«Travaso di precari nel lavoro dipendente»
saldo positivo di nuovi contratti, in particolare di quelli a tempo indeterminato, registrato, a marzo, dal ministero del Lavoro e il calo di occupati certificato, nello stesso mese, dall’Istat «potrebbe essere letto, a livello economico, anche come un travaso del lavoro precario e autonomo in lavoro dipendente. Penso, in particolare, alle collaborazioni e alle partite Iva, strutturate già come rapporti di tipo subordinato, e ora trasformate dai datori in contratti stabili per beneficiare dei forti incentivi fiscali e normativi previsti dalla legge di Stabilità e dal Jobs act».
Per Carlo Dell’Aringa, classe 1940, economista del lavoro all’università Cattolica di Milano, ora deputato Pd, la fotografia scattata dall’Istat conferma un mercato del lavoro «che non riparte. L’occupazione è tornata ai livelli della primavera scorsa. Ma non bisogna sorprendersi. Dopo una crisi così forte, come quella che abbiamo avuto dal 2008, una crescita che fa fatica a decollare, e una bassa produttività, ci vorrà ancora del tempo, dei mesi, per vedere primi concreti segnali sul fronte del lavoro».
Certo, i dati sulle comunicazioni obbligatorie diffusi la settimana scorsa dal ministero guidato da Giuliano Poletti avevano evidenziato un risultato incoraggiante. Poi ieri è arrivata «la doccia fredda» dell’Istat.
Ma «stiamo analizzando due dati diversi - spiega Dell’Aringa -. Il ministero del Lavoro rende note le comunicazioni amministrative che fanno le imprese che attivano un nuovo contratto di lavoro. Sono dati di flusso, e guardano all’occupazione subordinata. L’Istat fa indagini campionarie che misurano lo stock complessivo».
Non c’è dubbio che prima o poi i flussi influenzeranno anche lo stock. Ma ciò, secondo Dell’Aringa, succederà nel lungo periodo. Intanto si può abbozzare un ragionamento economico su questi dati, e si può dire che molti contratti precari si stanno trasformando in rapporti a tempo indeterminato, resi ora più convenienti. Ci sono stabilizzazioni di partite Iva e collaborazioni. Sta emergendo an- che un po’ di lavoro nero. Questo fa aumentare i contratti, rilevati dal ministero del Lavoro, ma non l’occupazione, che certifica l’Istat, che invece è in calo.
La fotografia di ieri ci riporta ai livelli della primavera 2014. Anche qui va fatta chiarezza: «Io continuo a non spiegarmi l’espansione dell’occupazione evidenziata dalle statistiche negli ultimi mesi dello scorso anno - dice Dell’Aringa - quando tutti i principali indicatori economici erano in calo, o comunque fermi. Probabilmente, ora, il mercato del lavoro si sta depurando di questa crescita anomala, e sta tornando a livelli più realistici».