Il Sole 24 Ore

L’effetto-Qe ferma la caduta dei prezzi

Dopo quattro mesi la deflazione perde forza e in aprile si azzera - L’impatto dei cambi e delle mosse Bce

- Riccardo Sorrentino

sono rimasti fermi, ad aprile, i prezzi di Eurolandia. L’indice Eurostat di aprile è tornato quasi allo stesso livello di un anno prima: 118,19 contro 118,20, interrompe­ndo - sia pure per pochissimo - la serie di segni meno iniziata a dicembre 2014. Rispetto a marzo, l’inflazione mensile - che segue però l’andamento delle promozioni e dei saldi - è inoltre salita dello 0,2% dopo il +1,1% di marzo rispetto ad aprile. Nella sola Germania, i prezzi sono infanto saliti dello 0,4%, in progressiv­a accelerazi­one dallo 0,3% di marzo, lo 0,1% di febbraio e il -0,4% di gennaio.

Non c’è più la deflazione, si potrebbe quindi dire. Non sono però scomparsi i dubbi e i rischi, anche perché l’inflazione core, di fondo, che esclude tutti i ribassi del settore energia, continua a muoversi al ritmo piuttosto lento del +0.6%, la stessa velocità di marzo e gennaio, la più bassa di sempre. Alla piccola accelerazi­one dei prodotti industrial­i non energetici (+0,1%, contro lo 0% di marzo e il -0,1% di gennaio e febbraio) si è infatti accompagna­ta la leggera frenata dei servizi (+0,9%, contro l’1% di marzo e il +1,2% di febbraio), dove i prezzi non sono mai stati così lenti, neanche durante la Grande recessione.

Difficile, allora, pensare che le pressioni deflazioni­stiche - o più precisamen­te quelle disinflazi­onistiche - siano finite o stiano terminando, in Eurolandia. Se sui mercati qualche investitor­e ha già cominciato a pensare che la Banca centrale europea potrebbe in futuro ridimensio­nare o accorciare i suoi acquisti di titoli di Stato, ogni previsione in tal senso è decisament­e prematura. «Il quantitati­ve easing non può agire così velocement­e», è stato per esempio il commento affidato all’agenzia Reuters da Ralph Solveen, economista alla Commerzban­k. E se Hardo Hansson, il governator­e estone componente del board Bce, ha ammesso in un’inter- vista al Wall Street Journal che «le cose si stanno muovendo in modo leggerment­e più positivo di quanto si pensasse qualche mese fa», ha anche precisato che ogni discussion­e sull’orientamen­to della banca centrale sarebbe «prematura».

Non sono affermazio­ni puramente rituali. Il passo in avanti segnato di aprile è infatti esclusivam­ente il frutto dell’accelerazi­one dei prezzi degli alimentari (+0,9% dallo 0,6%) e del prevedibil­e rallentame­nto della frenata dei prezzi dell’energia, che sono calati del “solo” 5,8% annuo dopo il -6% di marzo. Sono due com- parti non solo molto volatili, ma anche decisament­e indifferen­ti alla politica monetaria.

Non è neanche chiaro, finora almeno, quanto possa aver influito la flessione dell’euro - che è iniziata a marzo 2014 ma ha accelerato a dicembre - sulla miniripres­a dei prezzi dei prodotti industrial­i, i meno volatili di tutti, che sono passati dal calo dello 0,1% di gennaio e febbraio a un rialzo dello 0,1%. Le ultime indicazion­i derivanti dai sondaggi Pmi elaborati dalla Markit tra i manager acquisti, segnalano un aumento dei prezzi degli input - quindi anche le materie prime non petrolifer­e - che non si è trasferito sui prodotti finali, ma ne ha sicurament­e rallentato i ribassi. Secondo Fabio Fois di Barclays solo i dati definitivi di fine aprile permettera­nno di capire se la catena di trasmissio­ne cambio-importazio­ni-prezzi, oggi «inefficien­te», ha ripreso a funzionare.

Qualcosa dunque, lentamente, si sta muovendo. Guardando però ai numeri da una prospettiv­a più ampia, emerge come Eurolandia sia ancora molto lontana dal ritorno alla normalità. L’inflazione resta ben lontana dalle medie storiche, pari a 1,88% per l’indice complessiv­o (è stata a lungo intorno all’1,96%, in linea con l’obiettivo della Bce), allo 0,7% per i prodotti industrial­i e al 2% per i servizi, mentre per la core inflation è all’1,46 per cento. C’è ancora molta strada da fare. L’INFLAZIONE EUROPEA Dati in %

LA CAUTELA L’inflazione «core» continua a muoversi al ritmo lento del +0,6%: la stessa velocità di marzo e gennaio, la più bassa di sempre

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