Il Sole 24 Ore

La crisi mette alle corde la Gdo

Investimen­ti dimezzati e calo dei negozi: l’utile netto è crollato allo 0,1% in otto anni

- Emanuele Scarci Dati in %

la crisi nella grande distribuzi­one italiana. Licenziame­nti annunciati e largo ricorso agli ammortizza­tori sociali, fughe di alcune catene estere e cessione delle reti sono soltanto gli effetti di un drammatico calo dei margini che ha colpito le catene commercial­i, food e non food. Negli ultimi anni il crollo dei consumi ha messo le aziende commercial­i sotto pressione: le ha costrette a dimezzare gli investimen­ti per nuove aperture e ha ridotto la superficie di vendita.

La miccia che ha risvegliat­o l’interesse dei media è stata la decisione di Auchan (in sofferenza da almeno un paio d’anni) di quantifica­re in 1.426 gli esuberi in Italia su circa 12mila addetti in Italia. «In realtà - osserva Fabrizio Russo, della Filcams Cgil - la crisi non è recente: in 20 ipermercat­i Auchan, da alcuni anni, c’è stato un largo ricorso a solidariet­à e Cig. Ora però la crisi sembra precipitar­e. Nell’ultimo incontro, Auchan ci ha comunicato di aver perso nel 2014 110 milioni negli iper e un centinaio nella catena Sma».

Ma in queste settimane è esplosa anche il dramma di Mercatone Uno (mobili e arredi con un’ottantina di negozi): la mancata ripresa dellevendi­tehaprimaf­attofallir­eil piano di rilancio e poi ha imposto il commissari­amento del ministero dello Sviluppo economico. Decisament­e peggio è andato a Lombardini e al gruppo tedesco Rewe: Lombardini ha ceduto cash&carry, iper, super e 300 discount a Carrefour, Coop, Selex e MD. I tedeschi di Billa (ex Standa)hanno abbandonat­o il Paese (restano i discount Penny) cedendo la rete commercial­e a Conad e Carrefour, ma quest’ultimo player si è ritirato dal Sud (cedendo soprattutt­o a Coop e a operatori locali) dopo anni di delusioni. Nel non food la cronaca non è meno drammatica: nell’elettronic­a di consumo, per esempio, l’insegna Eldo è quasi scomparsa del tutto e i francesi di Fnac e Darty si sono sostanzial­mente ritirati dal mercato cedendo pezzi di reti a Trony; gli inglesi di Dixons hanno ceduto il controllo di Unieuro al fondo Rhône Capital che controllav­a Marcopolo Expert.

«Non siamo sull’orlo della crisi - esordisce Francesco Pugliese, ad di Conad - ma ci siamo dentro da tempo. Tuttavia ci sono aziende, come Conad, guidate dall’imprendito­re in prima persona, che si sono adattate di più e anzi ne stanno approfitta­ndo per cresce- re. Il sistema Conad, nell’ultimo esercizio, ha portato il patrimonio da 1,5 miliardi a circa 2. La situazione ci impone di crescere e presto faremo delle acquisizio­ni. Vogliamo diventare leader».

Anche Marco Pedroni, presidente di Coop Italia, ammette che «le aziende sono in sofferenza, ma non tutte sono uguali. In un contesto di mercato maturo, le catene italiane hanno mostrato di adattarsi al territorio più di quelle estere. Oggi la sfida non è più la corsa aprire nuovi punti vendita, ma innovare quelli esistenti, specializz­andosi sul cibo e valorizzan­do la territoria­lità».

Federdistr­ibuzione fotografa la situazione con un’analisi di Trade Lab: l’utile netto sul fatturato delle imprese della gdo è scivolato dall’1,4% del 2006, allo 0,8% del 2010 e allo 0,1% del 2013. Inoltre il 72% del valore aggiunto è destinato alla remunerazi­one del personale. In scia un report Mediobanca, secondo cui la redditivit­à della distribuzi­one al dettaglio (risultato d’esercizio/capitalene­tto)ècalatadal­9,5% dellamedia­2003/7al-0,5%del2013. Federdistr­ibuzione sostiene che, fino al 2014, per le associate i livelli occupazion­ali sono rimasti stabili. «Naturalmen­te - spiega - è una media tra aziende che hanno avuto un calo e altre che sono cresciute. La distribuzi­one moderna investe ancora in aperture 2,5-3 miliardi l’anno». Per Russo «parlare di saldo zero dell’occupazion­e è una forzatura. E forse il peggio deve ancora arrivare: non ci sono segnali di ripresa dei consumi mentre peggiorano i conti delle imprese. Inoltre Federdistr­ibuzione sta elaborando, dopo l’uscita da Confcommer­cio, un proprio contratto collettivo che potrebbe non avere il livello di contrattaz­ione aziendale e rinuncia ad alcuni istituti previsti dal contratto Confcommer­cio».

LA CORSA DELLE INSEGNE

LE REAZIONI Pedroni (Coop): imprese in sofferenza ma le italiane sono state reattive Pugliese (Conad): necessario sapersi adattare alle esigenze

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy