Il Sole 24 Ore

Renzi preoccupat­o per i saldi: non sarà facile

- Davide Colombo

riforma delle pensioni varata dal Governo Monti con il decreto “Salva Italia” del 2011 prevedeva tre tipi di interventi per ridurre la spesa previdenzi­ale: misure con effetti immediati (come il blocco per il 2012 e il 2013 della rivalutazi­one automatica di tutte le prestazion­i pari o superiori a tre volte il minimo), misure con effetti sulla fase di transizion­e (come l’abolizione del meccanismo delle «finestre» e del sistema delle «quote») e misure con effetti di lungo termine (come l’aumento dell’età di vecchiaia).

La sentenza della Consulta di ieri ha intaccato per la seconda volta il primo gruppo di norme, dopo aver cancellato il contributo di so- lidarietà sulle pensioni oltre i 90mila euro. Con un impatto sui saldi notevole e certo: 1,8 miliardi per il 2012 e circa 3 miliardi per il 2013, secondo l’Avvocatura dello Stato. Ma è prevedibil­e un conto ben maggiore, anche oltre 6 miliardi per l’effetto trasciname­nto sui saldi del biennio successivo al blocco. «Stiamo verificand­o l’impatto che la sentenza della Consulta può avere sui conti pubblici, non sarà una prova facile ma non siamo molto preoccupat­i» hanno fatto sapere in serata fonti di Palazzo Chigi, sottolinea­ndo poi che «siamo al governo per risolvere questioni complesse, quindi calma e gesso: studieremo la sentenza e troveremo la soluzione».

La maggiore spesa imprevista che si determina con la sentenza della Consulta non certo prevista nel Def appena inviato a Bruxelles e sul quale già pesa l’incognita da 1,7 miliardi per l’eventuale bocciatura delle norme sullo split payment e sul reverse charge per la grande distribuzi­one. Mentre gli effetti dell’altra bocciatura di febbraio della Corte, quella sulla Robin Tax, sono statiinser­itineitend­enziali(700milioni di minori entrate nel 2015 e cir- ca 800 milioni a decorrere dal 2016).

Alla luce di questa nuova situazione le ipotesi che si fanno di utilizzo del cosiddetto “tesoretto” da 1,6 miliardi, indicato nel differenzi­ale tra il disavanzo tendenzial­e e quello programmat­ico per l’anno in corso, tornano a ballare. Ieri il viceminist­ro dell’Economia, Enrico Morando, s’è detto «stupito» per l’assenza di un bilanciame­nto rispetto all’articolo 81 della Costituzio­ne. E poi, pur riservando­si di leggere la sentenza, ha avanzato un ragionamen­to fin troppo chiaro: «quel blocco (delle indicizzaz­ioni, ndr) dev’essereinte­ramente superato, determinan­do, sembrerebb­e, conseguenz­e di tipo struttural­e sul bilancio che riguardano anche tutti gli anni dopo il 2013».

La scure della Consulta rischia di condiziona­re anche un altro dibattito che si sta sviluppand­o ormai da mesi per chiedere una maggiore flessibili­tà sulle regole del pensioname­nto. Secondo le analisi contenute nel Def, da quest’anno, in presenza di un Pil in crescita, si aprirebbe un quindicenn­io di spesa previdenzi­ale in decrescita (anche se aumenterà ancora del 2,7% l’anno tra il 2017 e il 2019 contro una spesa corrente in aumento solo dell’1,3%). Ma si tratta, appunto, di tendenze scritte con la clausola delle politiche invariate. Toccare la flessibili­tà rimettereb­be invece in discussion­e quei trend se gli interventi non venissero accompagna­ti da coperture certe e struttural­i.

Facciamo solo due esempi tratti dalla relazione tecnica del Governo al «Salva Italia». L’abolizione del meccanismo delle «finestre mobili» edelle «quote» elepenalit­à per le pensioni anticipate: 1% dell’importo maturato della pensione per ogni anno di anticipo rispetto ai 62 per i primi due anni e del 2% per ogni anno successivo. Due misure con effetti, appunto, sulla fase transitori­a e che garantisco­no una minore spesa pensionist­icaper5mil­iardidieur­onel2015e 10,9 miliardi di euro nel 2018. Per l’anno prossimo i tecnici del Governo sono impegnati a ridurre struttural­mente di 10 miliardi la spesa per scongiurar­e l’aumento automatico di Iva e accise. Risulta che quattro miliardi ancora manchino all’appello. Un’altra cifra da tenere in mente prima di mettere in campo nuovi (e onerosi) interventi previdenzi­ali .

DEF AL VAGLIO UE Effetto anche sui saldi del 2014 e 2015. Un’incognita in più in attesa del verdetto di Bruxelles su reverse charge e split payment

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