Il fermento buono di una Milano città del mondo
Il primo maggio, mentre Milano inaugurava l'Esposizione universale dal titolo “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”, una parte notevole della città veniva, con violenza inaudita, messa a ferro e fuoco, colpendo negozi, banche, automobili e oggetti vari, tanto da riproporre alla memoria dei vecchi milanesi le immagini terribili dei bombardamenti della seconda guerra mondiale.
Eppure il tema dell'Expo, che ha in definitiva ad oggetto la fame nel mondo, unita intimamente per chi vive nella miseria alla fame di giustizia, poteva per la sua organizzazione motivare qualche critica, ma non legittimava l'uso della violenza o la guerriglia urbana. La verità è che i protagonisti di quelle violenze, i black bloc, non rappresentano certo gli affamati del mondo, né tantomeno chi vive nella miseria ed ha fame di giustizia.
Quel che è avvenuto a Milano ricorda, in un contesto completamente diverso e con valide ragioni, i tumulti popolari descritti nella lotta per il pane, che si svolgevano sempre nel centro di Milano nel ‘600, descritti nel capitolo tredicesimo dei Promessi Sposi. E' lì che Manzoni sottolinea, con incredibile lucidità, senza esserne cronista, che in quei tumulti “c'è sempre un certo numero d'uomini che, o per un riscaldamento di passione, o per una persuasione fanatica, o per un disegno scellerato, o per un maledetto gusto del soqquadro, fanno di tutto per ispinger le cose al peggio”.
Al di là di ogni opportuna o diversa valutazione, un fatto fondamentale che è doveroso accertare e sottolineare è che Milano sta sempre più diventando una città metropolitana di carattere internazionale. Lo provano i suoi nuovi grattacieli, lo provano il fermento culturale che si raccoglie attorno ad un evento come il salone del mobile e la fioritura di eventi artistici, come, per fare solo un esempio, la nuova magnifica sistemazione della Pietà Rondanini di Michelangelo nel restaurato ospedale spagnolo al Castello Sforzesco. Ma lo provano anche la straordinaria ospitalità e accoglienza riservata ai più deboli, quotidianamente dimostrate dall'attività delle associazioni di volontariato.
E' questa la ragione per cui – al di là di ogni possibile critica sull'evento – Milano si è meritata la sede per l'esposizione universale, alla quale da tempo i milanesi si stavano culturalmente preparando.
Il fenomeno dell'internazionalizzazione delle grandi metropoli in tutto il mondo va di pari passo con il venir meno della sovranità e della capacità degli Stati Nazione ad affrontare i problemi della modernità, anche perché le istanze e le le diseguaglianze non sono più soltanto problemi interni o, peggio ancora, provinciali.
L'Esposizione universale può essere uno straordinario punto di partenza per questa nuova identità, che trova la sua base nel multiculturalismo di solidarietà, di fronte al quale si ridimensioneranno gli atti di violenza, dei quali bisogna tuttavia prendere atto e coscienza, come fenomeno che non appartiene solo alla realtà italiana.