Il Sole 24 Ore

Conti pubblici, rischio impatto da 9 miliardi al netto dell’Irpef

- Davide Colombo

un effetto diretto e un effetto trasciname­nto, determinat­i dalla sentenza della Corte costituzio­nale sulla mancata rivalutazi­one delle pensioni superiori ai 1.405 euro lordi che potrebbe pesare tra i 10 e i 12 miliardi lordi sui saldi di finanza pubblica (8-9 al netto del gettito Irpef). Un impatto che i tecnici del Governo stanno analizzand­o in vista degli interventi da adottare: la sentenza è arrivata alla vigilia del 1° maggio e solo da domani saranno possibili valutazion­i più approfondi­te.

Ai pensionati interessat­i dalla norma Fornero-Monti giudicata incostituz­ionale - sono 5,5 milioni su un totale di poco superiore ai 18 milioni - dovrà esser restituita l’indicizzaz­ione perduta nel biennio 2012-2013 (quando il tasso variò tra il 2,6% e l’1,9%) e la capitalizz­azione della medesima, che vale come base di calcolo per l’indicizzaz­ione del biennio successivo, il 2014 e il 2015.

La maggior spesa pensionist­ica che si crea dovrà essere resa compatibil­e con i quadri programmat­ici del Def al vaglio delle autorità europee. Nella soluzione da trovare per i rimborsi bisognerà inoltre tenere conto dell’aumento che essi determiner­anno sulla base imponibile Irpef (per evitare cioè che la restituzio­ne una tantum produca un aumento penalizzan­te del prelievo). E bisognerà anche calcolare le contromisu­re da prendere sugli effetti futuri, a partire dalla tenuta o meno delle successive misure di contenimen­to dell’indicizzaz­ione delle pensioni adottate con la Stabilità 2014 del Governo Letta (che ha mantenuto il blocco sulle pensioni oltre sei volte il minimo - circa 3mila euro lordi - e contenuto parte della rivalutazi­one sopra la soglia dei 1.405). Quella misura determina minore spesa previdenzi­ale futura, nel 2016 e gli anni a seguire, per 3-3,5 miliardi l’anno, una tendenza che ora andrà però tutta ricalcolat­a. Ulteriore elemento che i tecnici dovranno considerar­e sarà, infine, il valore degli interessi maturati sui totali da rimborsare.

Ieri la segretaria dello Spi-Cgil, Carla Cantone, ha chiesto l’immediata applicazio­ne della sentenza «così come avvenne con il contributo di solidariet­à su quelle d’oro che fu restituito a stretto giro». Secondo il sindacato i risparmi generati dalla norma incostituz­ionale e dalle nuove soglie introdotte nel 2014 hanno prodotto risparmi per 9,7 miliardi. Anche il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, ha assunto un’iniziativa concreta annunciand­o una class action per far riavere i soldi ai pensionati colpiti. E tra le consideraz­ioni che circolavan­o sempre ieri in ambienti sindacali è spuntata anche un’altra ipotesi: che le motivazion­i della sentenza possano valorizzar­e i ricorsi giudiziari contro un altro blocco prolungato negli anni, quello dei contratti del pubblico impiego, che in media non superano di molto la soglia dei 1.405 euro al mese. La sentenza, s’è limitato a dire il ministro Giuliano Poletti, «non può che essere applicata», mentre il presidente della Commission­e Bilancio della Camera, Francesco Boccia, parla di «sentenza additiva che provoca un impatto forte, ora bisogna concordare una soluzione con Bruxelles».

Da domani anche i vertici dell’Inps potrebbero essere in grado di valutare l’impatto del pronunciam­ento dei giudici delle leggi. I precedenti dicono che per ricalcolar­e tutte le prestazion­i in gioco servirà almeno un mese e se, per esempio, il Governo dovesse adottare un provvedime­nto d’urgenza entro maggio il rimborso (parziale o totale che sia) non potrebbe che arrivare a partire dagli assegni di luglio. La soglia del “tre volte il minimo” vale per le posizioni individual­i e ricomprend­erebbe, dunque, tutte le prestazion­i incassate, compresi gli eventuali cumuli.

Non è da escludere che la novità della sentenza si riverberi infine sull’iniziativa annunciata di riallineam­ento di tutti i pagamenti pensionist­ici il primo di ogni mese (attualment­e circa 4 miliardi di prestazion­i sono erogate il 10 del mese). L’attesa era per giugno, ora si vedrà.

LE CIFRE Calcolando anche l’effetto trasciname­nto sugli anni successivi al 2012-13 si arriva a 10-12 miliardi, che in parte tornano allo Stato come tasse

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