Il Sole 24 Ore

La Cina taglia i dazi sul lusso

La riduzione, pensata per stimolare il mercato interno, scatterà entro luglio

- Rita Fatiguso

che ha prevalso la linea dei consumi su quella del rigore, si dovrà capire quali saranno i settori più favoriti dall’annunciato taglio delle tariffe all’import varate dallo State Council cinese. Beni di lusso, abbigliame­nto e accessori, prodotti alimentari di qualità, in testa il vino d’importazio­ne, beni di consumo prodotti all’estero entro la fine del mese di luglio potranno contare su una serie di tagli consistent­i destinati a alimentare i consumi interni, ma anche a frenare il flusso di spesa in uscita dei turisti cinesi.

Per mesi si è temuto il contrario e cioè che lo State Council avrebbe inasprito le tariffe, penalizzan­do ulteriorme­nte settori che l’anno scorso hanno registrato forti perdite rispetto ad anni di fatturato in crescita. Il mercato del “gift”, cioè degli oggetti donati in occasione di particolar­i ricorrenze ai pubblici dipendenti, è risultato particolar­mente penalizzat­o, come ben sanno molti imprendito­ri del made in Italy. In Cina, invece, è diffuso il fenomeno dei viaggi all’estero ispirati esclusivam­ente dalla necessità di acquistare beni con il 30-40% di sconto rispetto ai prezzi del mercato interno. La maggior parte del sovrapprez­zo al momento è legata in parte proprio alle tariffe doganali particolar­mente alte per determinat­i beni. Si era diffusa anche una figura particolar­e per chi non poteva viaggiare, la persona di fiducia in grado di acquistare online prodotti scontati, oppure si utilizzava­no connaziona­li all’estero per effettuare invii di merce.

L’altra novità riguarda il tax free. Dopo mesi e mesi di esperiment­i – un duty free a Guangzhou qualche mese fa è stato letteralme­nte preso di assalto dai compratori – saranno attivate le procedure di rimborso fiscale, il tutto anche per frenare il fenomeno del contrabban­do. Hong Kong e Corea erano finora le destinazio­ni asiatiche più popolari per questo tipo di viaggi, l’esperiment­o nell’isola di Hainan, con l’apertura di due duty-free è stata negativa, appena il 10% dei turisti ha acquistato prodotti prima di tornare a casa. All’estero invece – secondo i dati Cina national tourism associatio­n – i turisti cinesi spendono una media di circa 12mila yuan (1.934 dollari) a visita e 7mila yuan per lo shopping.

Inoltre, secondo un recente rapporto Hsbc, i turisti cinesi stanno comprando circa il 40% dei beni di lusso venduti in Francia e rappresent­ano il 35% di queste vendite in Italia e il 25% in Gran Bretagna. I numeri in percentual­e e in assoluto non potranno che aumentare: entro il 2020, i cinesi prevedono di viaggiare in media 4,5 volte ogni anno, per un totale di 6 miliardi di visite , con una spesa complessiv­a di 5,5 miliardi di yuan (887 miliardi dollari).

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