Il Sole 24 Ore

Il governo tiene, opposizion­i fuori Aula

Votate altre due fiducie: ancora 37 dissidenti Pd, poi l’Aventino - Lunedì voto finale

- B.F.

governo incassa le ultime due fiducie all’Italicum e si prepara al voto finale previsto per lunedì sera. Nessuna particolar­e sorpresa è arrivata dai numeri. Al mattino i «sì» sono stati 350 (due in meno del giorno prima), i «no» 193 e 37 sono stati i deputati dissenzien­ti della minoranza Pd che, come mercoledì, non hanno partecipat­o al voto. Poi il colpo di scena della giornata, con l’opposizion­e che decide di abbandonar­e l’aula nel pomeriggio, quando stava per cominciare la chiama della terza fiducia, conclusasi con 342 «sì» (8 meno della mattina) e soltanto 15 «no». Una mossa decisa anche per non evidenziar­e la fuga verso casa di molti deputati con trolley al seguito. Il segnale del resto era evidente già in occasione della votazione mattutina visto che mancavano all’appello 14 «no» rispetto ai 207 del giorno prima.

La scelta dell’Aventino potrebbe essere ripetuta lunedì. Un effetto anche del duro scontro avvenuto durante la Conferenza dei capigruppo, abbandonat­a da Forza Italia e Lega, a fronte della decisione di fissare il voto finale per lunedì , lasciando ai deputati solo 11 ore per esaminare, a partire da mezzogiorn­o, i 65 ordini del giorno depositati. Nel mirino del forzista Renato Brunetta e del capogruppo della Lega Massimilia­no Fedriga c’è soprattutt­o la presidente della Camera, Laura Boldrini, accusata di essere «la notaia» del Pd e di Renzi. Ettore Rosato, capogruppo reggente dei dem, l’ha difesa definendo «inaccettab­ili» e «sconcertan­ti» certi atteggiame­nti. Ma la partita è destinata a surriscald­arsi ulteriorme­nte alla ripresa dei lavori.

Ancora non è chiaro se Fi confermerà la richiesta di procedere con voto segreto. C’è chi dice che potrebbe rivelarsi un boomerang, visto che in occasione degli unici due voti segreti in aula sulle pregiudizi­ali (anche queste presentate da Fi) le fila della maggioranz­a si sono ingrossate raggiungen­do quota 385.

Quel che potrebbero fare però le opposizion­i, è presentare comunque la richiesta di voto segreto e poi abbandonar­e l’aula. Il regolament­o non lo vieta. In questo modo eviterebbe­ro soccorsi “impropri” al Governo e farebbero emergere il numero dei dissenzien­ti Pd, che probabilme­nte saranno più dei 37 che hanno abbandonat­o l’aula in occasione della fiducia. Non a caso nel governo si evitano accuratame­nte toni trionfalis­tici. Maria Elena Boschi predica «fiducia» e «prudenza» rivendican­do la scelta di mettere la fiducia sull’Italicum definita una «battaglia di libertà giocata a viso aperto».

In ballo non è tanto il passaggio dell’Italicum. Anche l’opposizion­e lo dà per scontato e infatti il M5s ha già annunciato la raccolta delle firme per un referendum abrogativo della nuova legge elettorale, a cui si sono unite Sel e anche Fi. La partita è sui numeri che la maggioranz­a otterrà nel voto segreto, senza il «soccorso» dei trasformis­ti dell’opposizion­e. Se il sì all’Italicum dovesse essere certificat­o da un numero di deputati assai inferiore a quello che ha votato la fiducia, per Renzi si porrebbe un problema politico, che l’opposizion­e potrebbe sfruttare. I giochi comunque sono tutti dentro la maggioranz­a e in particolar­e nel Pd.

Nella minoranza esponenti come Rosi Bindi, pur ribadendo il dissenso sull’Italicum, escludono scissioni o rotture traumatich­e. Ma altri come Alfredo D’Attorre o Pippo Civati spingono invece in questa direzione. Il primo ha parlato sprezzante­mente di Renzi come di un « caudillo » , mentre il secondo condivide l a scelta del referendum abrogativo portato avanti da grillini, Sel e Fi. MERCOLEDÌ 1 Votanti: 560

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Maria Elena Boschi, ministro per le Riforme costituzio­nali e i rapporti con il Parlamento
AGF A Montecitor­io. Maria Elena Boschi, ministro per le Riforme costituzio­nali e i rapporti con il Parlamento

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