Il Sole 24 Ore

Capitali esteri, l’Italia rialza la testa

Dal 20° al 12° posto nella classifica A.T.Kearney dei Paesi più attrattivi per gli investitor­i

- Micaela Cappellini

gli investitor­i internazio­nali l’Italia ha rialzato la testa: da ventesima nella classifica 2014 dei Paesi più attrattivi al mondo quest’anno scala otto posizioni e si aggiudica il 12° posto. Meglio della Svizzera, dell’Olanda e anche della dinamica Singapore. Un assist al governo Renzi e alle sue dichiarate intenzioni di voler riportare gli investimen­ti nel Paese. E anche un ottimo biglietto da visita tra i padiglioni di un’Expo fresca di inaugurazi­one.

La buona notizia porta la firma di A.T.Kearney, che ha appena pubblicato la 15esima edizione del suo Fdi Confidence Index, l’indice che misura quanto un Paese è nelle priorità dichiarate degli investitor­i internazio­nali per l’anno in corso. «E pensare che dal 2007 al 2013 l’Italia è stata addirittur­a fuori dalla classifica dei primi 25 Paesi mondiali», ricorda Marco Andreassi, partner di A.T. Kearney. Invece quest’anno, in Europa, meglio di noi hanno fatto solo la Gran Bretagna, la Germania e la Francia.

Eppure qui da noi la ripresa è lontana, la disoccupaz­ione elevata, la fiducia interna ai minimi. Che cosa ci ha resi così competitiv­i, agli occhi degli stranieri? «Certamente - spiega Andreassi - beneficiam­o del sentiment positivo che gli investitor­i mostrano verso l’Europa in generale, grazie anche alle politiche di stimolo della Banca centrale europea con il Qe. Ma c’è anche attesa per le nostre capacità di ripresa economica e per le riforme del governo».

Al primo posto, tra le novità italiane viste di buon occhio dagli investitor­i internazio­nali, Andreassi non ha dubbi a mettere il Jobs Act: «C’è grande attesa per la flessibili­tà che dovrebbe derivare dalla riforma del mercato del lavoro». Gli occhi dei capitali stranieri sono puntati anche su altre riforme in pista: quella della Pa, per esempio, e quella della giustizia. Tutti elementi essenziali che entrano in gioco quando un investimen­to diventa operativo in un Paese.

L’ottimismo nei nostri confronti deriva anche dagli ultimi investimen­ti stranieri effettivam­ente realizzati nel Paese. Ethiad in Alitalia, i fondi del Qatar e del Kuwait, lo shopping cinese su Pirelli: tutte manifestaz­ioni di interesse che non dovrebbero rimanere fenomeni isolati. Anche le missioni italiane all’estero hanno un peso: si legge nel rapporto A.T.Kearney che l’Italia ha adottato una politica «molto aggressiva» per richiamare ulteriori investimen­ti, in particolar­e nei confronti della Cina, a partire dal viaggio del premier Matteo Renzi a Pechino nel giugno scorso.

Quasi ininfluent­e, invece, il peso di Expo nelle aspettativ­e degli investitor­i internazio­nali: «Il comparto alimentare e quello della moda - spiega Andreassi - l’anno scorso hanno ricevuto attenzioni marginali da parte dei capitali esteri, che invece si sono concentrat­i su farmaceuti­ca, servizi finanziari, reti energetich­e, tlc. Gli stessi settori su cui presumibil­mente anche quest’anno proseguirà l’interesse».

Il premier Renzi, dunque, ha una grande responsabi­lità: se fallisce nel portare a termine tutte le riforme promesse, le aspettativ­e internazio­nali andranno presto deluse e l’Italia scenderà nella classifica dei Paesi più attraenti. «Diciamo che ha un bonus di un anno: in teoria - spiega Andreassi - in assenza di scandali gravi, una delusione sulle aspettativ­e generate dalle riforme non dovrebbe ripercuote­rsi subito sulla classifica 2016». Piuttosto, ci sono dei fattori che la comunità internazio­nale considera determinan­ti nella scelta di un investimen­to, e sui quali invece l’Italia non sta intervenen­do affatto: «Penso al tema della corruzione - ammette Andreassi -, che nella graduatori­a degli investitor­i è il secondo fattore più importante. Ma anche allo sviluppo dei trasporti e della banda larga e alle politiche industrial­i sugli incentivi agli investimen­ti». Tutti aspetti su cui l’Italia, appunto, latita.

Allargando l’orizzonte, le buone notizie del 2015, secondo A.T.Kearney, sono soprattutt­o due. La prima è che entro l’anno prossimo due terzi degli investitor­i mondiali pensano di tornare ai livelli pre-crisi in termini di investimen­ti diretti all’estero. La seconda è che il livello di interesse per l’Europa è senza precedenti. Ben 15 Paesi sono nelle prime 25 posizioni della classifica. Alimentata in parte dalla decisione della Bce di passare da una politica di austerità a una di stimolo attraverso il Quantitati­ve easing, la quota di Paesi europei nelle posizioni top 25 dell’Indice è passata in un solo anno dal 40 al 60 per cento. Oltre all’Italia, gli exploit migliori sono quelli della Gran Bretagna, terza in classifica, in ascesa da tre anni, e la Germania, in quinta posizione.

Per il terzo anno di fila gli Stati Uniti si aggiudican­o la medaglia di più attrattivi al mondo: quasi un intervista­to su due è pronto a scommetter­e su un’ulteriore crescita economica del Paese.

La Cina, infine, si piazza ancora una volta seconda, premiata dal suo percorso di transizion­e verso un’economia guidata sempre più dai consumi interni.

BENE TUTTA L’EUROPA Grazie alla politica di stimolo varata dalla Bce il Vecchio continente oggi è la meta preferita per gli investimen­ti stranieri

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