Quel peso (antico) dei crediti deteriorati
Quasi 100 milioni di euro, 98 per l'esattezza. È il conto delle perdite accumulate nell'ultimo triennio dal MedioCredito del Friuli Venezia Giulia, la banca pubblica partecipata per il 55% dalla Regione e specializzata nel credito a medio-lungo termine. Il bilancio del 2014 appena chiuso segnala certo un'inversione di rotta, ma non ancora sufficiente a dire che il risanamento si è concluso. Le perdite fermatesi a 28 milioni, più che dimezzano il buco record da 62 milioni dell'esercizio precedente, il 2013 il picco della crisi dell'istituto di credito regionale, ma è ancora una magra consolazione.
Gli stessi vertici dell'istituto non fanno mistero che anche il 2015 sarà un anno difficile, tanto che il piano industriale della stessa banca prevede il raggiungimento del pareggio a conto economico solo a fine del 2016. Per ora una speranza. Certo suffragata da un obiettivo miglioramento l'anno scorso. La banca guidata dalla presidente Cristiana Compagno è riuscita a incrementare sia il margine d'interesse sia quello di gestione con un balzo del 19% a 13,6 milioni. E le minori rettifiche sui crediti malati, rispetto al 2013, danno conto della perdita dimezzata ottenuta.
Ma è proprio l'escalation che non conosce tregua dello stock dei crediti deteriorati a pesare come una Spada di Damocle ancora sulla banca della Regione. I prestiti malati sono infatti ancora saliti alla cifra consistente di 615 milioni di euro, un +17% sul 2013. Occorrerà vedere se e quando verranno lentamente metabolizzati. Quegli oltre 600 milioni sembrano poca cosa ma non se rapportati alla dimensione della banca. La banca ha un attivo infatti di soli 2 miliardi e un patrimonio netto di 189 milioni. Vuol dire che sofferenze, incagli e crediti in ristrutturazione valgono quasi un terzo dell'intero bilancio e oltre tre volte il capitale. Se il clima economico non migliorerà e se occorrerà svalutare più pesantemente di quanto fatto l'anno scorso allora il rischio patrimoniale si eleverà.
Per ora la situazione appare tranquilla dato che il Tier1 è all'11,7% e il total capital ratio supera il 15%. Parametri che fanno dormire sonni tranquilli e che non paventano un nuovo aumento di capitale dopo quello chiuso nel 2014. Ma già in quell'occasione si fece fatica a raggiungere i 100 milioni chiesti. Alcune delle grandi banche private, soci minori dell'istituto non sottoscrissero l'aumento. Si arrivò a raccogliere 86 milioni solo grazie a un prestito obbligazionario subordinato da 50 milioni sottoscritto da Generali. Segno della tensione. La Fondazione Mc e di riflesso la finanziaria regionale Friulia Spa dovet- tero svalutare in modo duraturo la partecipazione in MedioCredito per 68 milioni. Ma con i risultati in miglioramento presentati ieri e con requisiti patrimoniali più che adeguati lo spettro di un nuovo aumento di capitale dovrebbe svanire.
Ora il banco di prova è un 2015 in cui si vedrà se lo stock di sofferenze e incagli rallenterà o meno. La copertura dei crediti malati è stata alzata ma vale tuttora solo il 35% del totale. Un'asticella forse troppo bassa per assicurare piena serenità al futuro della banca pubblica friulana. La crisi viene infatti da lontano e l'istituto finanziando a medio-lungo è più esposto di altri al rischio credito. Basti pensare che il 72% dello stock da oltre 600 milioni di prestiti malati sono stati sottoscritti tra il 2006 e il 2009. Prima della grande crisi finanziaria. Un retaggio antico che pesa ancora sui conti del Mediocredito.