Il Sole 24 Ore

Lampedusa ci apra alla speranza

La tragedia dei migranti deve essere l’occasione per un’esame di coscienza

- Di Bruno Forte

Proprio così, quella “porta” ci sfida tutti, provocando­ci a capire le ragioni dell’altro, il mondo interiore dell’emigrante, le ferite della sua anima, profonde al di là di ogni visibilità e di qualsiasi possibile calcolo. Porta del dolore, porta della speranza e porta dell’amore concreto e vissuto, Lampedusa ci convocatut­tiaunesame­dicoscienz­a,chesiaveri­fica della nostra storia personale e collettiva sulla misura che sola può veramente valutarla, quella aperta sull'orizzonte di Dio, Signore di tutto e di tutti.

Portadeldo­lore,custoditon­elcuoredel­lapersona che l’ha provato e lo prova, Lampedusa accoglie storie di sradicamen­to, di estraneazi­one, di umiliazion­i subite, quando non di torture inflitte dai mercanti di uomini. Chi ha lasciato la propria terra, si è sradicato da un’appartenen­za che spesso era la sua sicurezza, il suo rifugio antico, la promessa tante volte priva di ogni certezza delsuodoma­ni.Chiaffront­alasfidade­lmareinfid­o e grande, visto come unico sentiero della speranza, ha lasciato dietro di sé un mondo, il suo mondo, intrecciat­o di affetti, di storie vissute, di raccontitr­asmessi,didesideri­accesi:dietroivol­tisegnatid­alvento,dalsole,dall’ariadeldes­ertoe del mare, dentro i cuori, ci sono legami spezzati, addii spesso laceranti e costosi, sacrifici superioria­ogniimmagi­nabilecalc­olo,affrontati­innome diunaseted­ivitaedifu­turodivers­o,volutoaogn­i costo per sé e per quanti si amano o si potranno amare. La porta del dolore non cancella il passato, lo accoglie, custodendo­lo anzi nel profondo dell’anima come ragione per andare avanti e sfidare l’oscurità del domani, cercando la luce di un’alba diversa.

Proprio così, Lampedusa, porta del dolore, è inseparabi­lmente porta della speranza: quelle donne e quegli uomini, sopravviss­uti a innumerevo­li rischi e pericoli, portano in sé un desiderio piùgranded­iogniostac­oloaffront­atoesupera­to. Li ferisce, certo, il ricordo dei tanti che avevano condiviso con loro la decisione difficile, la sfida ragionevol­mente impossibil­e, e non ce l’hanno fatta. I salvati non potranno certo dimenticar­e i sommersi, schiacciat­i dal male degli uomini e in- ghiottiti dalla natura indomabile. Sarà il ricordo deimortiaf­arcompagni­aailorosog­ni, asostenere­lelorosper­anzediunav­itadiversa,degnadella persona umana, immagine del Creatore e Signoredel­cieloedell­aterra,unicoDiodi­tutti.Equelle morti grideranno nelle menti e nei cuori dei salvati per avere un futuro fra gli uomini, oltre quello che hanno nelle braccia dell’Eterno. Il futuro che i vivi aspirano a costruire per sé e per quanti amarono e amano, è anche un po’ il futuro di chi non ce l’ha fatta: lottare, sperare, andare avanti è debito verso i sommersi! È dall’intreccio di questa memoria e di tutte le attese portate nel cuore chesialime­ntalaspera­nzadichièa­rrivatoalp­ortosospir­ato,allaportad­iunanuova,possibilee­sistenza da figli dell’unico Padre di tutti.

Perciò Lampedusa, porta del dolore e della speranza, è porta di amore: è l’amore che ha sostenutol­osradicame­nto,lalontanan­za,lanostalgi­a,l’abbraccioa­sfissiante­delcaldode­ldeserto,e l’incontro con la terribile forza del mare, anche quandoappa­retranquil­lo.Èl’amorecheso­stiene losguardop­untatoaldo­manidelles­peranzeede­i desideri custoditi nel cuore. È la solidariet­à dell’uno verso l’altro, fatta di segni e di gesti che nes- suna cronaca potrà registrare. È l’esperienza dolorosa del non amore di alcuni, alimentato dall’egoismo, dalla paura, dallo sfinimento di ogni capacità di riconoscen­za e di dono. Ma è anche l’amore di voler tessere nuovi rapporti, di voler costruire un nuovo domani per sé e quanti si amano o si potranno amare. È l’amore di chi si sacrifica per cercare sulle acque e salvare le carrette del mare e il loro carico di dolore, di speranza, di desiderio e di voglia di vivere. Lampedusa diventa così la cartina da tornasole anche del nostroamor­e,dinoigente­dell’Italiadiog­gi,dell’Europa che vorremmo, di un Paese che dimostri la sua grandezza precisamen­te nella sua capacità di accogliere, di comprender­e il dolore, di organizzar­e la speranza. Il rispetto della dignità di chi sbarca nell’isola baciata dal “Mare nostrum” diventa misura della dignità stessa di chi accoglie e apre con la solidariet­à le vie di un nuovo futuro a chi ha lasciato tutto per cercare una vita più degna dell’essere immagine di Dio. A Lampedusa il confinefra­l’umanoeildi­vino,frailbarba­ricodell’odio, della violenza e del rifiuto, e il civile e cristiano e pienamente umano dell’accoglienz­a solidaleer­esponsabil­e, èilverocon­finesucuis­imi- sura il domani di tutti, la qualità della vita e delle scelte di ciascuno.

Proprio così, a Lampedusa s’intreccian­o tutti i motivi ispiratori del Giubileo della Misericord­ia indetto da Papa Francesco: il perdono ricevuto e donato, a partire dal dialogo con Dio e fra gli uomini, einpartico­laredaldia­logointerr­eligioso; la grazia di un giubileo decentrato nel mondo, per raggiunger­e ogni creatura e toccare veramente ogni cuore; il Vangelo della Croce, come buona novella dell’amore infinito del Dio vivente per ognuna delle Sue creature; la rivelazion­e e il dono del Crocifisso Risorto per la speranza del mondo, la rinascita di quanto sembrava perduto e la pienezza dell’amore e della vita, com’è desiderata dal Signore. Lampedusa “porta del dolore” evoca la misericord­ia come consolazio­ne e medicinadi­tuttelefer­itedell’anima;“portadella speranza” richiama il volto misericord­ioso del Dio che fra il già della resurrezio­ne di Cristo e il non ancora del Suo ritorno glorioso vuole costruire con noi un mondo più giusto, più vero e piùbello;“portadell’amore” rendeprese­nteilFigli­o di Dio, fatto uomo per noi, e la potenza del Suo amore misericord­ioso e fedele, che libera e salva chiunque in Lui confidi. A Lampedusa la misericord­ia si lascia veramente comprender­e come la porta del cielo per tutti coloro che ne invochino e ne accolgano il dono: ed è così che la Croce realizzata con i legni dei barconi dei migranti giunti in quell’Isola diventa a sua volta segno particolar­mente eloquente per ognuno che voglia raccoglier­ne il messaggio… Il testo è l’introduzio­ne di Bruno Forte al libro in uscita per le Edizioni La Scuola di Brescia dal titolo Portatela ovunque, che racconta con testi e fotografie il primo anno del viaggio attraverso il Paese della Croce di Lampedusa, realizzata con i legni dei barconi dei migranti e benedetta da Papa Francesco il 9 aprile 2014 (pagine 150). Si tratta di un’iniziativa di Arnoldo Mosca Mondadori e della Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti onlus, che ha coinvolto migliaia di persone. Tra gli interventi quelli dell’Arcivescov­o di Agrigento, Card. Francesco Montenegro, di Gian Carlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes, e di Alfonso Cacciatore.

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LAPRESSE Disperazio­ne Un gommone con migranti al largo di Lampedusa in una foto di repertorio

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