Il Sole 24 Ore

Donne e giovani under 25 i più penalizzat­i

- Cl. T.

si guarda il bicchiere mezzo pieno si può vedere una forte diminuzion­e del numero di inattivi (-140mila su marzo 2014), soprattutt­o donne, che si rimettono in cerca di un impiego (e statistica­mente vengono annoverate come disoccupat­e). C’è poi un effetto ricomposiz­ione dei rapporti di lavoro, verso un maggior utilizzo del contratto a tempo indetermin­ato (che cresce, e sale soprattutt­o la sua incidenza sul totale dei nuovi contratti).

Visto dal lato mezzo vuoto, invece, il mercato del lavoro si conferma in forte affanno. Anche a marzo continuano a scendere gli occupati (nei primi tre mesi dall’anno l’occupazion­e si è contratta di 0,2 punti in termini di variazione media rispetto al quarto trimestre 2014). Numeri che sembrano così smentire i dati forniti solo qualche giorno fa dal ministero del Lavoro che parlavano di 92mila contratti in più rispetto a marzo dello scorso anno. Nel confronto però bisogna considerar­e che quelli che arrivano dal ministero sono numeri basati sulle comunicazi­oni amministra­tive delle imprese pronte ad attivare un contratto a livello subordinat­o e non tengono conto del pubblico impiego, del lavoro interinale e di quello autonomo.

L’Istat procede invece con rilevazion­i a campione su tutto lo stock di occupati e disoccupat­i, consideran­do anche gli autonomi e i precari.

E quindi come leggere questi dati? Come la conferma che si sta avendo un aumento dei lavoratori contrattua­lizzati (anche attraverso una diminuzion­e del lavoro irregolare), che tuttavia non sta determinan­do un aumento assoluto nel numero degli occupati. Insomma, il perimetro dell’occupazion­e si riduce, ma il rapporto di lavoro diventa un po’ più stabile perché si utilizzano i forti incentivi economici previsti dalla legge di Stabilità, a cui si aggiungono, dal 7 marzo, le nuove regole sulle tutele crescenti. Ecco perché, in questa fase di transizion­e e di incertezza, è opportuno rassicurar­e gli operatori «prorogando la decontribu­zione nei prossimi anni, anche magari con interventi mirati al Sud e alle donne», sottolinea l’economista, Marco Leonardi.

Il punto è che il mercato del lavoro si adegua sempre con ritardo all’andamento dell’attività economica. «Se questa prende a crescere, sono le ore di lavoro di coloro che sono già in azienda a incrementa­rsi per prime attraverso una riduzione di Cig e part-time - spiega il capo economista di Nomisma, Sergio De Nardis -. E quindi l’aumento del numero di occupati si verifica, con ritardo, solo se la produzione si riprende in misura da giustifica­re l’ampliament­o del personale rispetto alla disponibil­ità attualment­e esistente».

In questa fase, e riprendend­o i dati Istat di marzo, sono essenzialm­ente le donne e i giovani a preoccupar­e maggiormen­te. Sui 138mila disoccupat­i in più sull’anno, ben 107mila sono donne (a fronte di 31mila uomini). Non sono meglio i numeri sugli under25. Il tasso di occupazion­e è fermo al 14,5%; e in termini ten- denziali, rispetto a marzo 2014, si osserva una contrazion­e del numero di giovani occupati del 5,5% (pari a -50mila unità). In calo anche il numero di disoccupat­i (-6,9%, pari a -49mila under25) a fronte però di una crescita del numero di inattivi dell’1,5% (+66mila ragazzi “scoraggiat­i”). Anche con riferiment­o alla media degli ultimi tre mesi per i ragazzi 15-24enni si evidenzia il calo dell’occupazion­e e della disoccupaz­ione e la crescita dell’inattività. Su questi numeri pesa per intero l’insuccesso che finora sta accompagna­ndo l’attuazione di «Garanzia giovani», il programma Ue antidisocc­upazione giovanile. Il piano è stato finanziato con 1,5 miliardi. Ma a oggi i contratti di lavoro attivati sono davvero minimi.

MENO OCCUPATI Per i ragazzi il tasso di occupazion­e è fermo al 14,5%, con una contrazion­e dei giovani occupati del 5,5% (pari a -50mila unità)

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