Un arco d’acciaio su Chernobyl
finalmente in sicurezza la centrale nucleare ucraina di Chernobyl: «La lista dei Paesi donatori, tra cui l’Italia, è molto lunga – spiega a Londra il presidente della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, sir Suma Chakrabarti -. Non lo considerano un progetto ucraino, ma globale. Perché renderà sicura l’intera regione: non ci sono confini».
È tra gli impegni più recenti della Bers, cui è affidata la gestione del finanziamento dell’impresa. Tecnologicamente senza pari: si tratta della costruzione di un gigantesco arco di acciaio da 31mila tonnellate che, scorrendo su binari, andrà a coprire sigillandolo il reattore n. 4 esploso in quella terribile notte del 26 aprile 1986, il peggior incidente nucleare civile della storia. Affidata a una joint venture tra le francesi Vinci e Bouygues, Novarka, la costruzione verrà ultimata nel 2017, e bloccherà la fuoriuscita di radiazioni per almeno 100 anni: l’arco è infatti dotato di tecnologie che minimizzeranno la corrosione e decontamineranno la struttura, ora una stalagmite di materiali radioattivi fusi con i resti del reattore.
Sulla stalagmite venne calato un primo “sarcofago”, costruito sulla centrale in tutta fretta poche settimane dopo l’incidente, e or- mai pieno di fessure. Il nuovo arco nato al suo fianco - ormai quasi completo - sarà alto 110 metri, largo 260 e profondo 165. «Una gabbia gigantesca per contenere la bestia», la descrivono alla Bers. E il 29 aprile scorso, a Londra, la Banca è riuscita a raccogliere altri 180 milioni di euro, riducendo a 85 milioni la somma che ancora manca per completare il finanziamento dell’operazione, stimato a 2,1 miliardi. Alla conferenza di Londra il contributo principale – 165 milioni – è venuto dai Paesi del G-7 (6,5 milioni dall’Italia) e dalla Commissione europea.