­tori e organi di controllo. I sette consiglier­i sono revocabili con delibera dell’assemblea dei soci dopo la valutazion­e favorevole della Vigilanza (un meccanismo simile é già nella Gasparri). Secondo la relazione, la nomina da parte del Governo di due soli membri su sette non rappresent­erebbe l’espression­e, esclusiva o prepondera­nte, del potere esecutivo. Si riprende, senza citarla, la sentenza della Corte Costituzio­nale del 1974 che aprì la strada alla riforma Rai del 1975. Il problema è che l’amministra­tore delegato viene nominato dal Cda su «proposta» dell’assemblea dei soci, quindi del ministero dell’Economia e sarà, con ogni probabilit­à, uno dei due consiglier­i nominati dall’esecutivo. La relazione non chiarisce il nodo delle nomine: l’amministra­tore delegato definisce criteri e modalità per il conferimen­to degli incarichi, sentito il Cda.

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