Consulenti: stop agli studi di settore
Unica e Modello 770, Modello 730 precompilato, fattura elettronica alla Pa e conservazione sostitutiva, studi di settore, Pos e limitazioni all’uso del contante, spesometro, tributi comunali. È stata lunga la lista di doglianze presentata ieri ai politici dai Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro (Cno) nel corso di un’audizione in Commissione bicamerale sull’Anagrafe tributaria.
Nel mirino dei professionisti non si collocano gli sforzi di semplificazione del Fisco, ma - come si legge nel documento contenente le loro osservazioni e proposte - che essa possa «essere calata dall’alto», mentre «deve nascere dai bisogni e dalla condivisione con chi gestisce tali adempimenti e subisce le problematiche».
È il caso, per esempio, della dichiarazione dei redditi precompilata, che esordisce quest’anno per i redditi del periodo d’imposta 2014 e , invece di operare una semplificazione, fa sì che «imprese e professionisti si trovino a sopportare il peso e i costi della novità», in un quadro di adempimenti «già troppo gravoso« e che, per la prima volta, attribuisce in capo alle categorie abilitate e ai Caf «responsabilità addirittura di dubbia costituzionalità».
I consulenti hanno anche proposto il congelamento degli studi di settore «per almeno tre anni», alla luce di «una crisi che devasta trasversalmente tutte le fasce di popolazione». Tanto più - ha sottolineato il presidente del Cno, Marina Calderone - che questi studi «dovrebbero garantire un elevato grado di attendibilità ovvero rappresentare il più possibile la realtà imprenditoriale del singolo contribuente», mentre a essi «si rimprovera di non essere idonei alloscopo, vistocheinpiùoccasioni la Cassazione ha affermato che i dati comparativi forniti dagli studi altro non sono che parametri astratti e meramente statistici, ovvero il risultato di una estrapolazione statistica di una pluralità di dati disomogenei».