La Germania «vede» il bluff sull’intesa
Inaspettatamente il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, ha deciso di appoggiare l’idea lanciata qualche settimana fa dal premier greco Alexis Tsipras di tenere un referendum sull’eventuale intesa con i creditori sul debito ellenico.
Un cambio di rotta di 180 gradi. Come mai Berlino ha mutato atteggiamento cinque anni dopo che il premier greco Papandreou chiedeva aiuti all’Fmi e dava inizio alla crisi greca? Tsipras ha usato la minaccia del ricorso alla consultazione popolare per spingere la ex troika a non chiedere nuove misure di austerità che non sarebbero passate al vaglio popolare. Tutti sanno che un eventuale referendum sull’accordo con i creditori, si trasformerebbe inevitabilmente in un giudizio sulla permanenza di Atene nell’euro.
Oggi Schäuble ha deciso di appoggiare l’idea di Tsipras: «Se la Grecia ritiene che si deve fare un referendum, che lo faccia, forse può essere una misura giusta per permettere alla popolazione greca di dire se è pronta ad accettare le misure necessarie», ha detto ai giornalisti. Una svolta impor- tante visto che a fine 2011 il cancelliere tedesco Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy al vertice di Cannes del G-8 avevano impedito all’allora premier Giorgios Papandreou di organizzare un referendum proprio sulla permanenza della Grecia nell’Eurozona.
Oggi, invece, un referendum sembra non fare più paura. Tecnica negoziale? È possibile. Forse Schäuble è stanco di sentirsi sotto ricatto da parte di Tsipras e ha deciso di vedere il bluff greco, affermando che spetta ai greci decidere il loro destino. Se vogliono restare nell’euro devono accettarne le regole e i costi dell’austerità: se, invece, vogliono uscire e tornare alla dracma si accomodino. Insomma un modo per costringere alle corde Tsipras nell’accelerazione della trattativa sul fronte delle riforme sul lavoro, pensioni e privatizzazioni.
Schäuble ha deciso di vedere la carta del referendum per spingere il governo Tsipras a cedere su alcuni punti della trattativa, così da non far perdere la faccia alla troika nei confronti degli altri Paesi come Spagna, Irlanda, Cipro e Portogallo, che i sacrifici li hanno fatti a costo della impopolarità.