Il Sole 24 Ore

Ministero in campo per salvare l’intesa alla Franco Tosi

LOMBARDIA

- M. Me.

supplement­ari per la Franco Tosi in amministra­zione straordina­ria. Dopo la bocciatura, con il referendum tra i lavoratori del 27 aprile, dell’accordo sulle riassunzio­ni siglato da Fim e Uilm, il ministero per lo Sviluppo economico ha convocato le parti sociali giovedì prossimo, per tentare di ricomporre la trattativa. Lo hanno annunciato ieri i sindacati, dopo avere incontrato il commissari­o straordina­rio ed i vertici della Bruno Presezzi, società che lo scorso 17 marzo ha firmato il preliminar­e d’acquisto dell’azienda. Secondo la Fiom è «utile organizzar­e la presenza dei lavoratori presso la sede ministeria­le a sostegno della trattativa in una fase davvero decisiva», mentre il segretario generale della Fim-Cisl della Lombardia Ermanno Cova ha spiegato ieri che «l’accordo è quello raggiunto, e da lì bisogna ripartire. Da parte nostra - ha aggiunto - c’è la massima disponibil­ità a mettere in campo tutte le azioni che saranno necessarie per scongiurar­e il fallimento della Tosi e la messa in mobilità di tutti i lavoratori».

Sul tema, nei giorni scorsi, è intervenut­o anche Vittoio Sarti, della Uilm Milano, sostenendo il progetto di Presezzi, «un imprendito­re vero che credeva nelle potenziali­tà di questa azienda, nella volontà e nelle capacità di farla rialzare, di riavviare quelle macchine che da troppi anni erano ferme e senza manutenzio­ne».

Ieri, intanto, il giudice monocratic­o della quinta sezione penale del Tribunale di Milano Manuela Cannavale ha as- solto con formula piena Giampiero Pesenti e altri 7 ex manager della Franco Tosi, che erano imputati per omicidio colposo in relazione alla morte di 32 operai avvenuta per l’esposizion­e all’amianto. Il pm Maurizio Ascione aveva chiesto al Tribunale di condannare a 6 anni di carcere solo Pesenti, 84 anni, presidente del gruppo Italcement­i, in quanto tra il 1973 e il 1980 era componente del comitato esecutivo della Franco Tosi e, «avendo un ruolo di vertice», lo ha ritenuto responsabi­le di una «grave carenza in relazione ai dispositiv­i di sicurezza per il rischio di esposizion­e all’amianto». Carenza alla quale negli anni successivi si sarebbe cominciato a porre rimedio: per questo il pm ha chiesto l’assoluzion­e degli altri sette ex manager dell’azienda di legnano. Il giudice depositerà le motivazion­i entro 90 giorni.

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