Il balzo dei tassi tedeschi «raffredda» lo spread a 111
bund vale un po’ meno, l’euro riacquista colore, le Borse restano in mezzo al guado. Qualcuno sul mercato lo chiama riallineamento, altri parlano di ritorno a livelli più realistici, altri ancora puntano il dito sulla voglia di portare a casa parte dei guadagni realizzati negli ultimi due mesi. Pochi sembrano preoccuparsi davvero per un movimento che per quanto riguarda l’obbligazionario raggiunge dimensioni piuttosto eclatanti, visto che il rendimento del decennale tedesco è più che raddoppiato nel giro di due giornate passando dallo 0,16% allo 0,35% di ieri.
Anche se Bloomberg calcola che da martedì sera il valore complessivo dei titoli del debito tedesco si sia ridotto di circa 55 miliardi di euro non sono molti coloro che parlano apertamente del possibile scoppio di una bolla finanziaria. «A nostro parere - conferma Mauro Vittorangeli di Allianz Global Investors - i mercati non dovrebbero essere troppo preoccupati per la svendita che ha colpito le obbligazioni governative europee e statunitensi: in questo non vediamo né l’inizio di una fase negativa per l’obbligazionario, né sviluppi che possano persuadere la Bce a pensare a un rallentamento del programma di acquisto dei bond sovrani in anticipo rispetto ai piani, perché entrambi gli scenari richiederebbero un rafforzamento significativo dei fondamentali che ancora non c’è».
Ieri, per la verità, sul fronte macroeconomico qualcosa di nuovo si è visto, dato che l’indice dei prezzi al consumo dell’Eurozona si è riportato a quota zero in aprile dopo alcuni mesi di deflazione. Ogni considerazione su possibili reazioni da parte della Bce è però da considerarsi assolutamente prematura, perché all’interno dell’area la disoccupazione resta persistente (11,3% e addirittura in rialzo al 13% in Italia) e anche la Germania non se la passa bene se è vero che le vendite al dettaglio di marzo sono sce- se a sorpresa del 2,3% rispetto al mese precedente.
Le oscillazioni degli ultimi giorni appaiono quindi dettate più dal riallineamento nei portafogli che da convinzioni legate ai fondamentali economici. Dopotutto le stesse vendite sull’obbligazionario hanno riguardato Francia ( 0,63%) e Olanda (0,50%), ma non la «periferia»: il rendimento del decennale italiano è rimasto attorno all’1,46%, cosa che ha permesso allo spread BTp-Bund di ritirarsi a 111 punti base, cioè sui livelli di due settimane fa. E simile è stato il comportamento dei titoli della Spagna (1,44%): un Paese che, per inciso, è stato in grado di crescere del 2,6% annuo nel primo trimestre del 2015.
L’altro grande movimento di riequilibrio e in qualche modo collegato alle tendenza del mercato del reddito fisso riguarda l’euro (o più in generale il superdollaro). Ieri la valuta comune ha trovato il tempo per avanzare fino oltre 1,12, una quota che non si vedeva ormai da due mesi, più o meno da quando il piano Bce è stato effettivamente avviato (e qui le analogie con il Bund si sprecano). Va detto che gran parte della recente inversione di tendenza è dovuta in realtà al rallentamento del biglietto verde, divenuto rilevante soprattutto ieri dopo il deludente dato sul Pil Usa (fenomeno sul quale l’effetto cambio ha a sua volta la sua bella fetta di responsabilità).
Anche su questo tema gli analisti non sembrano molto preoccupati e mantengono fede alle previsioni che proiettano un euro/dollaro vicino alla parità per fine anno (1,03 le attese medie raccolte da Bloomberg sul cambio): le oscillazioni di questi giorni sembrerebbero più dettate da ragioni «politiche», cioè dal timore suscitato nelle autorità monetarie delle conseguenze che il cambio esercita sulla ripresa in entrambe le sponde dell’Atlantico, che da ragionamenti di carattere puramente economico.
E non si sono fatte spaventare neppure le Borse, che pure il giorno precedente avevano accusato in modo pesante il colpo del risveglio dell’euro. Sarà che ieri nel corso della seduta la valuta comune ha in parte ridimensionato il proprio balzo finendo attorno a 1,12, ma i listini europei hanno vissuto una giornata volatile sì, senza però allontanarsi troppo dai valori della vigilia. Così Francoforte ha chiuso a +0,19%, Parigi a +0,14% e Madrid a +0,05%. A Piazza Affari, dove l’indice Ftse Mib ha concluso a +0,22% i tonfi di Fiat (-5,6%) e soprattutto StMicroelectronics (-13,3%) dopo le rispettive trimestrali sono stati alla fine compensati dalla buona vena di qualche banca e di Generali, che ha terminato la giornata dell’assemblea di Trieste in rialzo del 2,3%.
I TITOLI DI STATO Il rendimento del decennale di Berlino è più che raddoppiato in due sedute Borse europee poco mosse: Piazza Affari +0,22%