Il Sole 24 Ore

Al Senato 26 dissidenti, maggioranz­a a rischio

- Barbara Fiammeri

mirino ora va puntato su Palazzo Madama. È lì che Matteo Renzi dovrà fare i conti con lo «strappo» provocato nel Pd dall’Italicum. Sono 26 i senatori che a gennaio manifestar­ono pubblicame­nte il loro dissenso sulla legge elettorale e che in questi giorni hanno solidarizz­ato con la decisione dei loro colleghi della Camera di non votare la fiducia.

Un numero capace di mettere in crisi Renzi, che a Palazzo Madama può contare su un margine per la maggioranz­a di appena una decina di voti. E proprio dal Senato nelle prossime settimane e comunque prima della pausa estiva dovranno passare provvedime­nti strategici, quali la riforma della scuola (ancora alla Camera) e le unioni civili su cui il premier - come si dice - ci ha messo perso- nalmente la faccia. Senza dimenticar­e ovviamente la riforma costituzio­nale del Senato, sulla quale la minoranza è già pronta a far saltare il banco. Renzi lo sa bene e per questo invia segnali di pace, mostrandos­i disponibil­e ad andare incontro ad alcune delle richieste della minoranza sia sulla riforma costituzio­nale che sulla «buona scuola».

Nel frattempo però prosegue il lavoro di scouting per ampliare, se non la maggioranz­a, almeno la rete di sicurezza a protezione del governo. Un lavoro di rammendo che è cominciato da tempo e che coinvolge parte degli ex grillini (in tutto una quindicina) e quell’ala insoddisfa­tta di Fi che attende di capire il «che fare?» dopo l’appuntamen­to elettorale del 31 maggio.

Ma la partita per il premier è complicata. Anche perché sulla riforma della scuola deve fare i conti con i tempi, visto che il provvedime­nto, come è stato ampiamente sbandierat­o, porta con sé un pacchetto corposo di assunzioni, da realizzare obbligator­iamente entro metà giugno, per consentire la formazione delle classi del prossimo anno scolastico.

Il voto in aula di Montecitor­io è previsto non oltre il 19 maggio. Poi il provvedime­nto passerà a Palazzo Madama che chiuderà però i battenti la settimana prima delle elezioni regionali. Probabile quindi che, per rispettare i tempi, il Senato si limiti a ratificare il testo della Camera, a meno che Renzi non decida di procedere per le assunzioni con un decreto (magari alla vigilia del voto regionale).

Fronte caldo è anche quello sulle unioni civili che si sta giocando al Senato e in particolar­e in commission­e Giustizia, dove lunedì scade il termine per la presentazi­one degli emendament­i. In questo caso a mettere in difficoltà la maggioranz­a saranno i mal di pancia dei centristi che potrebbero rendere difficile l’approvazio­ne del testo in commission­e.

Un percorso ostacoli destinato ad esplodere sulla riforma costituzio­nale, che dovrebbe arrivare in aula (almeno questa è l’intenzione) per i primi di luglio, giusto un anno dopo quel sì che sancì il primo «strappo» della minoranza Pd. Solo che a differenza di allora, Renzi non avrà più l’appoggio di Berlusco-

LA RETE DI PROTEZIONE Lavoro di scouting degli uomini del premier per ampliare la rete di protezione del governo cercando di coinvolger­e gli ex-M5S e i delusi di Fi

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