Bad bank, da Banca d’Italia un piano per convincere l’Ue
Il nodo resta il valore d’acquisto che dovrebbe essere «equo»
senatori che gli chiedevano se ritenesse opportuno un interventonormativoperaccelerarelo smaltimento delle sofferenze bancarie, il governatore della Banca d’Italia aveva risposto, qualche giorno fa: «È da un anno e mezzo che lo dico». L’ultimo Rapporto sulla stabilità finanziaria della Banca centrale italiana sviluppa il pensiero di Ignazio Visco, chiarendo anche quali caratteristiche dovrebbe avere oggi una bad bank in Italia, per evitare ogni rischio di incappare nell’accusa di aiuti di stato da parte dell’Ue. Una società specializzata per l’acquisto delle sofferenze delle banche italiane, spiega il rapporto, aiute- rebbe a irrobustire la ripresa, che c’è, infatti via Nazionale resta ottimista sulla possibilità di un primo trimestre 2015 positivo (si veda altro pezzo a pag) ma che, per ora, è piuttosto esangue.
Nel frattempo, dice il Rapporto, i sette lunghi anni della crisi hanno portato i prestiti deteriorati delle banche a quota 350 miliardi mentre le sole sofferenze sono passate da 75 miliardi a 197 e oggi rappresentano il 10% del totale delle erogazioni creditizie. Va da sé, quindi, che la nascita di un’Asset management company (Amc) comporterebbe «importanti effetti positivi» per l’economia italiana. Da sole, spiega via Nazionale, le singole aziende di credito non sono incentivate a cedere i loro crediti deteriorati, e nel biennio 2013-14 le cessioni sono state pari in tutto a meno di sette miliardi di crediti in sofferenza; allo scarso trasporto verso interventi di questo genere contribuiscono la lunghezza dei tempi per il recupero dei crediti e il fatto che queste erogazioni fanno capo soprattutto a piccole imprese con garanzie eterogenee. Quindi «ogni banca, presa singolarmente, non considera i benefici determinati dalla riduzione dello stock di sofferenze». E quando questa “miopia” tende a riguardare la maggioranza del sistema, gli effetti di contrazione dell’offerta assumono dimensioni macroeconomiche, dice via Nazionale.
Come intervenire, allora? La costituenda società-veicolo Amc dovrebbeacquistaresololesofferenze (non i crediti incagliati, in modo da permettere alle aziende di credito di continuare a sostenere chi versa in condizioni di difficoltà temporanee) e solo i prestiti alle imprese, escludendo le posizioni più piccole. Il Rapporto fa anche un numero: alcune ipotesi, osserva, prevedono un programma di acquisto per un valore di circa 100 miliardi al lor do delle rettifiche di valore. Per non imbattersi nel rischio di una pronuncia negativa da parte della Ue, la nuova società- veicolo dovrebbe però acquistare le sofferenze al loro «valore di mercato». In tal modo, il suo intervento non configurerebbe aiuti di stato. In sostanza, aggiungono i tecnici di Bankitalia, si tratterebbe di individuare un valore ''equo'' del credito in sofferenza, poiché un mercato vero e proprio delle cessioni di queste attività in pratica non esiste, stabilendo una percentuale ritenuta congrua anche dai commissari di Bruxelles.
È utile, però, individuare una soluzione di sistema per alleggerire i bilanci delle banche, soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni.SecondoPalazzoKoch, sarebbero opportune anche iniziative volte a ridurre i tempi eccessivamente elevati in Italia per il recupero dei crediti, perché tra l'altro influenzerebbero positivamente il prezzo di cessione delle sofferenze. Argomenti, questi, affrontati ieri dal ministro Padoan (si veda il servizio a pagina 8). te invariato (+0,1%). Probabilmente a causa di una riduzione inferiore al previsto del costo del rischio, calato del 3,7% a 1 miliardo (pari a 61 punti base).
« Bnp Paribas – ha commentato Bonnafé – registra una forte progressione dei suoi risultati grazie all'eccellente dinamica commerciale di tutti i suoi poli operativi. La progressiva ripresa della domanda di credito nella zona euro, il buon andamento dell'attività in America e in Asia e la forte attività dei grandi clienti sul mercato dei capitali hanno sostenuto la crescita dei ricavi».
L’area corporate e investment banking brilla infatti con un aumento del 23% dei ricavi, del 61% del risultato operativo e dell'88% dell'utile lordo.
Cresce, invece, la componente commissionale, migliorata del 3,1% sullo stesso periodo dello scorso anno. In particolare, si continua a sviluppare la raccolta indiretta, con un incremento rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, nei comparti dell'assicurazione vita (+12,3%) e dei fondi comuni (+ 32,4%). Il private banking ha evidenziato un aumento del 6,8% delle masse gestite rispetto al primo trimestre 2014.
Grazie agli effetti delle misure di efficientamento operativo, i costi operativi diminuiscono dello 0,7% rispetto al primo trimestre 2014, attestandosi a quota 453 milioni di euro.