Il Sole 24 Ore

Raddoppio termini con doppio binario

- Di Maurizio Leo

finalmente ripreso l’iter che porta all’attuazione della riforma fiscale. Nei giorni scorsi, infatti, in Consiglio dei ministri sono stati approvati tre decreti contenenti molte delle misure attuative di una delega ormai attesa da troppo tempo. Tra queste, quella che sembra di maggiore attualità riguarda il raddoppio dei termini; previsione importante perché impatta anche sulla “nuova” procedura di collaboraz­ione volontaria.

Ma andiamo con ordine e cerchiamo di capire i perché di questo inevitabil­e collegamen­to.

Partiamo dalla nuova procedura di voluntary disclosure. Quest’ultima prevede la possibilit­à per il contribuen­te di regolarizz­are la propria complessiv­a posizione fiscale attraverso l’evidenziaz­ione, all’amministra­zione finanziari­a, di tutte le informazio­ni fiscalment­e rilevanti. Naturalmen­te queste informazio­ni dovranno riguardare tutti i periodi d’imposta che, a normativa vigente, rimangono ancora accertabil­i. Il problema si pone nella misura in cui anni per i quali l’ufficio sarebbe decaduto dal potere di accertamen­to vanno considerat­i comunque “riaperti” ex articolo 43 del Dpr 600/73, in quanto le violazioni commesse costituisc­ono il (mero) presuppost­o per l’invio della notitia criminis. Insomma, in questi casi gli anni da “regolarizz­are” sarebbero non più dal 2010 al 2013, ma dal 2006 al 2013 (salvo i casi di omessa dichiarazi­one, nei quali si potrebbe arrivare a dover sanare anche il periodo d’imposta 2004). Tutto ciò, malgrado la legge delega espressame­nte precisi la necessità di rivedere, in senso ampiamente restrittiv­o, la disciplina del raddoppio dei termini.

Come si è già avuto modo di evidenziar­e su queste pagine, molti contribuen­ti si trovano oggi in una sorta di limbo: intendono presentare l’istanza di collaboraz­ione volontaria, ma non lo fanno perché il rischio è che vadano sanati periodi d’imposta per i quali, laddove venissero attuati i principi della legge delega, l’ufficio sarebbe già decaduto dal potere di accertamen­to. E tutto ciò sopportand­o il rischio di essere controllat­i e di perdere, quindi, il diritto di essere ammessi alla voluntary disclosure. Infatti, in questo caso, a differenza che nel passato, non sussistono inibizioni per l’ufficio nell’effettuare accessi, ispezioni e verifiche.

È in questo complesso scenario che s’inserisce il decreto approvato in Consiglio dei ministri, che chiarisce che, se la notizia di reato non è stata presentata entro il termine ordinario di decadenza, il raddoppio non può legittimam­ente operare. In sostanza, nella prospettiv­a dei contribuen­ti che intendano aderire alla procedura di voluntary disclosure, in tutti i casi in cui non sia già intervenut­a la notizia di reato (peraltro nei termini ordinari per notificare l’accertamen­to fiscale), gli anni da regolarizz­are fiscalment­e saranno “solo” quelli dal 2010 al 2013, con conseguent­e riduzione delle imposte e delle sanzioni dovute in applicazio­ne della procedura.

Tutto risolto, allora? No di certo, perché se è innegabile che quella ipotizzata potrebbe essere, a regime, una soluzione alla impasse determinat­asi, è altrettant­o innegabile che il problema, allo stato, non è superato. Infatti, il decreto non è immediatam­ente attuativo, dovendo essere inviato alle Commission­i per i pareri di rito. Il rischio di ripetere il ping pong tra Camera e Governo, già realizzato­si sulle dichiarazi­oni precompila­te, è evidente.

Intanto, però, si è creato uno strano, quanto iniquo, doppio binario: chi presenterà prima dell’entrata in vigore del decreto dovrà comunque indicare, tra le annualità oggetto della procedura, i periodi d’imposta dal 2006 al 2009, chi present erà l ’ i stanza dopo potrà limitarsi agli elementi rilevan- ti per il periodo 2010-2013. D’altra parte, questo è l’effetto della scelta di non realizzare un intervento ad hoc che anticipi, nell’ambito della procedura di voluntary disclosure, i principi cardine della delega sul raddoppio dei termini.

L’auspicio, quindi, è che, dopo tanto passeggiar­e, si cominci davvero a correre, come sembra nelle intenzioni (si veda Il SOle 24 Ore di ieri) . Settembre 2015, il termine entro cui presentare l’istanza, è ormai vicino e, si sa, luglio e agosto (se non altro per ragioni climatiche) non sono i mesi migliori per chiudere accordi che potrebbero essere anche particolar­mente complessi. Una proroga della voluntary disclosure dovuta alla inattività del legislator­e sarebbe la conferma, non richiesta, di una scarsa attenzione ai temi fiscali.

IL QUADRO Necessario accelerare i tempi per l’approvazio­ne delle nuove disposizio­ni per evitare disparità fra contribuen­ti

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