Il Sole 24 Ore

La Germania «vede» il bluff sull’intesa

- Di Vittorio Da Rold

Inaspettat­amente il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, ha deciso di appoggiare l’idea lanciata qualche settimana fa dal premier greco Alexis Tsipras di tenere un referendum sull’eventuale intesa con i creditori sul debito ellenico.

Un cambio di rotta di 180 gradi. Come mai Berlino ha mutato atteggiame­nto cinque anni dopo che il premier greco Papandreou chiedeva aiuti all’Fmi e dava inizio alla crisi greca? Tsipras ha usato la minaccia del ricorso alla consultazi­one popolare per spingere la ex troika a non chiedere nuove misure di austerità che non sarebbero passate al vaglio popolare. Tutti sanno che un eventuale referendum sull’accordo con i creditori, si trasformer­ebbe inevitabil­mente in un giudizio sulla permanenza di Atene nell’euro.

Oggi Schäuble ha deciso di appoggiare l’idea di Tsipras: «Se la Grecia ritiene che si deve fare un referendum, che lo faccia, forse può essere una misura giusta per permettere alla popolazion­e greca di dire se è pronta ad accettare le misure necessarie», ha detto ai giornalist­i. Una svolta impor- tante visto che a fine 2011 il cancellier­e tedesco Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy al vertice di Cannes del G-8 avevano impedito all’allora premier Giorgios Papandreou di organizzar­e un referendum proprio sulla permanenza della Grecia nell’Eurozona.

Oggi, invece, un referendum sembra non fare più paura. Tecnica negoziale? È possibile. Forse Schäuble è stanco di sentirsi sotto ricatto da parte di Tsipras e ha deciso di vedere il bluff greco, affermando che spetta ai greci decidere il loro destino. Se vogliono restare nell’euro devono accettarne le regole e i costi dell’austerità: se, invece, vogliono uscire e tornare alla dracma si accomodino. Insomma un modo per costringer­e alle corde Tsipras nell’accelerazi­one della trattativa sul fronte delle riforme sul lavoro, pensioni e privatizza­zioni.

Schäuble ha deciso di vedere la carta del referendum per spingere il governo Tsipras a cedere su alcuni punti della trattativa, così da non far perdere la faccia alla troika nei confronti degli altri Paesi come Spagna, Irlanda, Cipro e Portogallo, che i sacrifici li hanno fatti a costo della impopolari­tà.

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