Progetto Ue per tagliare la bolletta nel terziario
a Estendere l’uso dei contratti di rendimento energetico (Epc), supportare le Esco e promuovere così interventi di efficientamento nel settore terziario. Nasce con questo obiettivo il progetto Trust-Epc-South, finanziato dalla Ue con quasi 2 milioni di euro all’interno del programma Horizon 2020, che interessa sei Paesi del Mediterraneo (Croazia, Francia, Grecia, Italia, Portogallo e Spagna) e che verrà sviluppato da un consorzio composto da una decina di organizzazioni partner.
Gli Epc (Energy performance contracting) sono uno strumento che evita ai proprietari degli edifici ogni esborso di denaro per le opere di riqualificazione energetica. I costi sono infatti sostenuti dalle società di servizi energetici (Esco) che le realizzano; e le rate vengono ripagate attraverso il risparmio economico, garantito dal contratto di rendimento stesso. Risparmio in bolletta che rimane, una volta terminato il piano di finanziamento.
Lo schema è dunque vincente, almeno in teoria. Guardando infatti al mercato italiano, tra le 2.200 Esco registrate al 2012 presso l’Aeeg, quelle effettivamente attive con progetti nel sistema dei certificati bianchi sono solo 350. A dominare sono poche grandi società, mentre la maggior parte del panorama è costituita da piccole realtà che faticano a sostenere il peso economico degli interventi: come evidenziato tra l’altro dall’Energy Efficiency Report 2014 del Politecnico di Milano, le Esco considerano tra l’80 e il 95% il capitale di debito “tradizionale” quale fonte principale di finanziamento.
Da un lato c’è dunque una sottostrutturazione delle Esco, perché solo il 15% delle imprese può ad esempio affrontare un appalto di 5 milioni di euro, valore medio per la riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare pubblico. Mentre dall’altro emerge soprattutto un problema di “dialogo” con la fonte bancaria: i progetti di efficienza energetica ed energia rinnovabile che si potrebbero implementare spesso non soddisfano i criteri di affidamento creditizio adottati dagli istituti finanziari. Quanto al lavoro delle Esco, poi, da alcune recenti analisi risulta che circa il 70% degli investimenti annui è diretto al settore industriale, il 23% a quello residenziale e solo il 7% al terziario.
«In Italia il terziario, con 19,2 Mtep (milioni di tonnellate di petrolio equivalenti, ndr), pesa per il 15% sul totale dei consumi energetici ed è un po’ indietro dal punto di vista dell’efficienza. Secondo il Piano d’azione per l’efficienza energetica dovrebbe contribuire ai risparmi per oltre il 20% entro il 2016, ma il problema resta quello di offrire ancor più credibilità ai contratti Epc, intorno ai quali vivono le Esco», spiega Stefano Corti, direttore generale di Lifegate, una delle dieci organizzazioni coinvolte nel progetto e che si occuperà degli aspetti comunicativi. Gli altri partner italiani sono Ambiente Italia, società impegnata nel campo della ricerca, consulenza e progettazione per la sostenibilità ambientale, che lavorerà sulle analisi di mercato; e Officinæ Verdi, l’energy efficiency group nato dalla joint venture UniCredit-Wwf, che avrà il compito di valutare la sostenibilità economico-finanziaria degli investimenti energetici.
«Con Trust-Epc-South si vuole trovare una metodologia condivisa di valutazione dei ritorni sugli investimenti, affinché agli occhi del mondo finanziario la resa degli interventi non sia “fumosa”, ma certificata da un ente terzo», afferma Corti. «Da parte delle banche c’è ancora poca cura verso gli argomenti dell’efficienza energetica, sicuramente più difficile da quantificare e gestire come flussi di cassa rispetto ad esempio al vecchio Conto energia. Gli istituti infatti non sempre hanno le competenze interne per valutare la qualità delle opere di efficientamento, i cui guadagni sono prodotti da un nonconsumo, che bisogna certificare e in un certo senso “standardizzare”». Il contratto Epc deve esser vissuto come l’esito di un processo in cui il mondo bancario trova parametri garantiti.
Il progetto, che durerà tre anni ed entro il 2017 dovrà generare venti casi pilota, punta dunque a creare una piattaforma di confronto a livello nazionale, con il coinvolgimento di istituzioni finanziarie, tecnici/specialisti, responsabili politici, autorità di regolamentazione nazionale e aziende del settore terziario. Più nel dettaglio, tra le altre azioni cardine, si prevede di analizzare il settore terziario e identificare i meccanismi finanziari e le soluzioni per far fronte agli ostacoli che si incontrano oggi nell’implementazione dei contratti di rendimento energetico. Elaborare una metodologia di standardizzazione e valutazione finanziaria dei progetti, all’interno di un quadro di riferimento condiviso, per creare fiducia negli istituti finanziari. Realizzare attività per lo sviluppo delle competenze a livello nazionale. Considerare scalabilità e diffusione internazionale dei risultati ottenuti.