Il ribasso dei Bund rafforza il Qe di Draghi
Ci avevano raccontato che i rendimenti negativi dei Bund tedeschi erano cosa normale con il quantitative easing della Bce. Perché gli acquisti di titoli della banca centrale avevano creato una scarsità di carta sul mercato, aggravata dal fatto che tutti volevano i Bund: chi per difendersi dalla crisi greca, chi per avere in mano uno strumento che servisse da collaterale e chi perché un Bund deve necessariamente esserci in un portafoglio che si rispetti. Lo dicevano gli operatori e lo teorizzavano gli strateghi delle grandi banche d’investimento, stupiti non dal fatto che si dovesse pagare un bel gruzzolo al Tesoro tedesco per comprare i suoi titoli, ma perché il rendimento di quello a 10 anni non era ancora finito sottozero: dove, questione di settimane, sarebbe arrivato anche il trentennale.
Una manciata di sedute e i teorici della «nuova normalità» dei rendimenti sottozero hanno dovuto ricredersi e, si spera, abbiano dovuto pure rimetterci dei bei soldi. Cosa abbia innescato l’inversione di tendenza non è chiaro. S’è visto che le cose stavano cambiando verso la metà della scorsa settimana, quando Bill Gross aveva detto che andare corti (essere ribassisti) sul Bund era l’occasione di una vita. E s’è notato che il processo s’è avvitato qualche giorno fa, quando un altro noto gestore di hedge fund (Jeff Gundlach di DoubleLine) ha aggiunto l’iperbole di andare al ribasso con una leva di 100 volte. A consigliare Gross e Gundlach, più che la tecnica, dev’essere stato il buon senso, che si rivela spesso un’arma micidiale quando i comportamenti gregari degli operatori (per i quali un trend è sempre una linea retta e continua) rasentano l’idiozia. Con lo stesso spirito di emulazione con cui prima compravano, alcuni di questi operatori hanno cominciato a vendere. La necessità di chiudere le posizioni al rialzo (quelle speculative costruite sui future) ha accelerato il processo, cosicché i rendimenti del Bund decennale sono passati in 7 sedute dallo 0,05% allo 0,37% di ieri e sono diventati positivi quelli dei titoli a 7 e 5 anni e la carta a tre anni (a -0,15%) è finalmente consegnabile alla Bce. E forse s’è capito che, sotto quella presunta scarsità, c’era solo la speculazione di chi pensava di forzare i prezzi oltre ogni limite confidando nella benevolenza di Draghi.
Qualcuno ha commentato che quanto è successo finirà per annacquare il Qe. È vero il contrario, perché il denaro in eccesso finito sui Bund ha preso altre strade e in parte è finito sui titoli periferici. Non a caso, il rendimento del Btp decennale è rimasto invariato nelle ultime 7 sedute, ma lo spread s’è ridotto di trenta centesimi (a 1,12%). Quanto è successo può anzi rafforzare “politicamente” il Qe di Draghi, perché attenua le resistenze della Bundesbank: più che giustificate nel vedere tassi pesantemente sottozero che devastano il risparmio dei cittadini tedeschi (e pure i conti delle compagnie d’assicurazione).