Istat e Bankitalia: «L’economia migliora»
situazione economica internazionale continua a essere favorevole alla ripresa in Italia grazie al potente binomio dei bassi tassi d’interesse e del prezzo del greggio ancora in discesa. Ma proprio per questo il nostro Paese non può permettersi «di non sfruttare questa finestra». Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ieri ha colto l’occasione del Salone della giustizia, in corso a Roma, per ribadire il percorso in cui è impegnato il Governo, chia- mato ad accompagnare un Paese uscito «da una recessione lunga tre anni che ha portato via quasi il 10% del Pil». Per la ripresa, ha ribadito Padoan, «non esistono bacchette magiche» e per questo il Governo punta su «un’ambiziosa agenda di riforme strutturali e di politiche che sostengano gli investimenti», guardando in particolare «a migliorare l’ambiente in cui operano le imprese, che sono il motore della crescita». Tra le azioni previste, ha poi annunciato una riforma delle procedure fallimentari, che sveltisca «significativamente» il recupero dei crediti, rendendo più appetibile il mercato dei “non-performing loans”, che in Italia ad oggi non è efficiente, e interventi per contenere i costi della giustizia, nel loro complesso «intollerabili».
Nel corso del successivo incontro con il collega francese Emmanuel Macron, la riflessione s’è concentrata invece sull’obiettivo di sfruttare con iniziative comuni le opportunità offerte dal Piano Juncker, anche attraverso progetti e piattaforme condivise in materia di interconnessioni energetiche e di trasporto, infrastrutture digitali e venture capital.
In piena sintonia con il ministro dell’Economia e con la sua analisi, ottimista, ma consapevole del fatto che gli alisei procrescita economica non dureranno per sempre, è il quadro congiunturale che si desume dal Rapporto sulla stabilità finanziaria presentato ieri in Banca d’Italia. Infatti, a una domanda esplicita dei cronisti, che chiedevano se, nonostante alcuni segnali contrastanti come quelli sulla fiducia e sull’occupazione, via Nazionale vedesse ancora un aumento del prodotto in arrivo nel primo scorcio del 2015, la risposta del capo del servizio stabilità finanziaria della Banca centrale italiana, Giorgio Gobbi, è stata netta: «Sì, abbiamo ancora fiducia in una crescita positiva nel primo trimestre».
Non diversamente, del resto, la stessa nota mensile di congiuntura dell’Istat ieri ha confermato come, in aprile, l’indicatore composito anticipatore dell’economia italiana abbia evidenziato «un’evoluzione favorevole, risultando positivo per il quarto mese consecutivo, confermando le indicazioni a supporto di un miglioramento dell’attività economica nel corso della prima metà dell’anno». Secondo l’Istat, più in particolare, segnali positivi arrivano dall’attività industriale e dell’export extra euro, mentre in un contesto di rallentamento della fase deflazionistica restano ancora deboli le dinamiche del mercato del lavoro.
Nel rapporto di Bankitalia si ricorda anche che i rischi sulla sta- bilità finanziaria dell’Eurozona, derivanti dalla bassa crescita e da una inflazione molto bassa e persistente «si stanno attenuando con l’avvio del programma di acquisto di titoli pubblici». Come si sa, via Nazionale valuta come pari all’1,4% del prodotto il possibile impatto sull’attività produttiva del Qe deliberato dall’Eurosistema a Francoforte. Nello Stability report di via Nazionale si mette inoltre in luce il fatto che «in Italia il ritorno alla crescita e il rialzo dell’inflazione possono accelerare il riequilibrio dei conti pubblici» e agevolare, quindi, il conseguimento degli obiettivi d’indebitamento netto definiti dal governo a ottobre scorso (2,6 per cento quest’anno, 1,8 nel 2016 e 0,8 nel 2017, ndr). Non basta. Pur chiarendo che nello scenario finanziario internazionale permangono alcune zone di instabilità, il Rapporto evidenzia come nella prima fase del 2015 «il miglioramento delle condizioni dei mercati finanziari ha favorito la ripresa degli afflussi dei capitali privati in Italia». Nei primi due mesi dell’anno, infatti, gli acquisti netti di titoli pubblici italiani da parte di non residenti sono stati pari a 36 miliardi, di cui 26 in titoli a medio e lungo termine, mentre il saldo debitorio di Bankitalia sui pagamenti all’ingrosso (sistema Target2) tra dicembre 2014 e aprile 2015 si è ridotto da 187 a 182 miliardi.
VERSO IL PIANO JUNCKER Nell’incontro con il ministro francese Macron l’impegno ad azioni comuni sulle reti energetiche e sulle infrastrutture digitali