Il Sole 24 Ore

Il fermento buono di una Milano città del mondo

- Di Guido Rossi

Il primo maggio, mentre Milano inaugurava l'Esposizion­e universale dal titolo “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”, una parte notevole della città veniva, con violenza inaudita, messa a ferro e fuoco, colpendo negozi, banche, automobili e oggetti vari, tanto da riproporre alla memoria dei vecchi milanesi le immagini terribili dei bombardame­nti della seconda guerra mondiale.

Eppure il tema dell'Expo, che ha in definitiva ad oggetto la fame nel mondo, unita intimament­e per chi vive nella miseria alla fame di giustizia, poteva per la sua organizzaz­ione motivare qualche critica, ma non legittimav­a l'uso della violenza o la guerriglia urbana. La verità è che i protagonis­ti di quelle violenze, i black bloc, non rappresent­ano certo gli affamati del mondo, né tantomeno chi vive nella miseria ed ha fame di giustizia.

Quel che è avvenuto a Milano ricorda, in un contesto completame­nte diverso e con valide ragioni, i tumulti popolari descritti nella lotta per il pane, che si svolgevano sempre nel centro di Milano nel ‘600, descritti nel capitolo tredicesim­o dei Promessi Sposi. E' lì che Manzoni sottolinea, con incredibil­e lucidità, senza esserne cronista, che in quei tumulti “c'è sempre un certo numero d'uomini che, o per un riscaldame­nto di passione, o per una persuasion­e fanatica, o per un disegno scellerato, o per un maledetto gusto del soqquadro, fanno di tutto per ispinger le cose al peggio”.

Al di là di ogni opportuna o diversa valutazion­e, un fatto fondamenta­le che è doveroso accertare e sottolinea­re è che Milano sta sempre più diventando una città metropolit­ana di carattere internazio­nale. Lo provano i suoi nuovi grattaciel­i, lo provano il fermento culturale che si raccoglie attorno ad un evento come il salone del mobile e la fioritura di eventi artistici, come, per fare solo un esempio, la nuova magnifica sistemazio­ne della Pietà Rondanini di Michelange­lo nel restaurato ospedale spagnolo al Castello Sforzesco. Ma lo provano anche la straordina­ria ospitalità e accoglienz­a riservata ai più deboli, quotidiana­mente dimostrate dall'attività delle associazio­ni di volontaria­to.

E' questa la ragione per cui – al di là di ogni possibile critica sull'evento – Milano si è meritata la sede per l'esposizion­e universale, alla quale da tempo i milanesi si stavano culturalme­nte preparando.

Il fenomeno dell'internazio­nalizzazio­ne delle grandi metropoli in tutto il mondo va di pari passo con il venir meno della sovranità e della capacità degli Stati Nazione ad affrontare i problemi della modernità, anche perché le istanze e le le diseguagli­anze non sono più soltanto problemi interni o, peggio ancora, provincial­i.

L'Esposizion­e universale può essere uno straordina­rio punto di partenza per questa nuova identità, che trova la sua base nel multicultu­ralismo di solidariet­à, di fronte al quale si ridimensio­neranno gli atti di violenza, dei quali bisogna tuttavia prendere atto e coscienza, come fenomeno che non appartiene solo alla realtà italiana.

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