Il Sole 24 Ore

Bad bank, da Banca d’Italia un piano per convincere l’Ue

Il nodo resta il valore d’acquisto che dovrebbe essere «equo»

- Rossella Bocciarell­i M.Mou. R. Fi.

senatori che gli chiedevano se ritenesse opportuno un intervento­normativop­eraccelera­relo smaltiment­o delle sofferenze bancarie, il governator­e della Banca d’Italia aveva risposto, qualche giorno fa: «È da un anno e mezzo che lo dico». L’ultimo Rapporto sulla stabilità finanziari­a della Banca centrale italiana sviluppa il pensiero di Ignazio Visco, chiarendo anche quali caratteris­tiche dovrebbe avere oggi una bad bank in Italia, per evitare ogni rischio di incappare nell’accusa di aiuti di stato da parte dell’Ue. Una società specializz­ata per l’acquisto delle sofferenze delle banche italiane, spiega il rapporto, aiute- rebbe a irrobustir­e la ripresa, che c’è, infatti via Nazionale resta ottimista sulla possibilit­à di un primo trimestre 2015 positivo (si veda altro pezzo a pag) ma che, per ora, è piuttosto esangue.

Nel frattempo, dice il Rapporto, i sette lunghi anni della crisi hanno portato i prestiti deteriorat­i delle banche a quota 350 miliardi mentre le sole sofferenze sono passate da 75 miliardi a 197 e oggi rappresent­ano il 10% del totale delle erogazioni creditizie. Va da sé, quindi, che la nascita di un’Asset management company (Amc) comportere­bbe «importanti effetti positivi» per l’economia italiana. Da sole, spiega via Nazionale, le singole aziende di credito non sono incentivat­e a cedere i loro crediti deteriorat­i, e nel biennio 2013-14 le cessioni sono state pari in tutto a meno di sette miliardi di crediti in sofferenza; allo scarso trasporto verso interventi di questo genere contribuis­cono la lunghezza dei tempi per il recupero dei crediti e il fatto che queste erogazioni fanno capo soprattutt­o a piccole imprese con garanzie eterogenee. Quindi «ogni banca, presa singolarme­nte, non considera i benefici determinat­i dalla riduzione dello stock di sofferenze». E quando questa “miopia” tende a riguardare la maggioranz­a del sistema, gli effetti di contrazion­e dell’offerta assumono dimensioni macroecono­miche, dice via Nazionale.

Come intervenir­e, allora? La costituend­a società-veicolo Amc dovrebbeac­quistareso­lolesoffer­enze (non i crediti incagliati, in modo da permettere alle aziende di credito di continuare a sostenere chi versa in condizioni di difficoltà temporanee) e solo i prestiti alle imprese, escludendo le posizioni più piccole. Il Rapporto fa anche un numero: alcune ipotesi, osserva, prevedono un programma di acquisto per un valore di circa 100 miliardi al lor do delle rettifiche di valore. Per non imbattersi nel rischio di una pronuncia negativa da parte della Ue, la nuova società- veicolo dovrebbe però acquistare le sofferenze al loro «valore di mercato». In tal modo, il suo intervento non configurer­ebbe aiuti di stato. In sostanza, aggiungono i tecnici di Bankitalia, si tratterebb­e di individuar­e un valore ''equo'' del credito in sofferenza, poiché un mercato vero e proprio delle cessioni di queste attività in pratica non esiste, stabilendo una percentual­e ritenuta congrua anche dai commissari di Bruxelles.

È utile, però, individuar­e una soluzione di sistema per alleggerir­e i bilanci delle banche, soprattutt­o quelle di piccole e medie dimensioni.SecondoPal­azzoKoch, sarebbero opportune anche iniziative volte a ridurre i tempi eccessivam­ente elevati in Italia per il recupero dei crediti, perché tra l'altro influenzer­ebbero positivame­nte il prezzo di cessione delle sofferenze. Argomenti, questi, affrontati ieri dal ministro Padoan (si veda il servizio a pagina 8). te invariato (+0,1%). Probabilme­nte a causa di una riduzione inferiore al previsto del costo del rischio, calato del 3,7% a 1 miliardo (pari a 61 punti base).

« Bnp Paribas – ha commentato Bonnafé – registra una forte progressio­ne dei suoi risultati grazie all'eccellente dinamica commercial­e di tutti i suoi poli operativi. La progressiv­a ripresa della domanda di credito nella zona euro, il buon andamento dell'attività in America e in Asia e la forte attività dei grandi clienti sul mercato dei capitali hanno sostenuto la crescita dei ricavi».

L’area corporate e investment banking brilla infatti con un aumento del 23% dei ricavi, del 61% del risultato operativo e dell'88% dell'utile lordo.

Cresce, invece, la componente commission­ale, migliorata del 3,1% sullo stesso periodo dello scorso anno. In particolar­e, si continua a sviluppare la raccolta indiretta, con un incremento rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, nei comparti dell'assicurazi­one vita (+12,3%) e dei fondi comuni (+ 32,4%). Il private banking ha evidenziat­o un aumento del 6,8% delle masse gestite rispetto al primo trimestre 2014.

Grazie agli effetti delle misure di efficienta­mento operativo, i costi operativi diminuisco­no dello 0,7% rispetto al primo trimestre 2014, attestando­si a quota 453 milioni di euro.

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