Enel pronta a una sinergia per ridurre i costi non alla gestione diretta
messa a disposizione dell’infrastruttura elettrica per la posa in fibra ottica offre il vantaggio cruciale di ridurre verticalmente i costi dell’operazione. Soprattutto quando si tratta di portare la nuova banca ultralarga nelle zone più impervie e con una scarsa densità di popolazione, che rendono scarsamente redditizio l’investimento. La disponibilità di Enel - già ampiamente resa nota nei giorni scorsi - a mettere a disposizione la propria rete per il progetto di digitalizzazione del Paese, ma anche a essere eventualmente un protagonista attivo nella posa stessa, offre un assist non indifferente al governo per smontareunodeglialibifornitisinora dagli operatori di tlc per frenare gli investimenti nella banda larga di nuova generazione.
La società guidata da Francesco Starace aveva già messo nero su bianco nei giorni scorsi, in una lettera all’Authority per le comu- nicazioni, l’interesse e le potenzialità dell’operazione. «L’utilizzo di infrastrutture elettriche per la posa di fibra ottica, in luogo di onerose opere di scavo - si legge nella missiva - è una interessante opportunità per lo sviluppo della banda ultralarga, in quanto consente una contrazione dei costi di installazione e una elevata velocità di dispiegamento della rete di tlc, grazie all’estrema capillarità e penetrazione delle suddette infrastrutture (circa 1,2 milioni di chilometri di linee elettriche, 450 mila cabine di distribuzione)».
Il ruolo attivo che Enel potrebbe avere nella partita è legato al fatto che la società ha previsto nel piano industriale quinquennale 2015-2019 la sostituzione di 32 milioni di contatori digitali con contatori di nuova generazione. Dunque, deve mettere mano alla rete e deve entrare sin dentro le abitazioni, in molti casi, per procedere alle sostituzioni. Quale occasione migliore per posare anche la fibra ottica nell’ultimo miglio, quello più oneroso per gli operatori di tlc? Tra l’altro Enel è già coinvolta in operazioni di questo genere, attraverso accordi siglati su base regionale, ad esempio, con la stessa Telecom: il gruppo elettrico è interessato ad avere connessione wireless nei pressi delle centrali a fonti rinnovabili. Il gruppo elettrico, inoltre, ha sviluppato progetti con la società pubblica Infratel.
Fin qui tutto fantastico. La questionecherestaaperta-echesinora ha tenuto in alto mare il progettodiingressodiTelecomItalianel capitale di Metroweb - è il fatto cheEnelnonhaalcunaintenzione di tornare a fare l’operatore di telefonia: non vuole dunque la proprietà della nuova rete, tantomeno doverla gestire. Se il gruppo elettricosimetteaposareinprima persona la fibra oppure offre, come servitù di passaggio, i tralicci perposarla,devepoiessereremunerato. Dire che Enel può accedere ai contributi pubblici (o meglio in fondi europei) - i famosi 6,5 miliardi del piano governativo oltre agli incentivi fiscali- non basta. Il businessdiEnelsulleretiinItaliaè regolato dall’Autorità per l’energia e la remunerazione è prevista con la tariffa che forma la bolletta elettrica: uscirebbe da questo meccanismo per gli investimenti nellalafibra? Einquelcaso, chipaga? L’investimento non può essere interamente a carico pubblico. L’operatore di tlc che investisse direttamentenellaposaavrebbeil contributo pubblico, ma si ripagherebbe comunque parte dell’investimento con la gestione del traffico dati e telefonico, cosa che Enelnonpuòfare.Dunque,presumibilmente gli operatori di tlc sarebbero chiamati a versare al gestore elettrico un canone per la servitù di passaggio della rete.
Tuttoquesteserveperdireche qualsiasi strategia metta in campo Enel, questa non può in alcun modo sostituire il ruolo primario di Telecom e degli altri operatori ditelefoniainItalianelmega-progetto per la banda ultralarga immaginato dal governo. La convenienza del business non c’è se l’operatore di tlc non è coinvolto. I negoziati su Metroweb per ora vanno avanti con i concorrenti di Telecom: Vodafone ha già firmato una lettera d’intenti con il Fondo strategico italiano per ragionare sul futuro piano industriale della banda ultra larga. Anche Wind, a sua volta, è in procinto di firmare. Telecom invece non ne vuol sapere: l’ex monopolista vorrebbe procrastinare il più possibile l’esistenza in vita della rete in rame, che sarebbe invece destinata a essere soppiantata dalla nuova rete in fibra ottica. «Noi facciamo il nostro mestiere, lo facciamo oggi e lo faremo domani. L’energiaèilnostromestiere e questo faremo. Certo è chiaro che le infrastrutture devono evolvere anche nel mondo dell’energia» ha detto ieri il presidente di Enel, Patrizia Grieco.
ACCORDI REGIONALI Esistono già accordi in ambito locale fra la società elettrica e alcuni gestori tlc tra cui Telecom Italia