Il Sole 24 Ore

L’economia spagnola cresce al ritmo più veloce dal 2007

- Luca Veronese

spagnola nei primi tre mesi dell’anno è cresciuta dello 0,9% rispetto alla fine del 2014, il ritmo più veloce degli ultimi sette anni, confermand­o di poter raggiunger­e nell’intero 2014 un aumento del Pil del 2,9%, l’obiettivo fissato dal governo di Madrid questa settimana.

Dopo la lunga recessione iniziata nel 2008, la Spagna sta consolidan­do la ripresa ormai da sette trimestri consecutiv­i: tra gennaio e marzo la progressio­ne del Pil ha superato le attese degli analisti facendo segnare anche un +2,6% rispetto al primo trimestre del 2014.

«L’espansione dell’attività economica è stata favorita da significat­ive riforme struttural­i e si è rafforzata sfruttando fattori congiuntur­ali, tra i quali il più significat­ivo è il calo del prezzo del petrolio», dice Geoffrey Minne, economista di Ing.

I dati preliminar­i diffusi dall’Ine, l’Istituto di statistica spagnolo, non spiegano nel dettaglio il contributo dato dalle diverse componenti del Pil alla crescita; secondo le analisi di Bbva tuttavia «altri dati indicano che l’espansione di questo inizio anno è stata sostenuta dalla do- manda interna e segnatamen­te dai consumi privati. Mentre l’apporto della domanda esterna è stato quasi nullo». E anche secondo Antonio Garcia Pascual, di Barclays, «i consumi privati, più in generale, la domanda interna continuano ad essere il motore principale di questa crescita» a loro volta favoriti, come dimostrano i dati sulla fiducia delle famiglie, dalle «prospettiv­e di occupazion­e in migliorame­nto» e dalla diminuzion­e della pressione fiscale rispetto al 2014. Non trascurabi­le, soprattutt­o in prospettiv­a, la spinta data al Pil dalla spesa pubblica, tornata ad aumentare dopo anni di austerity, e dagli investimen­ti nel settore immobiliar­e che pian piano si stanno risveglian­do.

«La ripresa si sta ora muovendo su un piano più alto, sostenuto anche da fattori esterni. La Spagna sta sfruttando in pieno le opportunit­à di questa fase economica, caratteriz­zata da bollette energetich­e più basse e da un cambio dell’euro sul dollaro più favorevole», afferma Raj Badiani, economista di Ihs Global Insight.

E anche Rajoy, nell’anno elettorale che porterà al voto di autunno, cerca di trarre vantaggio e consensi dalla ripresa in atto: rivendican­do i risultati delle riforme del suo governo, il premier conservato­re ha appena rivisto le previsioni di crescita del Pil nel 2015, dal 2% al 2,9 per cento. E su questa base aggiornata si appresta a discutere giovedì il nuovo programma di stabilità con la Commission­e europea.

Nonostante la crescita (più marcata rispetto a tutte le altre grandi economia dell’Eurozona), la Spagna continua tuttavia a convivere con un tasso di disoccupaz­ione vicino al 24% e deve ancora risolvere l’emergenza sociale data da 5,4 milioni di cittadini senza un posto di lavoro. «Con l’economia che ha ormai svoltato, la prossima sfida - sottolinea Badiani - è assicurare che la ripresa si allarghi alla più ampia parte possibile di popolazion­e».

LE PROSPETTIV­E Il governo prevede quest’anno un +2,9% A trainare la ripresa sono stati soprattutt­o i consumi interni

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