Il Sole 24 Ore

E se Big data sostituiss­e i manager?

- Di Biagio Simonetta

a Il mondo delle startup è in continuo fermento. Affascina e stupisce, alternando insuccessi clamorosi a exploit miliardari. Sono un po' le schegge impazzite di un mercato in evoluzione. Per questo certe tendenze vanno tenute d'occhio. Una su tutte: l'utilizzo dei big data. Quello che sta succedendo negli ultimi tempi all'interno di molte startup (soprattutt­o statuniten­si) è rivoluzion­ario. E pone una domanda concreta: i dati sostituira­nno i manager? L'intento è un po' questo. Il sistema è basato sul cloud e su una analisi dei dati in grado di fornire una dashboard che chiunque in azienda può utilizzare. Ergo: alcune imprese stanno eliminando le posizioni di gestione, sostituend­ole con qualcosa di veramente innovativo: i dati. Dati che, quindi, in futuro potrebbero ribaltare le gerarchie aziendali. Perché se in passato il costo dei database e le complessit­à di gestione dei software imponeva una supervisio­ne managerial­e, lo sviluppo dei sistemi di cloud computing associati ai big data sta rendendo tutto molto più economico e di semplice lettura. Un esempio lampante arriva da una startup americana che si occupa di abbigliame­nto: Chubbies, che grazie all'utilizzo dei big data fa a meno di posizioni managerial­i, affidando poteri enormi ai suoi dipendenti. «Tutti i nostri addetti hanno accesso agli stessi dati. Non abbiamo un amministra­tore delegato tradiziona­le, e ci fidiamo delle decisioni finali prese da nostri dipendenti in base a ciò che stanno vedendo» ha detto Tom Montgomery, ideatore di Chubbies. E in Italia? Una delle startup più effervesce­nti nel campo dei big data è senza dubbio è Tykli. Lorenzo Verna, fondatore della società con sede a Torino, conosce benissimo le potenziali­tà dei dati: «Certo, il modello americano è ancora lontano dal nostro, e poi credo che sui manager sostituiti sia più che altro un approccio culturale». «Rendere disponibil­i certi dati a tutti i livelli - aggiunge Verna - è sicurament­e un passaggio che può essere rivoluzion­ario, perché si traduce in abbattimen­to dei costi e competenze più diffuse». Occhio dai dati, insomma. Le gerarchie aziendali rischiano di diventare preistoria.

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