L’effetto-Qe ferma la caduta dei prezzi
Dopo quattro mesi la deflazione perde forza e in aprile si azzera - L’impatto dei cambi e delle mosse Bce
sono rimasti fermi, ad aprile, i prezzi di Eurolandia. L’indice Eurostat di aprile è tornato quasi allo stesso livello di un anno prima: 118,19 contro 118,20, interrompendo - sia pure per pochissimo - la serie di segni meno iniziata a dicembre 2014. Rispetto a marzo, l’inflazione mensile - che segue però l’andamento delle promozioni e dei saldi - è inoltre salita dello 0,2% dopo il +1,1% di marzo rispetto ad aprile. Nella sola Germania, i prezzi sono infanto saliti dello 0,4%, in progressiva accelerazione dallo 0,3% di marzo, lo 0,1% di febbraio e il -0,4% di gennaio.
Non c’è più la deflazione, si potrebbe quindi dire. Non sono però scomparsi i dubbi e i rischi, anche perché l’inflazione core, di fondo, che esclude tutti i ribassi del settore energia, continua a muoversi al ritmo piuttosto lento del +0.6%, la stessa velocità di marzo e gennaio, la più bassa di sempre. Alla piccola accelerazione dei prodotti industriali non energetici (+0,1%, contro lo 0% di marzo e il -0,1% di gennaio e febbraio) si è infatti accompagnata la leggera frenata dei servizi (+0,9%, contro l’1% di marzo e il +1,2% di febbraio), dove i prezzi non sono mai stati così lenti, neanche durante la Grande recessione.
Difficile, allora, pensare che le pressioni deflazionistiche - o più precisamente quelle disinflazionistiche - siano finite o stiano terminando, in Eurolandia. Se sui mercati qualche investitore ha già cominciato a pensare che la Banca centrale europea potrebbe in futuro ridimensionare o accorciare i suoi acquisti di titoli di Stato, ogni previsione in tal senso è decisamente prematura. «Il quantitative easing non può agire così velocemente», è stato per esempio il commento affidato all’agenzia Reuters da Ralph Solveen, economista alla Commerzbank. E se Hardo Hansson, il governatore estone componente del board Bce, ha ammesso in un’inter- vista al Wall Street Journal che «le cose si stanno muovendo in modo leggermente più positivo di quanto si pensasse qualche mese fa», ha anche precisato che ogni discussione sull’orientamento della banca centrale sarebbe «prematura».
Non sono affermazioni puramente rituali. Il passo in avanti segnato di aprile è infatti esclusivamente il frutto dell’accelerazione dei prezzi degli alimentari (+0,9% dallo 0,6%) e del prevedibile rallentamento della frenata dei prezzi dell’energia, che sono calati del “solo” 5,8% annuo dopo il -6% di marzo. Sono due com- parti non solo molto volatili, ma anche decisamente indifferenti alla politica monetaria.
Non è neanche chiaro, finora almeno, quanto possa aver influito la flessione dell’euro - che è iniziata a marzo 2014 ma ha accelerato a dicembre - sulla miniripresa dei prezzi dei prodotti industriali, i meno volatili di tutti, che sono passati dal calo dello 0,1% di gennaio e febbraio a un rialzo dello 0,1%. Le ultime indicazioni derivanti dai sondaggi Pmi elaborati dalla Markit tra i manager acquisti, segnalano un aumento dei prezzi degli input - quindi anche le materie prime non petrolifere - che non si è trasferito sui prodotti finali, ma ne ha sicuramente rallentato i ribassi. Secondo Fabio Fois di Barclays solo i dati definitivi di fine aprile permetteranno di capire se la catena di trasmissione cambio-importazioni-prezzi, oggi «inefficiente», ha ripreso a funzionare.
Qualcosa dunque, lentamente, si sta muovendo. Guardando però ai numeri da una prospettiva più ampia, emerge come Eurolandia sia ancora molto lontana dal ritorno alla normalità. L’inflazione resta ben lontana dalle medie storiche, pari a 1,88% per l’indice complessivo (è stata a lungo intorno all’1,96%, in linea con l’obiettivo della Bce), allo 0,7% per i prodotti industriali e al 2% per i servizi, mentre per la core inflation è all’1,46 per cento. C’è ancora molta strada da fare. L’INFLAZIONE EUROPEA Dati in %
LA CAUTELA L’inflazione «core» continua a muoversi al ritmo lento del +0,6%: la stessa velocità di marzo e gennaio, la più bassa di sempre
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