«Usciti dalle aule di San Luca i ragazzi trovano solo deserto»
preside della scuola Corrado Alvaro di San Luca (Reggio Calabri), Domenica Cacciatore, calabrese di Vibo Valentia, sa che il 27 marzo l’Osservatorio per l’edilizia scolastica del ministero dell’Istruzione ha presentato i risultati della “buona scuola”: su 7.690 interventi previsti nel 2014 per un investimento di 150 milioni, il 94,1% è stato realizzato. In Calabria la percentuale sale al 97,6%.
Cacciatore, dal 1° settembre 2011 a capo di un polo didattico che definire complesso è un eufemismo, sa cosa vuol dire “buona scuola”, visto che sta mettendo tutta se stessa in un’esperienza che però volge al termine. Anche la sua scuola ha beneficiato dei fondi ministeriali per i locali del piano terra prima abbandonati e degradati «ma mancano gli infissi – afferma la preside – che dovrebbe mettere a disposizione il Comune di San Luca con i fondi Cipe che ha in bilancio».
Perché ha deciso che questo sarà l'ultimo anno a San Luca?
Ritengo che sia finito un ciclo. È una fatica inumana lavorare qui, dove manca perfino l’ordinario. I veri latitanti, a parte l’Arma dei Carabinieri che mi è sempre stata vicina anche nei momenti più difficili, sono le Istituzioni. Devi sempre chiedere favori e insistere. Una preside non deve e non può essere costretta a scrivere al presidente della Repubblica per un rubinetto che gocciola.
In un ordine di priorità chi l’ha lasciata più sola?
Il Comune di San Luca senza dubbio. La Provincia non ha alcuna competenza sulla scuola di primo grado mentre la Regione nel passato mi è stata vicina. Con il nuovo Governatore e con la Giunta regionale non c’è stato ancora alcun contatto, che auspico per il futuro di questo polo educativo e formativo.
Si sente sola anche all’interno della scuola?
Per certi versi si. Alcuni colleghi se possono si nascondono dietro un dito per fare in modo che le responsabilità siano solo mie e ricadano su di me. Le cose che abbiamo miglirato in questi anni sono state fatte solo con un gruppo di insegnanti che mi è stato vicino e ha creduto in un progetto di rinascita.
Perché la criminalità e la cultura criminale mettono nel mirino le scuole?
Perché la scuola è il primo luogo dove si possono creare uomini liberi. È il luogo della bellezza e della libertà. È da qui che parte il seme del cambiamento e la speranza di un rilancio per queste terre.
È riuscita a cambiare almeno un pò le teste dei ragazzi che nella sua scuola portano cognomi molto pesanti?
I ragazzi si sono avvicinati alla bellezza dell’insegnamento, si sono innamorati del mio modo di vivere la scuola e hanno apprezzato persino l’apertura nella stagione estiva. Ma oltre la scuola, qui, lo scriva, c’è il nulla.