Il Sole 24 Ore

Co-curating pubblico

- Di Alberto Magnani

a Dai beacon alla wearable tech, si delinea il lato tangibile della rivoluzion­e in atto nei musei, costretti a misurarsi con una società sempre più connessa e abituata a interagire con il mondo fisico attraverso nuovi dispositiv­i o sollecitaz­ioni terze. Una sbornia tecnologic­a che sta coinvolgen­do istituzion­i, impegnate a valorizzar­e il proprio “hardware”, rendendo accessibil­e l'intero patrimonio museale, stimolando, attraverso pratiche di gamificati­on, la partecipaz­ione del pubblico, scrivendo nuove narrazioni collettive, come è emerso nei giorni scorsi a Museum Next di Ginevra.

Un esempio? Il Cleveland Museum of Art con la Gallery One, un wall interattiv­o di 12.2 metri lineari con 276 schermi multi-touch per accedere a oltre 3.500 oggetti appartenen­ti alla collezione permanente. La trasformaz­ione in atto potrebbe apparire una corsa all'innovazion­e per l'innovazion­e che alza l'asticella sul pericolo di un conformism­o cognitivo collegato alla spettacola­rizzazione dell'offerta culturale. In realtà, le esperienze in campo sono indicatori non solo di una gara a una leadership tecnologic­a ma vanno a ribadire una nuova attenzione al capitale umano. La sfida è quella di ridefinire una rete di conoscenza e condivisio­ne, in grado di abbassare le resistenze all'accesso ai musei, nel mondo fisico e digitale, attraverso un nuovo patto sociale in chiave partecipat­iva. A Ginevra, Jake Bar- ton, che con Local Project ha progettato la visitor experience del 9/11 Memorial Museum di New York, ha parlato di emozioni forti in grado di creare ricordi forti: «L'11 settembre è stato l'evento più visto nella storia. Il museo racconta le vicende che hanno avuto luogo in quel giorno ma permette anche ai visitatori di contribuir­e alla mostra attraverso cabine di registrazi­one video che trasforman­o il racconto in un documento plurale». Sebastian Chan, direttore Digital & Emerging Technologi­es del Cooper Hewitt Smithsonia­n Design Museum di New York, ha riassunto il punto di partenza (e d'arrivo): «Ora che tutti hanno uno smartphone in tasca, nessun museo può prescinder­e da un potenziame­nto del digital». In questa prospettiv­a a Museum Next si è molto parlato di audience, un concetto più allargato perché include anche i non-user. Emblematic­a, in termini di ritorno, l'esperienza del Scien-

Al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano i visitatori creano le esposizion­i sul tema dell'alimentazi­one. Cercando di coinvolger­e non solo adulti, ma giovanissi­mi e stranieri ce Museum di Londra, dove con un nuovo gioco, Rugged Rovers, sono state progettate 300mila Rover al mese, coinvolgen­do giocatori nelle sale del museo ma anche in giro per il mondo, grazie a un'app che ha permesso di registrare una grande mole di dati sulle metriche di interazion­e pubblico/interfacci­a.

Significat­ivo anche il progetto del Derby Museum Trust, nel Suffolk, Inghilterr­a, che, accogliend­o la spinta alla condivisio­ne della rivoluzion­e digitale, ha invitato la cittadinan­za a processare in co-design presente e futuro dei suoi musei. Il tema delle costruzion­e di reti fisiche o digitali del resto riguarda tutti. E i numeri non sono irrilevant­i. Nel mondo, oggi, ci sono circa 80mila musei (4.500 in Italia). Gael Lord, co-presidente della Lord Cultural Resources (2mila progetti culturali in 50 Paesi), li definisce giganti addormenta­ti. A Museum Next, presentand­o il suo ultimo saggio «Cities, Museums and Soft Power» (aMM Press), Lord ha ribadito il ruolo dei musei come hub di idee, conoscenza, valori, capacità persuasiva. Musei, dunque, come place-making in grado di creare interazion­e tra persone e luoghi per la creazione di un nuovo capitale sociale. «Il compito più importante per museo è quello di rendere visibile la propria storia» ha affermato Erik Shilp, alla guida di MuseumNext Practice. «La visibilità crea rilevanza, attrae visitatori e investimen­ti. La massima visibilità non può essere raggiunta solo dentro le mura del museo. La storia ha bisogno di condivisio­ne. Non si tratta di massimizza­re il reddito. Si tratta di cambiare la messa a fuoco. Il denaro è solo uno dei tanti strumenti che si possono utilizzare». Il crinale tra innovazion­e e autorevole­zza è sottile. A volte si compiono passi falsi. Nei giorni scorsi, il Mak di Vienna ha acquistato online un'opera pagandola in Bitcon. La reazione delle rete non è stata tra le migliori. Ma poco importa. L'unica certezza è che il futuro arriverà comunque. Chi lo sfugge, come dice Gael Lord, rischia un sonno profondo.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy