Galateri: «Sul voto multiplo la scelta spetta agli azionisti»
in particolare, ha detto che la riterrebbe una modifica positiva per l’azienda, che per sua natura ha certamente bisogno di azionisti fedeli che la supportino nel lungo periodo, e per i soci, che verrebbero giustamente premiati per il sostegno ‘incondizionato’ che hanno garantito all'azienda. Clemente Rebecchini, anch’esso consigliere di Trieste in qualità di rappresentante di Mediobanca, si è limitato a commentare che della questione non si è mai discusso in consiglio e che non sa quando e se si affronterà il nodo. Al di là di quelle che possono essere le posizioni dei singoli azionisti, ugualmente comprensibili, pare indispensabile riflettere sull’opportunità o meno che questa modifica venga introdotta. Di certo non può essere una scelta che può maturare in maniera estemporanea, l’input, se tale dovrà essere, dovrà arrivare dalla base azionaria e dovrà essere una scelta altamente ponderata, frutto di un progetto condiviso. E ciò potrà avvenire solo a valle di approfondite valutazioni. Perché, come ha ricordato ieri il presidente delle Generali, Gabriele Galateri di Genola, «è una questione che compete agli azionisti e che richiede comunque il voto favorevole del 66% del capitale presente». «È un tema che vale la pena di esaminare» a fondo, ma per la sua eventuale approvazione non serve un’assemblea ad hoc, ha rilevato il presidente di Generali.
Certo il quorum certamente non sarà facile da raggiungere, tanto più alla luce del peso crescente che i fondi esteri si stanno ritagliando nel capitale del Leone. Basta guardare i nume- ri registrati ieri in assemblea. È stato depositato circa il 47% del capitale così suddiviso: un 26% è riconducibile agli azionisti italiani mentre il 21% fa capo a investitori stranieri. Un’ascesa, quella dei capitali esteri, registrata soprattutto nell’ultimo triennio. Nel 2012 in assemblea erano il 9,2% del capitale, lo scorso anno il 15,2% e quest’anno hanno superato il 20% di fatto grazie all'ingresso di BlackRock e di People Bank of China. Una presenza assai rilevante e, stando alle posizioni espresse in più occasioni, poco favorevole al voto multiplo. Senza contare che, sulla carta, il nocciolo italiano
IL PESO CRESCENTE Dopo l’ingresso di BlackRock e People Bank of China ieri in assemblea gli istituzionali esteri si sono presentati con il 21% del capitale
potrebbe scontare qualche punto percentuale in meno nei prossimi anni considerata l’intenzione di Mediobanca di ridurre la propria quota di circa un 3%. Non è detto che Piazzetta Cuccia si presenterà alla prossima assemblea di bilancio, sarebbe quella eventualmente la sede deputata a discutere dell'introduzione del voto multiplo, già ridimensionata. Tuttavia, stanti i numeri espressi ieri in assise, perché la delibera venga approvata servirebbe il 31% del capitale favorevole, ossia tutto il fronte italiano più un 5% di capitale “straniero”, poco più di quello che hanno in pancia BlackRock e People Bank of China.