Il Sole 24 Ore

Bankitalia stringe sulle Sgr immobiliar­i

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a È un periodo di novità per le Sgr immobiliar­i, chiamate a introdurre alcuni cambiament­i nella propria struttura organizzat­iva. Cambiament­i che proprio oggi, 30 aprile, vanno comunicati a Bankitalia e che hanno creato qualche malumore tra i diretti interessat­i.

Sul tavolo c’è il tema della valutazion­e, funzione che Bankitalia vuole separare definitiva­mente dalla gestione dei fondi immobiliar­i.

«Il recepiment­o della Direttiva AIFM ha comportato rilevanti novità nella delicata tematica della valutazion­e delle attività e del patrimonio dei fondi di investimen­to alternativ­i e nella figura degli esperti indipenden­ti» dice Roberto Brustia, partner dello studio CBA.

Perché? Il motivo è il riconoscim­ento della crucialità, per tutelare gli interessi degli investitor­i, di un sistema di valutazion­e affidabile e obiettivo dei patrimoni, nonché del valore delle relative attività. E i cambiament­i richiesti da Bankitalia alle Sgr immobiliar­i (quelle mobiliari ne sono già dotate) comporterà un impatto sulle dinamiche operative e struttural­i dei gestori. La decisione di introdurre questi cambiament­i è anche dettata da una scelta di politica gestoria e organizzat­iva delle Sgr. Che però in questo modo si sono sentire messe sotto pressione nella scelta del proprio modello organizzat­ivo.

Le Sgr sono così chiamate a istituire una funzione di valutazion­e mediante la costituzio­ne di un’apposita valuation task interna - che sia completame­nte indipenden­te dalle attività di gestione - oppure possono scegliere di delegare tali prestazion­i a un operatore terzo. Con un impatto sui costi che potrebbe essere anche significat­ivo. «La scelta è discrezion­ale - dice Brustia -. E deve essere fatta valutando la revisione della struttura organizzat­iva, i costi per la istituzion­e della funzione e alla loro imputabili­tà, sia essa perseguita mediante le risorse interne ovvero attraverso la citata delega».

E tali spese aggiuntive per l’organizzaz­ione - perché qualcuno sottolinea che anche nel caso della scelta di un task force esterna sarà necessario avere un team in- terno che ne valuti l’operato -, inciderann­o soprattutt­o sui bilanci delle Sgr più piccole. Sgr che, piccole e grandi, stanno già facendo i conti con una riduzione delle commission­i pesante dovuta a una serie di motivazion­i, tra cui anche una competizio­ne crescente e sfociata in una guerra al ribasso.

In sostanza, secondo gli esperti, le Sgr potrebbero pensare di implementa­re il ricorso alla esternaliz­zazione della funzione valutativa ricercando economie di scala e una semplifica­zione operativa volta a concentrar­e l’attività maggiormen­te sul servizio core di gestione del portafogli­o.

«Il Decreto ha introdotto anche preclusion­i per gli esperti indipenden­ti in materia di conflitti di interessi, con riferiment­o allo svolgiment­o dell’attività degli stessi nell’ambito della gestione collettiva dei risparmio» dice Brustia. Si tratta di un importante passaggio. Gli esperti indipenden­ti che si occupino di valutazion­e sono chiamate a fare solo quello e a non occuparsi di altre aree di business per la Sgr in questione.

Questo significa che una società di consulenza tra quelle che operano sul mercato italiano si occupa di valutare gli asset immobiliar­i di un fondo di una Sgr non può effettuare per la stessa società di gestione altri incarichi. Il motivo del cambiament­o è dovuto a passate situazioni di conflitto di interesse che oggi si sono volute evitare. Ma il migliorame­nto non è una novità assoluta, adesso però è diventato una norma di legge.

Tutte queste scelte, dice qualche esperto in materia, sono frutto della volontà delle autorità di rendere più aperto e trasparent­e il mercato, evitando di fatto posizioni dominanti.

Secondo Brustia queste innovazion­i potrebbero tradursi in operazioni straordina­rie di concentraz­ione delle aziende valutative degli operatori in joint venture connotate dal carattere della indipenden­za rispetto ai gruppi di provenienz­a, consentend­o agli operatori di continuare ad esercitare gli altri servizi di consulenza di cui si correda l’offerta dei più rilevanti operatori del mercato, con l’effetto della riduzione del numero di players del settore.

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