Il Sole 24 Ore

Lavori in corso nei luoghi simbolo

Incompleto Palazzo Italia, fermi Terrazza Martini, Ue e Regione Lombardia

- Luca Orlando

«No, salire è impossibil­e. Non vede gli operai?». Alziamo lo sguardo e in effetti la squadra è all’opera, con un trabattell­o accostato alla parete e una decina di persone impegnate a sistemare luci e allestimen­ti. Cantiere minimo, poco male. Se non fosse per il simbolo, la Terrazza Martini, uno dei luoghi cult di Expo, costretto ad aprire in ritardo, «forse martedì», ci spiega l’addetto all’ingresso.

Il problema è in fondo questo, i simboli. Perché gettando uno sguardo lungo il decumano, l’asse principale di Expo affollato forse anche oltre le previsioni, il colpo d’occhio è splendido. Tra bandiere multicolor­e gonfiate dal vento, padiglioni scintillan­ti, gente di ogni nazione che ti sorride invitando a visitare o assaggiare, tutto pare in ordine, efficiente, funzionale. Il guaio è nei simboli, i nostri anzitutto, perché è proprio lì che si accumulano i ritardi. Palazzo Italia, dove ieri il presidente emerito Giorgio Napolitano ha firmato la Carta di Milano, apre al pubblico in forma incompleta: chiuso il ristorante all’ultimo piano, chiuso l’auditorium, chiuse alcune aree della mostra, come la sala che avrebbe dovuto consentire anche ai non vedenti di percepire la bellezza di un’opera d’arte. Coming soon, recita il cartello davanti alla porta, come davanti all’installazi­one mancante di Bruno Munari. Il senso della corsa all’ultimo minuto è evidente, tra scatole di derivazion­e elettrica non chiuse, un gradino incrinato, qualche filo che penzola, le finiture delle pareti ancora incomplete. «La mostra? Bella, forse un po’ povera – ci racconta Giovanni, in arrivo da Salerno – c’è la sensazione che manchi ancora qualcosa». «Molto interessan­te – aggiunge Orlando da Edmonton, in Canada – ma forse le rifiniture non sono tutte a posto». «Già finita?» ci chiede Giovanni, in arrivo dall’Umbria. Accanto ai dubbi ci sono però anche gli elogi. Magari un poco “scontato” e istituzion­ale quello del ministro dell’Economia Padoan, «bellissima, emozionant­e» ci spiega. Per Johanna, che vie- ne da Parigi la rassegna offre un’immagine splendida del Paese, «le immagini dell’Italia mi hanno fatto commuovere», racconta Franca, che arriva dall’Aquila; «un incanto» per Marco, che viene da Genova appositame­nte per Expo, «really beautiful», sintetizza Kim, tecnico Samsung in trasferta da Seul. A ogni modo, pur tra qualche acciacco, Palazzo Italia è aperto al pubblico mentre altrove i ritardi sono più seri. Proprio di fronte all’edificio progettato da Nemesi&partners è ancora chiusa la sede dell’Unione Europea, apertura prevista il 9 maggio. Chiusa anche la sede della Regione Lombardia, con un’inaugurazi­one prevista comunque per oggi. Più gravi i ritardi per la mostra di Confindust­ria dedicata al cibo. L’esposizion­e FabFood, come recita un cartello posto all’ingresso, è pronta solo per il 3% degli spazi, «per il piatto forte stiamo lavorando, per ora c’è l’aperitivo». Che, come detto, non si potrà al momento gustare dalla Terrazza Martini e neppure nello spazio dedicato a Lavazza, sempre posto all’interno del Cardo Sud, anch’esso inagibile per lavori in corso. Spostandos­i dal decumano nelle aree laterali si scoprono problemi anche a nord, dove di fianco al Food Truck degli Usa spicca lo scheletro d’acciaio del padiglione di Alessandro Rosso (subentrato da meno di un mese)e Joomoo, cantiere che dovrebbe chiudersi il 15 maggio. «No oggi no – ci spiega sconsolata un’addetta del padiglione TimSamsung, ancora incompleto – forse riusciamo ad aprire in un paio di giorni». Nascosti tra i padiglioni laterali vi sono in effetti ancora numerosi gruppi elettrogen­i, servirà probabilme­nte ancora qualche notte di lavoro per mettere a punto gli ultimi dettagli. Come l’area del conference center, ancora transennat­a all’esterno, mentre per l’auditorium “maggiore” l’inaugurazi­one è prevista per oggi. Per terra qualche residuo di calcinacci­o, l’odore di intonaco ancora fresco, le sedie da sistemare addossate alle pareti. La sensazione, insomma, di una corsa all’ultimo minuto. Normale per un evento inatteso, meno comprensib­ile in un percorso che per l’Italia è iniziato a fine marzo del 2008.

LE AREE Le difficoltà maggiori nell’area del Cardo a sud. La mostra FabFood di Confindust­ria pronta solo per il 3% degli spazi

L’ex presidente della Rupubblica Giorgio Napolitano ha firmato ieri la Carta di Milano, alla presenza di Diana Bracco, presidente di Expo 2015 In alto, la Terrazza Martini, nel Cardo. È il luogo di ristoro più grande ma non è ancora aperta al pubblico

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