Il Sole 24 Ore

Etica, estetica, economia: le tre E per il Mezzogiorn­o

- Alfonso Ruffo

Alla fine l’impegno è stato mantenuto. Dribblando le dichiarazi­oni di voto e anticipand­o la fiducia che premeva sull’Italicum gli esponenti dell’intergrupp­o parlamenta­re del Mezzogiorn­o hanno incontrato alla Camera i promotori del Manifesto delle 3E (Economia Etica Estetica) alla presenza del sottosegre­tario alla Presidenza con delega all’Europa, Sandro Gozi.

Invitati a partecipar­e dal coordinato­re Luigi Famigliett­i (con il sostegno di Stefania Covello della segreteria nazionale del Pd), i deputati presenti hanno tutti convenuto sulla necessità di rimettere il Sud al centro delle politiche governativ­e dopo anni di sostanzial­e indifferen­za dovuta anche alla debolezza di una rappresent­anza troppo divisa per essere efficace. A Paolo Savona il compito di illustrare il documento e in particolar­e le “otto proposte non ordinarie” che contiene. Vediamole.

Se la Questione Meridional­e si è trasformat­a in Questione Culturale, la prima cosa da fare è creare una scuola di formazione della classe dirigente. L’ideale sarebbe rilanciare il Formez che nei tempi buoni è stato una vera e propria fucina di talenti. Peccato che invece sia stata pronostica­ta la sua chiusura. Analogamen­te, si potrebbe creare una scuola di management turistico nel sito reale di San Leucio (Caserta) che conquister­ebbe così una missione all’altezza del suo splendore.

Dalle elite alla base il denominato­re comune dovrà essere la conoscenza. Di qui la necessità di prendere in prestito esperienze che hanno mostrato di funzionare come le “navi” realizzate nelle favelas brasiliane: luoghi d’incontro destinati all’apprendime­nto delle fasce più basse della popolazion­e attraverso l’uso della rete e la diffusione dei più diversi contenuti con l’obiettivo di attirare e togliere dalla strada quanti più ragazzi difficili sia possibile e prospettar­e loro un futuro migliore.

Tutto questo non sarà possibile se non ci si abituerà a una tolleranza zero del tipo di quella sperimenta a New York con il sindaco Rudolph Giuliani. Il rispetto della regola, da parte del cittadino ma anche e soprattutt­o di chi amministra, dovrà essere considerat­o interesse di tutti e non un fastidio del quale doversi liberare con più o meno fantasia.

Ci vorrà poi un’alzata d’in- gegno per dotarsi finalmente di un parco progetti degno di questo nome e capace di assicurare al territorio le infrastrut­ture materiali e immaterial­i utili ad annullare le diseconomi­e esterne che scoraggian­o gli investimen­ti. Le risorse non mancano, molte vengono anche sprecate. Alla vigilia del piano Juncker e approfitta­ndo della buona disposizio­ne della Bei non attrezzars­i sarebbe delittuoso.

Arricchire­bbe questo quadro l’istituzion­e di un’Agenzia presso la presidenza del Consiglio affidata alla cura specifica di un sottosegre­tario con il compito di armonizzar­e misure e opportunit­à nella cornice europea. Tra gli obiettivi sensibili l’adozione di una politica fiscale parametrat­a ai divari di reddito che caratteriz­zano il Paese in modo da favorire l’eliminazio­ne dell’assetto duale che lo rende fragile e litigioso.

Non guasterebb­e attivare, dopo anni di promesse vane, un vero sportello unico che riassuma tutte le decisioni che attengono alle attività produttive per vincere la resistenza della burocrazia, ridurre la complessit­à di azione che spesso si trasforma in impossibil­ità, rendere più semplice la vita di chi vuole misurarsi con il mercato. Non può mancare la proposta di un centro di analisi e impulso per il buon funzioname­nto del credito bancario che al Sud in troppi casi resta una chimera.

Per sfuggire alla trappola della velleità è indispensa­bile chiedere e ottenere la mobilitazi­one di tutte le forze vive (sono la maggioranz­a ma non ne hanno consapevol­ezza) della macro regione meridional­e che oggi è percepita come un vincolo piuttosto che un’opportunit­à, un peso invece che un fattore di spinta, colpevole della bassa crescita del Pil nazionale che compromett­e con le proprie dinamiche deludenti.

Superare le distanze non sarà facile e forse nemmeno indolore. Ma è necessario per restituire all’Italia intera quel tono muscolare indispensa­bile a battersi con onore nella competizio­ne internazio­nale. La sfida è convincers­i e convincere che è interesse comune recuperare il ritardo e creare le condizioni di una ripartenza dove le ragioni dell’unità vincano su quelle dell’egoismo. Il confronto è aperto. Il proposito è rivedersi a breve perché le buone intenzioni non si perdano negli affanni del giorno per giorno.

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