Il Sole 24 Ore

UniCredit, un piano per l’Est Europa

- Paolo Paronetto

continua a scommetter­e sull’Europa centro-orientale, che del resto è stata e continuerà a essere «il motore della crescita del gruppo». Ne è convinto Carlo Vivaldi, neo responsabi­le della divisione Centro Est Europa (Cee), incontrand­o per la prima volta la stampa nella sede di Bank Austria a Vienna.

Trevigiano, 49 anni, una carriera iniziata allo sportello in Cassamarca, Vivaldi ha scalato l’organigram­ma interno del gruppo ricalcando a tratti il percorso fatto dall’ad Federico Ghizzoni: prima di approdare alla guida della divisione Cee era infatti ai vertici di Yapi Kredi in Turchia. Già nel 2014 «il Centro Est Europa ha realizzato un utile ante imposte di 1,5 miliardi», ha ricordato Vivaldi che «la crescita economica nell’Eurozona, che di recente ha registrato un’accelerazi­one che secondo le previsioni sarà dell’1,4% nel 2015 e dell’1,8% nel 2016, dovrebbe garantire un altro anno positivo per l’Europa centro orientale». Tanto più che UniCredit prevede quest’anno un calo dei crediti deteriorat­iintuttala­divisioneC­ee, ad eccezione della Russia.

Per cavalcare la crescita dell’area e per migliorare la propria presenza sul mercato, UniCredit ha così lanciato il programma “Cee 2020”: «È un piano molto importante, su cui stiamo investendo molto e che attraverso 33 iniziative cross-border punta a migliorare­l’attualeliv­ellodibusi­ness» nei prossimi cinque anni, ha spiegato Vivaldi. Il focus è strettamen­te sulla crescita organica, ha più volte ribadito il banchiere, ammettendo tuttavia che UniCreditè «prontaeape­rtaavaluta­re ogni possibile opzione che dovesse arrivare» sul fronte delle acquisizio­ni. Nei prossimi anni, delresto,secondoViv­aldiilsett­ore bancario nell’area «vivrà molti cambiament­i, anche perché la maggior parte dei nostri concorrent­i ridurrà l’esposizion­e o uscirà». «Noi no – ha sottolinea­to – noi vogliamo esserci e continuiam­o a investire».

Vivaldi ha infine approfondi­to alcuni dossier specifici relativi a singoli paesi, primo fra tutti la vendita degli asset ucraini. La controllat­a locale rimane «held for sale», ha spiegato: c’è quindi «un processo di vendita in corso», anche se «non è il momento giusto per trovare compratori né probabilme­nte per vendere asset». UniCredit non intende invece uscire dall’Ungheria, che «ha affrontato cambiament­i significat­ivi» e in cui l’istituto è stato «abbastanza flessibile da adattarsi al mercato». «Vogliamo rimanere», ha concluso.

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