Bilanci locali, il Viminale «vigila»
termine per chiudere i consuntivi degli enti locali è scaduto ieri, senza che siano state accolte le richieste di slittamento piovute nelle ultime settimane da parte degli amministratori, e intanto si profila la prossima scadenza, fissata al 31 maggio, per l’approvazione dei preventivi 2015 con le decisioni su aliquote e tariffe di quest’anno.
Anche su questo prossimo appuntamento cominciano a infittirsi le voci di rinvio, finora respinte dal Governo, e intanto il Viminale ha avviato con tutte le Prefetture un monitoraggio “in tempo reale” sulla situazione dei bilanci nelle varie Province. Entro il 5 di ogni mese, le Prefetture dovranno inviare al centro i dati su quanti Comuni, Province, Città metropolitane, Comunità montane e Unioni di Comuni hanno approvato i rendiconti del 2014 e i preventivi di quest’anno. Tutto ovviamente dovrà viaggiare online, e per questa ragione il ministero ha allegato alla circolare una tabella excel standard che gli uffici territoriali dovranno compilare: entro il 5 maggio, insomma, si dovrebbe sapere quante sono le amministrazioni che hanno sfo- rato i termini per i consuntivi.
L’obiettivo del ministero dell’Interno, è bene dirlo subito, è conoscitivo e non sanzionatorio. Se diventerà strutturale, infatti, il monitoraggio permetterà di avere un quadro continuo e dettagliato sulla maturazione dei conti locali, e di conoscere quindi la diffusione delle difficoltà effettive che sostengono le consuete richieste di rinvio dei termini.
Per quel che riguarda i rendiconti 2014, i problemi sono nati soprattutto dal debutto dell’armonizzazione contabile, che chiede alle amministrazioni locali di effettuare il riaccertamento dei residui e di riesaminare quindi tutte le partite contabili rimaste in sospeso negli anni. Un lavoro enorme, il cui ritardo può però produrre un rischio diffuso di commissariamento, come prevede l’articolo 141 del Tuel. Per evitarlo, è essenziale che gli enti ritardatari portino i conti in consiglio in fretta, entro il 20 maggio, perché la norma prevede un periodo di “tolleranza” di 20 giorni dopo lo scadere dei termini. Superata anche quella data, la prospettiva del commissariamento si fa concreta.