Pd, operazione ricucitura per evitare altre defezioni
l’inaugurazione dell’Expo 2015 - la vetrina più prestigiosa per il rilancio economico italiano («la scommessadiExpoèlaripartenzadelpaese», ha detto ieri arrivando a Milano per l’inaugurazione del Silos di Giorgio Armani)-conl’importante successopoliticodellatriplafiducia sull’Italicum. Anche questo spiega l’accelerazione impressa dal premier affinché si votasse subito la riforma elettorale senza attendere l’inizio di maggio. Una vetrina politica, quella della riforma elettorale, che parla all’estero dell’«affidabilità riformista» del suo governo. L’orizzonte resta tuttavia tempestoso, e non solo sul fronte economico (proprio ieri i dati negativi Istat sulla disoccupazione e la bocciatura da parte della Consulta dei tagliallepensionidellaleggeFornero che crea un buco nel bilancio pubblico di circa 5 miliardi).
Nonostante la vittoria che si profila sull’Italicum, e forse proprio in virtùdiquestavittoria, lafratturainterna al Pd può portare conseguenze politiche importanti (la parola scissione, anche se esclusa da tutti i bigacominciaredaPierLuigiBersani, nonèpiùuntabùnell’alapiùradicale) che potrebbero frenare il percorso del governo: in Senato, dove i numeri per la maggioranza sono sottoladecina, idissidentibersaniani capeggiati da Miguel Gotor e Maurizio Migliavacca sono 20-25. Da qui la necessità di ricucire, come ammette il numero due del Pd Lorenzo Guerini: «Ieri c’è stato uno strappo,anchesecontenuto,daparte d una minoranza dei nostri deputati: lavoreremo nei prossimi giorni per recuperare una frattura. Mi augurochesiarecuperabile, celochiedono i nostri elettori». Da qui ai prossimi giorni la “ricucitura” riguarda soprattutto la trattativa sotterranea sui miglioramenti da apportare al Ddl Boschi ora all’esame del Senato. Nonché la questione del nuovo capogruppo che dovrà esse- re eletto la prossima settimana per sostituire Roberto Speranza: oltre alla promozione di Ettore Rosato (soluzione più probabile), resta l’ipotesi di premiare la minoranza deinuoviresponsabilieleggendoad esempio Enzo Amendola (questa sceltacreerebbetuttaviatroppimalumori sia tra i renziani sia tra i dissidenti, che la vedrebbero come una provocazione). Ma Stefano Fassina ribatte che gli uomini di Renzi sottovalutano la portata della ferita, perchéaldilàdell’Italicumodellariforma del Senato una parte dei dem non accetta l’idea del “partito della Nazione” che si allarga all’area moderata. «Ilpremierhastrappatocon il dna valoriale del Pd, e questo non lo minimizzerei», ripete Fassina.
Il dissenso interno, insomma, supera ormai la questione di merito. Anche per questo la ministra Maria Elena Boschi mostra una certa cautela in vista dell’ultimo scoglio che attende l’Italicum alla Camera con il votosegretofinaledilunedìsera(sul quale non può essere posta la fiducia):«Sonofiduciosamaprudente». I38chenonhannovotatolaprimafiduciahannotenutoancheieri(dai38 andrebbe però escluso Vaccaro, vistochedalgruppoPdhannofattosaperechelasuanonpartecipazioneal votononeradovutaamotivi«politici»).Oraperlorolasceltarestacome comportarsiinAulalunedìsera:non partecipazioneovotocontrario.Ma dipenderàanchedalledecisionidelle opposizioni: la presenza dei dissidenti in Aula per non rischiare il numero legale è garantita in caso di ripetuto Aventino. Quanto al resto della minoranza, non dovrebbero essere molti coloro che dopo aver votatolafiduciasonoprontiavotare controlalegge:l’arearealedegliantirenziani doc è stimata sia dai renziani sia dagli stessi dissidenti in una cinquantina di deputati. Ma molto dipenderà dai colloqui del week end, se anche un dialogante come Cesare Damiano, che le fiducie le ha votate, diceva ieri sera di non aver ancora deciso come votare lunedì.