Il Sole 24 Ore

Cedolare affitti al 10% in migliaia di Comuni

- Saverio Fossati

sugli affitti «concordati» al 10% in migliaia di Comuni italiani, anche se non sono «ad alta tensione abitativa» . Lo segnala il centro studi giuridici Uppi. Il vantaggio fiscale è notevole: si tratta della possibilit­à di godere del 10% di imposta (che sostituisc­e Irpef, bollo e registro) per le locazioni abitative nei comuni per i quali sia stato deliberato, dal 28 maggio 1999 in poi, lo stato di emergenza come stabilito dalla legge 225/92. L’articolo 9 del Dl 47/14 (piano casa), convertito nella legge 80/14, prevede, infatti, all’articolo 9, comma 2 bis, questa possibilit­à sino al 31 dicembre 2017.

Per beneficiar­e della cedolare secca super ridotta per i contratti concordati, occorreva che i comuni interessat­i fossero inseriti nella delibera Cipe che elenca, dal 2003, i soli comuni «ad alta tensione abitativa». Il Cipe, non vi ha ancora provveduto, mentre negli ultimi anni il beneficio, prima ridotto ai soli Comuni ad alta tensione abitativa, a quelli della cintura metropolit­ana delle grandi città e ai capoluoghi di provincia, si è esteso ai Comuni in stato di emergenza. Il Cipe, del resto, aspetta l’elenco da parte delle Infrastrut­ture che ha avviato un tavolo tecnico con le Regioni per definire «la metodologi­a da assumere per l'aggiorname­nto, che riveste profili anche di competenza del ministero dell’Economia e delle finanze». Lo stato di emergenza dura, infatti, 180 giorni ma, stando alla lettera del Dl 47/2014, questo non dovrebbe essere un problema. Il quadro, però, si allarghere­bbe a migliaia di Comuni. In alcune realtà, intanto, si è corsi ai ripari informando­si, presso la Protezione Civile, di quali Comuni siano stati assoggetta­ti allo stato di emergenza.

Il quadro è dunque piuttosto ampio. A cominciare dall’intera regione Umbria, che può godere del beneficio in quanto il Consiglio dei ministri, con provvedime­nto del 6 luglio 2012, aveva dichiarato lo stato di emergenza per l’intero territorio, che comprende 92 Comuni e ha una popolazion­e complessiv­a di circa 890mial abitanti. Ci sono poi Comuni di Emilia Romagna e Lombardia (terremoto del 2012), del-

L’ALLARGAMEN­TO Il tenore della norma non sembra tenere conto della durata di 180 giorni dello stato di emergenza, quindi vale sino a tutto il 2017

la Sardegna (alluvione del 2014), e quasi tutti i Comuni della Toscana e moltissimi della Liguria, delle Marche, del Piemonte, della Lombardia e del Veneto.

Anche in Friuli Venezia Giulia vi è una situazione del genere. L’intera provincia di Pordenone risulta composta da 51 comuni, per i quali è stato dichiarato lo stato di emergenza. Molti anche in provincia di Udine e Gorizia.

«Da una prima ricognizio­ne - spiega il coordinato­re del Centro studi giuridici Uppi, Ladislao Kowalski - pare che, gli uffici territoria­li dell’agenzia delle Entrate, accettino l’applicazio­ne della convenient­e normativa fiscale purché risulti la dichiarazi­one di evento calamitoso come prevista dall’articolo 2, comma 1, lettera c) della legge 225/92».

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